Una nuova giornata stava per iniziare, la solita monotonia, con un tocco d'isterismo da parte di mia madre. Questa mattina aveva deciso di stare a casa, per dare il buongiorno a me e Federico, probabilmente non ha ancora capito che il miglior buongiorno dovrebbe essere senza urla, che ti fanno venire degli infarti. Mi alzai dal letto, e feci le stesse cose di ogni mattina, lavarmi, vestirmi e poi rifare il letto, prima che quella pazza entri in camera mia. Legai i capelli in una coda di cavallo, infilando poi le mie amate Vans nere.
Avevo appuntamento con Alice alla fermata dell'autobus alle 7.30, ed ero in un oltraggioso ritardo. Varcai l'uscio di casa, sentendo le urla di mia madre, contro Federico, affievolirsi mano a mano che mi allontanavo da casa.
Grazie a Dio me ne sono andata, ero sul punto di ucciderla.
Arrivai alla fermata dell'autobus - stranamente - in perfetto orario. Dopo qualche secondo, comparve di fronte a me Alice, con il suo solito sorriso e gli occhi azzurri assonnati.
« Buongiorno! Dormito bene? »
Chiesi retorica; date le occhiaie che aveva sotto gli occhi, era più che palese che avesse dormito tutto meno che bene.
« Divertente. Comunque non ho dormito affatto, ho passato tutta la notte con l'ansia per l'interrogazione di Storia. »
Feci finta di crederle, non era di certo il tipo di persona che non dormiva per colpa della scuola.
Ci sedemmo sulla panchina, mentre aspettavamo l'autobus, che speravo arrivasse in orario. Dopo dieci minuti d'attesa, finalmente arrivò; io ed Alice saliamo, accomodandoci agli unici posti liberi, dietro la persona che avrei preferito non vedere almeno fino al suono della campanella, poi se magari fosse rimasto a casa quel giorno, sarebbe stato meglio.
« Ma buongiorno Fiorini. Dove hai lasciato quel nerd del tuo fidanzato? »
Disse divertito Gabriele.
Odiavo con tutto il cuore quell'essere, si credeva chissà chi, quando poi non era assolutamente niente, se non un coglione.
« Lo sai dove te lo ficco il tuo "buongiorno" Muzzi? »
Gabriele incarcò un sopracciglio sorpreso, stava per sparare una delle sue cazzate me lo sentivo.
« Siamo aggressive questa mattina Fiorini? Sai la rabbia posso fartela passare anche io, in un modo molto eccitante. »
Feci una smorfia di disgusto, mentre mentalmente organizzavo la sua morte "accidentale" in cinquanta modi diversi.
« Non verrei al letto con te neanche se fossi l'unico uomo sulla terra, e dovessi ripopolare il mondo. »
Sentí Alice fare una piccola risata, beata a lei che si divertiva.
« Cambierai idea molto presto Martina. »
Basta che ci crede. Giro la testa dal lato del finestrino per osservare la strada, tra meno di dieci minuti saremo a scuola, lui nel suo angoletto vicino al muro, ed io nel mio vicino alla finestra, un vero sogno.
« Mar, mi ha appena mandato un messaggio Miriana, ha detto che oggi pomeriggio torna a casa con noi. »
Miriana era la sorella maggiore di Alice, aveva solo un anno più di lei, però erano legate quasi quanto me è Federico.
« A me va bene. »
Dopo aver pronunciato quelle parole, le porte si aprirono, facendo intravedere dall'altra parte della strada la scuola.
Io ed Alice scendemmo, con Gabriele alle calcagna - come sempre.
Senza neanche accorgermene inciampai su uno zaino verde dell'Eastpack, quasi cadendo sull'asfalto. Guardai attentamente lo zaino, mentre Alice si allontanava di pochi metri per andare dalle nostre amiche. Sapevo di chi era quello zaino, lo avevamo comprato insieme quell'estate, prima dell'inizio della scuola, ma cosa ci faceva lì per terra? Vagai con lo sguardo verso tutti i punti cardinali, individuandolo dietro un albero. Mi avvicinai lentamente al mio fidanzato che non si era minimamente accorto della mia presenza, stava parlando con qualcuno, ma chi? Mi avvicinai un altro po' osservando la scena. Stava pomiciando con una ragazza dietro un albero, come se fosse un dodicenne che non vuole farsi vedere dai suoi genitori, o in questo caso dalla fidanzata. Le lacrime cominciarono a solcarmi il viso, mentre Mattia si girava verso di me, accorgendosi della mia presenza.
Non fece in tempo a raggiungermi che io me ne andai, dritta, veloce, senza guardarmi indietro. Davanti agli occhi vedevo ancora la scena, di lui che metteva la lingua in gola ad una qualunque troietta, non vedevo dove andavo, speravo solo di averlo seminato, per poter piangere in pace. Ad un certo punto un collo si appoggiò al mio orecchio. Sapevo che non era lui, non aveva lo stesso profumo di gelsomino e bugie, centinaia di bugie. Non badai a chi era che mi abbracciava e mi lasciai andare alle lacrime, quello stronzo, bugiardo, ipocrita e chi più ne ha più ne metta, mi aveva tradito, senza farmi lo scrupolo di farlo in un posto in cui avrei potuto non vederlo. La campanella era suonata, ma io non intendevo entrare in classe, non in quello stato.
Alzai lo sguardo verso il ragazzo che mi teneva tra le braccia, sapendo di trovare il viso di Gabriele.
« Che è successo Martina? »
Mi chiese con sguardo serio. Non lo avevo mai visto così, mai in quattro anni di scuola.
« Ho visto quel bastardo di Mattia che ficcava amabilmente la lingua in bocca a qualche troietta. »
Il suo sguardo si fece furente, sapevo che era un brutto segno.
« Che stronzo del cazzo, sapevo che non me la raccontava giusta. »
Mi staccai dal corpo di Gabriele, e mi asciugai gli occhi con il dorso della mano, non intendevo restare in quel posto un secondo di più.
« Voglio andare a casa, conosci qualcuno che può accompagnarmi? »
Il suo sguardo si addolcí per un momento, lasciandomi sperare che ci fosse qualcuno che mi avrebbe potuto portare a casa immediatamente, preferibilmente senza fare domande.
« Tu non andrai a casa. Vuoi davvero darla vinta a quel coglione? »
Era l'ultimo dei miei problemi dargliela vinta. La vibrazione del telefono mi distrasse dai miei pensieri, lo presi dalla tasca dei jeans e controlli chi era.
" Dove sei finita? "
Osservai il telefono, per poi bloccarlo e metterlo in tasca.
« Non gliela voglio dare vinta, ma sono a pezzi. »
Lui fece un sospiro e poi mi mise una mano sulla spalla, perché in quel momento non stavamo litigando? Se era compassione, non la volevo, né la sua, né quella di qualcun altro.
« Piantala di guardarmi come se fossi un cucciolo bastonato, non voglio la compassione di nessuno. »
Dissi serafica, ed un piccolo sorriso si dipinse sulle sue labbra.
« Possibile che non vuoi il mio aiuto neanche dopo aver visto il tuo fidanzato farsi una sconosciuta? »
Me l'ero sempre cavata da sola, e non sarebbe stata quella la volta in cui avrei ceduto.
« Mi devi aiutare ad andare a casa, ora. »
Fece un respiro profondo e prese la mia mano, un gesto inaspettato, che mi fece perdere almeno dieci anni di vita.« Ti ci accompagno io, però dovremo andare a piedi, perché non ci sono mezzi a quest'ora. »
Annuì soddisfatta, mentre ci incamminavamo verso casa. Il tragitto era stato particolarmente strano, Gabriele mi aveva tenuto la mano tutto il tempo, ed a volte si girava per sorridermi.
Eravamo arrivati a casa mia dopo mezz'ora di camminata, ed aveva insistito per salire a farmi compagnia.
« Non sia mai che tenti il suicidio. Poi come farò senza di te, a chi romperò perennemente le scatole? »
Molto spiritoso.
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[ Alice. ]
Uscí dall'edificio in un attimo, dovevo trovare quel bastardo e fargliela pagare cara. Lo vidi che chiacchierava con i suoi amici del cazzo vicino al campo da basket. Mi avvicinai velocemente, bloccandolo al muro, il piede sul suo, ed il gomito che gli bloccava il collo.
« Sai benissimo testa di cazzo che non mi farei scrupoli a farti soffocare, dopo quello che hai fatto a Martina, perciò ti conviene non muoverti e starmi ad ascoltare. Punto uno, non ti devi mai più avvicinare alla mia migliore amica, o solamente pensare di avvicinarti, altrimenti il bel faccino che ti ritrovi fa una brutta fine. Punto due sentiti una merda, perché è quello che sei. Detto questo puoi andare beatamente a fotterti, tanto ti riesce bene. »
Dopo che ebbi finito di parlare, mi allontanai da lui, salendo sulla moto di mia sorella, che mi stava aspettando per andare da Martina.
Dopo neanche dieci minuti ero arrivata davanti a casa sua, ed io e Miriana salimmo nel suo appartamento, contenente lei, Federico ed una persona che non mi sarei mai aspettata di vedere.
Senza neanche aspettare che parlasse corsi e l'abbracciai, seguita a ruota da Miriana.
« Come stai? »
Chiese Miriana staccandosi lievemente.
La mia migliore amica aveva le lacrime agli occhi, la lasciai parlare con mia sorella, mentre li avvicinavo a Federico.
« Dovrebbe sentirsi una merda umana quel coglione. »
Esordí lui rabbioso, la pensavamo esattamente uguale.
« A metterlo a posto ci ho già pensato io, non ti preoccupare. »
Mi guardò sorpresa, ma poi un sorriso si dipinse sul suo volto.
« Non so se è il caso di chiederti di uscire adesso, dopo che mia sorella ha beccato il suo fidanzato che baciava un'altra, ma che ne dici se sabato pomeriggio andiamo in centro a prenderci un gelato? »
Oh mio Dio.
« Per me va bene. »
La mia io interiore stava facendo i salti di gioia, ed il cuore stava accelerando di troppo, per i miei gusti.Angolo Autrice:
Mi scuso se i primi due capitoli erano scritti metà in prima persona al presente e metà in terza al passato, ma finalmente ho deciso lo stile da utilizzare, ed al più presto modificherò i capitoli dietro. Allora che ne pensate del capitolo? Fatemi sapere, baci.
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Chocolate Kiss.
RomanceIl destino a volte gioca brutti scherzi, Martina non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi innamorata così tanto di una persona. Ma il fato è crudele, e la vita non va mai come si vorrebbe. • Dal capitolo IX. « Cosa mi devi dire? » Chiesi incre...