Capitolo VI.

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[ Gabriele. ]
Tutte le speranze ed i sogni sono caduti, li sta schiacciando Martina sotto la suola delle scarpe. La osservo attentamente, non pensa veramente quello che ha detto, non può essere possibile.
Quel " no " mi rimbomba ancora nel cervello, in questo ultimo periodo ero cambiato completamente, per lei, per farmi accettare dal suo cuore. Ma tutto era diventato vano, non sapevo che fare se non andarmene, d'altronde anche io avevo una dignità.
Sposto lo sguardo verso la porta e con passo deciso varco l'uscio di casa Fiorini, dirigendomi il più lontano possibile da Martina.
Non posso sopportare di essere umiliato in questo modo, né di dipendere completamente da una persona. Prendo il telefono tra le mani, e senza pensarci due volte chiamo Chiara, so che sto facendo una cazzata, ma ho bisogno di sfogarmi.
Al terzo squillo rispose, e la sua voce accogliente mi fece sentire ancora peggio. L'unica voce che avrei voluto sentire era quella di Martina, mi piaceva fin troppo, e la cosa non era buona, date le circostanze.
« Chiara, ci possiamo vedere subito? »
Sentí un piccolo sì dall'altra parte, e mi diressi verso casa sua. Arrivai in meno di dieci minuti, dovevo fare di tutto per non pensare a Martina, e in quel momento mi pareva la migliore cosa da fare, l'unica per non ricordare.

[ Martina. ]
Lo avevo lasciato andare via come se niente fosse, sono stata una cretina, ho causato solo più dolore.
Prensi la vaschetta del gelato / il mio unico amico al momento / e mi buttai sul divano, mentre guardavo la nuova puntata di " Gossip Girl ".
Ma perché non mi chiamo Blair Waldorf? O Serena Van Der Woodsen? La mia vita sarebbe mille volte più semplice, senza tutti questo problemi con Mattia e Gabriele. Ci manca solo il terzo ragazzo ed ho fatto tombola.
Dopo due episodi di seguito della mia serie tv preferita, la suoneria del mio telefono mi costringe a registrare la puntata, e togliere il volume alla televisione. Guardai il numero sul display del mio Galaxy, rispondendo.
‹ Pronto? ›
Dall'altra parte del telefono c'era il silenzio più assoluto, poi una voce femminile cominciò a parlare.
‹ Ciao sono Chiara. ›
Cerco di ricordare a chi appartenga questo nome, e dopo cinque minuti mi viene l'illuminazione: è la sorella di Els.
‹ Oh ciao Chiara, come mai mi hai chiamato? ›
Chiesi stizzita e perplessa allo stesso tempo, non vengo mai lasciata in pace in questa vita.
‹ Mi trovo con Gabriele a casa mia, mh. Volevo solo farti sapere che è a pezzi. Detto questo vado, ciao. ›
La telefonata si concluse, lasciandomi perplessa ancora più di prima.
Che voleva dire che si trova a casa sua con Gabriele? Mille idee mi balenano in mente, e nessuna di queste è molto casta.
Mi risiedetti sul divano e feci ripartire la puntata, mentre la mia mente lavorava per capire cosa stava succedendo.

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Era passata una settimana dalla famosa chiamata, quella mattina come le altre mi sono svegliata alla solita ora, mia madre era andata al lavoro presto, dunque potevo sclerare in santa pace.
Gabriele non mi parlava più, a ricreazione stava sempre con una ragazza diversa, era tutto radicalmente cambiato. Mattia si era presentato a ricreazione con una delle sue nuove troiette, mi chiedevo ancora perché un tempo fossi stata insieme lui.
Dopo essermi vestita, percorsi la solita strada bagno - porta di casa, cercando di non svegliare mio fratello; da quando usciva con Alice era sempre di buon umore, e lei uguale, la cosa a volte mi dava ai nervi, ma potevo sopportarlo.
Chiusi la porta dietro di me e attraversai la strada, dove dall'altra parte c'era la fermata dell'autobus, che oggi come gli altri giorni mi porterà in quell'inferno chiamato scuola.
« Martina. »
Sentí una voce maschile pronunciare il mio nome, mi girai nella sua direzione e vidi Alessandro venirmi incontro.
« Oh ciao. »
Gli dissi, mentre si sedeva accanto a me sulla panchina scolorita. Questa zona di Roma era abbastanza " tranquilla ", apparte ovviamente gli idioti.
« Okay, vado dritto al punto: sono venuto a parlarti di Gabriele. »
Il panico cominciò a diffondersi nelle mie ossa, cosa gli era successo?
« Ci sta una merda, cerca di dimenticarti senza riuscirci. »
Lo guardai perplessa, dove voleva andare a parare?
« E quindi? Pensi che io non ci sto male? Tanto per la cronaca, anche io ho un cuore. »
Alessandro fece una piccola risata, e si scompigliò i capelli. Un gesto che mi ricordava tanto Gabriele.
« Non lo metto in dubbio, ma sono venuto a dirti di cercare di dargli una possibilità. Non è male come si pensa. »
Detto questo Alessandro girò i tacchi, e tornò verso il suo motorino, nel momento in cui arrivava l'autobus.

[ Gabriele. ]
Erano quasi le otto e quell'idiota del mio migliore amico ancora non si era fatto vedere, ci mancava solo che mi tocchava prendete l'autobus per non arrivare in ritardo. Dopo dieci minuti, in cui non feci altro che lanciargli maledizioni, si presentò alla mia porta. Senza neanche salutarlo, salí sulla moto, ed in quindici minuti stavamo davanti scuola, per fortuna non in ritardo. Scesi dal mezzo, togliendomi il casto, e mi passai una mano tra i capelli, un gesto ormai abituale per me.
Osservai attentamente il luogo intorno a me, ed ebbi l'improvvisa voglia di tornare a casa. Poi un paio di occhi verdi incontrano i miei, e fu la fine del mondo, nel vero senso della parola. Martina si stava avvicinando a me, ed io non sapevo che dirle. Era sempre più vicino, ed Alessandro mi sorrideva compiaciuto.
« Fiorini. »
Non volevo tenere il broncio con lei, ma non ne potevo fare a meno, ci stavo male come nessun altro.
« Muzzi. »
Alessandro ci osservava, mentre Simona lo chiamava. Cazzo.
« Bene io vi lascio, potete saltare la prima ora tranquillamente, ci penso io a coprirvi con la prof. »
Il mio migliore amico entrò nell'edificio mano nella mano con la fidanzata, e ci lasciò qui, uno di fronte all'altro.
« Sta mattina il tuo amico, mi ha fermato davanti casa. »
La guardai perplessa, cosa aveva fatto Alessandro?! Oh lo avrei ammazzato, eccome se lo avrei fatto.
« Uhm, e quindi? »
I suoi occhi verdi erano fissi nei miei azzurri, il suo sguardo mi trafiggeva nel petto, e mi faceva venire voglia di baciarla come se non ci fosse un domani.
« Mi dispiace che tu ci stia male. Mi piaci Gabriele, davvero, non come amico, ma non possiamo, io non posso. Mattia mi ha fatto male, molto male, sai anche tu come stavo, hai visto le mie lacrime, mi hai consolato, e forse è questo che mi ha fatto innamorare di te. Forse tra qualche mese potremo stare insieme, ma non voglio ferirti, né tenerti al guinzaglio, perché non sei mio. »
Senza pensarci due volte la baciai, come un addio, o meglio un arrivederci.
« Ti aspetterò, nel frattempo sarò solo tuo amico. »
Un piccolo sorriso le si dipinse sul volto, e mentre entravamo nella scuola mi sentivo bene.

Angolo Autrice:
Buongiorno lettori! Ringrazio la mia migliore amica, che mi sprona sempre a continuare questa storia. Che dirvi, spero che vi piaccia, e grazie per le quasi 900 visite!

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