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Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare.
Eraclito.

Quella notte riuscì a dormire poco, il mio corpo avvolto dalla leggera coperta del letto tremava per il freddo ogni qual volta che una folata di vento si abbatteva sulla porta scardinata in legno della piccola stanza che mi avevano dato appena presentatami alla reception.
Nella mia mente si replicava più e più volte la discussione avuta a cena con Alec e i membri della sua famiglia e mi chiesi se tutto quello che stavo facendo ne valesse veramente la pena.
Era un segno di debolezza naturalmente, non avrei mai potuto cedere tanto facilmente, ma lo spavento di scoprire quale fosse la verità dietro quella storia mi terrorizzava a tal punto da farmi riconsiderare l'idea di quel mio avventato viaggio.

Era da poco sorto il sole quando i rumori dei clacson provenienti dalla strada su cui si affacciava l'unica finestra presente nella camera da letto mi svegliarono dalle poche ore di sonno che ero riuscita a completare. Ringrazia Madre Natura constatando come le temperature di quella giornata non erano affatto fredde come quelle della notte precedente; decisi quindi d'indossare per lo snervante incontro che si sarebbe stato tra poche ore, un pantalone nero ed una semplice camicetta bianca. Giusto per donarmi quel poco di autorità in più di cui avevo bisogno.

Avrei preferito aspettare l'arrivo di German in stanza, ma il mio stomaco affamato si rifiutò a questo mio desiderio, costringendomi a cercare un posticino in cui comprare qualcosa per placare i suoi languori. Grazie al cielo proprio a pochi passi dal motel c'era un piccolo locale in stile retrò che mi sembrò perfetto per mangiare in tranquillità. Entrai non badando molto alle macchie di muffa sul soffitto o all'odore acre che proveniva da quella che sembrava essere la cucina e mi diressi verso la ragazza seduta dietro il bancone. Ordinai un cornetto alla crema ed una bottiglietta d'acqua, dopo aver pagato mi sedetti ad un tavolino esterno al posto per godermi la colazione.

Passai la mezz'ora successiva a rileggere i documenti che avevo portato con me da Filadelfia cercando di creare un filo logico che mi permette di capire veramente cosa fosse successo ad Alec, il perché mia madre l'abbia affidato ai Diamond e soprattutto a trovare una ragione al perché mia zia mi avesse mentito.

«Vuoi che ti porti una tenda così da accamparti qui fuori, oppure ti decidi ad alzare il tuo culetto e andartene?» la voce arrogante della cameriera del locale mi fece andare di traverso l'ultimo sorso d'acqua della bottiglietta «Stanno arrivando altri clienti» indicò col braccio un'Audi nera alle mie spalle; non mi ci volle molto a capire che si trattava di German.

«Giusto, hai ragione» le risposi nascondendo il sorriso che stava pian piano nascendo sulle mie labbra «sono venuti a prendermi» conclusi prendendo la mia tracolla e dirigendomi verso la vettura.
Anche se di spalle riuscì a sentire l'imprecazione della ragazza quando si rese conto che in quell'auto non c'erano nuovi clienti come immaginava, e ne fui soddisfatta.

«Buongiorno German» lo salutai aggiungendo un ringraziamento quando uscì dall'auto per aprirmi lo sportello dei sedili posteriori. L'autista contraccambiò sereno.

Durante tutto il tragitto non feci altro che martellare le mani sui sedili o a sbattere nervosamente i piedi, sopraffatta dall'agitazione che si stava scaturendo in me. «Mi dispiace» bofonchiai notando l'ennesima occhiata che German mi rivolse, sicuramente infastidito dal mio comportamento.

Scosse la testa inclinando la bocca in un lieve sorriso «Non deve preoccuparsi, i signori Diamond saranno sinceri con lei e lei con loro...» provò a rassicurarmi. «Ma se proprio vuole avere ansia per qualcosa, l'abbia allora per questo traffico infernale che ci farà fare sicuramente ritardo» schiusi la bocca meravigliandomi di come German mi avesse rivolto non una, ma ben due frasi senza che io ho fatto nulla per fargliele dire.

THE BLACK DIAMONDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora