THE BLACK DIAMOND

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New York durante le ultime ore del pomeriggio, in quelle dorate del tramonto, era semplicemente un dipinto olio su tela. Era catastrofica e rarefatta, nella sua bellezza post-apocalittica quando passeggiavi per le sue strade caotiche, e al tempo stesso immutabile e statica come un sogno. Il frastuono incessante ti convinceva di poter danzare al ritmo dei suoi battiti, e le notti erano talmente lunghe ed effervescenti da far apparire il sonno come un inutile rifugio trascurabile e quasi inammissibile.

Ed io me ne stavo sdraiata sull'enorme divano del salone di quella maestosa villa, ad ammirare attraverso le vetrate luminose, il sole appisolarsi lentamente, mentre i suoi raggi riflessi nei vetri dei grattacieli della città coloravano la visuale più bella che avessi mai visto.

Tra circa trenta minuti mi sarei dovuta presentare al The Wonder, per incontrare il ragazzo che mi avrebbe accompagnata con la chitarra durante la prima esibizione di quel fine settimana, ciò nonostante abbandonare quella confortevole posizione era l'ultima cosa che avrei voluto fare il quel momento. Per ammazzare gli ultimi minuti di riposo che mi restavano allungai il braccio e afferrai da sopra il tavolino di vetro il telecomando della televisione, dopo di che l'accesi.

Sfoglia una decina di canali come noiose pagine di giornale, prima che una notizia riportata dal canale CBS news attirò la mia attenzione.

«Notizia dell'ultima ora» esclamò la telecronista «dopo mesi di assoluto silenzio sulla sua figura, l'ergastolano e pluriomicida Ian Salvatore ha fatto la sua ricomparsa. Sembra esser stato avvistato da un turista tra la prima Avenue e la sessantanovesima strada a Manhattan dove si sono subito recate due pattuglie della polizia» da sfondo alla sua voce correvano le immagini dei luoghi da lei citati e solo quando il cameraman inquadrò rapidamente questa casa mi resi realmente conto di come quell'avvistamento fosse stato fatto così vicino a me «Ian Salvatore si trovava nel carcere federale di Rikers Island quando, ormai un anno fa, a seguito del suo trasferimento, riuscì ad evadere facendo scomparire ogni traccia a lui riconducibile. L'FBI credeva che dopo tutto questo tempo fosse riuscito a scappare dal Paese, eppure adesso fa la sua ricomparsa dal nulla. Tutti i distretti di New York sono sulle sue ombre. Che sia arrivato il momento della sua ricattura?»

Accanto alla giornalista apparve l'immagine del diretto interessato ed in basso a destra la data in cui era stata scattata, risalente al marzo di vent'anni prima. Un uomo che non avrà avuto più di trent'anni all'epoca, con il volto dai lineamenti evidenziati che saltava subito all'occhio e decorato da un sottile strato di barba. Ipnotici e pericoli invece erano i suoi occhi più chiari del ghiaccio con i quali sembrava voler perforare le schermo della televisione.

Rimasi ammaliata per qualche istante da quella figura chiedendomi perché i tecnici della redazione stessero mostrando così a lungo quella foto, o se fosse semplicemente una mia impressione.
Il sorriso accennato piegava un angolo delle labbra sottili verso l'altro, mostrando una dentatura bianca e curata.

«Cait, ciao!» Felicity con voce soave, come la più dolce fra le melodie, mi salutò sorridendo mentre si apprestava ad entrare in salone con in mano una busta piena di riviste di moda.
«Salve» contraccambia il gesto ridestandomi dallo stato di trance in cui mi ero ridotta; ripresi tra le mani il telecomando e mi affrettai ad abbassare il volume.

«Penso che possiamo anche porre fine alle formalità, non credi?» era serena e mi convinsi ad annuire trovandomi d'accordo con il suo commento «com'è andato ieri il colloquio?» mi chiese poi sedendosi al mio fianco, ponendo in secondo piano i giornali, che appoggiò sul tavolinetto.

«Anche se non è stato un vero e proprio colloquio... penso bene» le rivelai soddisfatta «Il signor Riordan mi ha ascoltata cantare qualche strofa al pianoforte che aveva nel locale e ha ritenuto fossi adatta per suonare la sera, come dopocena, nel ristornate»