Capitolo 14

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"Ce ne avete messo di tempo", ci rinfaccia Abbie. "Si infatti. Dove eravate finiti?", chiede Kat mentre cerca di non ridere.

Mark prende il suo zaino: "Emma era andata un po' lontano e poi non sono ferrato per l'orientamento. Chiedetemi di camminare per chilometri e lo faccio, ma non chiedetemi di raggiungere un luogo solo con la cartina e senza indicazioni di Google Maps perché mi perderei ancor prima di iniziare".

Ci aggreghiamo ai nostri compagni e torniamo in albergo.

"Ragazze, sono davvero sazia", esclama Abbie buttandosi sul letto. Io vado dritta in bagno.
"Cosa volete fare stasera? Film?", chiede Kat accendendo il televisore. "Oh sì. Emma ci stai?"
"Io non... – e adesso che dico? – io pensavo di dormire", dico in fretta mentre apro l'armadio. Che scusa pessima.
"Che stai facendo? Fai come vuoi, ma ti ricordo che il tuo pigiama è in bagno".
"Si, lo so. Qualcuno a delle pinzette?", chiedo sedendomi su una sedia vicino al tavolo. "Tieni – dice Kat porgendomi delle pinzette – cosa stai facendo?"
"Un lavoro", dico senza entrare nel particolare.

Quando alzo lo sguardo vedo che Abbie e Kat mi fissano.
"Okay, ve lo dico. Ho tolto il localizzatore perché stasera ho un appuntamento".
"Cosa? Con chi? Lo conosciamo?", chiedono in coro le mie amiche vogliose di informazioni. "No, non lo conoscete. È uno di qui", mento.
"Emma non ti pensavo così spudorata", esclama Abbie dandomi una pacca sulla spalla.
"Si sì, okay. Mi coprite vero?", chiedo girandomi a guardarle.
"Certo – esclamano – ma poi vogliamo i dettagli!"
"Ma come farai ad uscire da qui?", chiede Kat a un certo punto mentre io mi sto vestendo e io rispondo come se fosse l cosa più naturale del mondo: "Dalla finestra, ovvio".

Uscire dalla finestra non fu così semplice come pensavo: una volta sul balcone ho scavalcato il parapetto e ho iniziato a scendere dalla pianta attaccata al muro; diciamo che è stato molto divertente, anche se stavo per cadere un paio di volte.

Ora sto vagando nelle stradine del paesino cercando di ricordare la strada per il molo e dopo qualche tentativo finalmente riesco a vedere il riflesso della luna sull'acqua.

Cammino sulle assi chiare che formano il molo in legno e una volta raggiunta la fine mi appoggio alla balaustra, anch'essa in legno, e guardo il mare sotto i miei piedi.

Jake non è ancora arrivato. E se gli fosse successo qualcosa?

A un tratto una sagoma sfocata compare di fianco alla mia riflessa nell'acqua.
"Sei in ritardo. Pensavo non venissi più", dice Jake.

Io mi giro a guardarlo r gli rispondo: "Non trovavo la strada – e dopo aggiungo – la vista è bellissima".
"Lo è davvero". Sento che Jake ha gli occhi fissi su di me e quando mi giro lui si sporge e mi bacia in modo gentile.
"Scusa, ma mi è mancato farlo – dice con aria colpevole staccandosi dalla balaustra e io lo seguo con lo sguardo – allora, per caso hai fame? Prima di venire qui ho razziato la cucina del mio albergo".
"Cos'è che hai fatto?", chiedo con faccia stupita. "Ho razziato la cucina del mio albergo", mi ripete mentre io inizio a seguirlo.

Jake si avvicina a una balaustra laterale e mi dice: "togliti le scarpe" e io gli rispondo: "Perché dovrei togliermi le scarpe?". "Tu fallo e basta".

Quando ho tolto le scarpe Jake me le prende di mano e le lancia giù dal molo.
"Ma sei impazzito?", gli domando sporgendomi per vedere dove sono finite: fortunatamente le individuo cadute senza fare rumore sulla sabbia.

"Non che io sappia", mi risponde con un sorriso. Quando io lo guardo vedo che ha scavalcato la ringhiera.
"Per caso stai cercando di ammazzarti?", gli chiedo prendendolo per una mano.
"Non ancora, tranquilla", mi risponde, ma quando vede che lo guardo male aggiunge: "Dobbiamo scendere sulla spiaggia". "Sai che mi piace la faccia che fai quando sei preoccupata per me", e detto questo continua a scendere e a me non resta altro che seguirlo scavalcando il parapetto e scendendo pian piano aiutandomi con i pali messi a x tra quelli verticali.

Amore oltre il confineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora