Capitolo 3

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Jimin capì che Tae aveva ragione al cambio della terza ora, quando finalmente sollevò il suo fondoschiena malandato dalla sedia e si avviò verso l'aula in cui avrebbe seguito la lezione di Storia Contemporanea.

Per fortuna, nessuno sembrava badare a lui, così potè permettersi di zoppicare leggermente.

Tuttavia, la sua andatura rallentata lo fece inevitabilmente arrivare in ritardo.

"Ehi, Park." Lo chiamò Taemin, suo collega di corso. "Sei in ritardo ed è rimasto solo il posto accanto allo strambo di ingegneria. Non ho potuto prenderti nessuna sedia."

"Non preoccuparti." Gli disse, con una smorfia di dolore, che gli altri interpretarono come fastidio per dover stare vicino al ragazzo appena menzionato.

Lo strambo di ingegneria era il soprannome che si era guadagnato Jeon Jungkook, ragazzo di diciotto anni che era stato ammesso all'università con tre anni di anticipo, viste le doti eccezionali ed il quoziente intellettivo sovrumano. E, non solo era iscritto ad ingegneria, ma frequentava anche corsi di altre facoltà.

Però, oltre queste capacità incredibili nello studio, il giovane sembrava del tutto assente. Non parlava mai con nessuno, se non per correggere i professori o durante gli esami. E, più volte, Jimin aveva pensato che quello era il risvolto della medaglia di essere un genio: si perde del tutto la componente umana ed emotiva. Quel Jungkook era in tutto e per tutto simile ad una macchina calcolatrice.

Jimin raggiunse il posto libero e si sedette con molta cautela, mentre il professore entrava in aula. Iniziò a tirar fuori le sue cose dalla tracolla e, quasi subito, avvertì uno sguardo sulle sue mani.

Tirò su gli occhi e trovò il vicino di banco intento a scrutargli le dita. Sembrava quasi che le stesse misurando e calibrando. Quel Jeon gli faceva decisamente paura.

Doveva ammettere che aveva un bel viso delicato e bei capelli scuri, il corpo non era dato saperlo visto che indossava solo vestiti informi e neri.

Comunque, sembrava proprio un pazzo.

La lezione durò due ore, durante le quali Jungkook non fece altro che scrivere appunti, ad un tratto, però, Jimin potè giurare di averlo visto avvicinare il righello al suo mignolo.

Quel disadattato gli stava prendendo le misure?

Stizzito portò la mano sinistra sulla gamba, continuando a stringere la penna nella destra.

Quando finalmente il professore terminò la spiegazione, Jimin se la prese comoda. Aveva tempo per andare a mensa e raggiungere Tae, che studiava nella facoltà adiacente, quindi non avrebbe dovuto sforzare troppo il suo fondoschiena.

Stava ormai per abbandonare l'aula, che credeva vuota, quando una voce dal nulla parlò e un'ombra uscì da dietro gli armadi a muro.

"Voglio vedere la tua circonferenza."

Jimin si trovò a sbattere le palpebre, con una mano all'altezza del cuore. "Ma sei scemo! Stavi per farmi prendere un colpo."

"Mostrami la tua circonferenza." Insistette Jungkook.

"Ma di che diavolo stai parlando?"

"Della circonferenza perfetta che hai mostrato nel video di venerdì notte."

Il più grande sbiancò, toccandosi nervosamente i capelli biondi. "Non so di che stai parlando."

"Il tuo mignolo misura cinque centimetri e sette millimetri. Esattamente come quello del video, l'ho calcolato considerando gli errori dovuti alla prospettiva. Sei tu."

L'area del cerchio || JIKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora