Capitolo 7

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Oggi il cielo è coperto da dei nuvoloni grigio scuro.

"Ho lasciato la giacca in aula di tecno, vado a prenderla" dico velocemente chiudendo l'armadietto. "Okay, ma fai in fretta se no perdi il bus" mi grida dietro Abbie nel corridoio praticamente vuoto.

Che stupida penso, mentre mi precipito sulla porta dell'aula. Vado verso la sedia con il mio giubbotto verde petrolio, lo afferro e torno indietro scendendo per le scale.

Uscita mi accorgo che il piazzale è deserto. Ho perso il bus. Torno dentro e scendo nel parcheggio. Nessuna Ford rossa. Risalgo e mi siedo sul muretto attaccato all'edificio. Il telefono mi suona.

"Pronto", rispondo.

"Ehi. Lo hai perso vero?" mi chiede Abbie.

"Sì. Mi sa che torno a casa a piedi oggi"

"Sei sicura?".

"Sì. I miei zii non possono passare a prendermi"

"Ok. Ci vediamo domani, ciao" dice e mette giù.

Mi alzo e cammino sul marciapiede. Quanto sarà distante? Quindici minuti in macchina, quindi più di mezzora a piedi.

Non arrivo neanche a metà strada che si mette a piovere. Fantastico. Sapevo che oggi ci sarebbe stato brutto tempo e da stupida non mi sono neanche portata un ombrello. Mi copro la testa con la giacca, ma non serve a molto, e quando svolto l'angolo mi riparo sotto un portico. Adesso piove davvero forte. Speriamo che smetta presto.

"Ehi". Una macchina grigia si ferma davanti a me "Ti serve un passaggio?". Alla guida un ragazzo con capelli scuri, occhi marroni e i tratti del viso marcati, ma morbidi e armoniosi. "No, grazie. Aspetto che smetta" rispondo. Ma che cavolo Emma perché hai detto così? Stupida.

"Credo che non smetterà di piovere tanto presto. E poi sei tutta bagnata. Dai Sali, insisto". Be', come rifiutare ora. Ringrazio e salgo in auto.

"Allora, dove andiamo?" mi chiede. Certo, l'indirizzo. Gli dico la via e la macchina parte.

"Non ti ho mai vista qui" dice a un tratto. "Sono qui da poco. Quasi due settimane. Storia lunga". Guardo fuori dal finestrino. Non ho voglia di parlarne e mi sa che lo ha capito perché non fa domande.

La strada che sta facendo non la conosco. Forse è una più veloce. E direi di sì. Due minuti dopo siamo fermi vicino alla fermata del bus.

"Abiti in questa via, giusto?" mi chiede. "Sì. Poco più avanti, con i miei zii" dico aprendo la portiera. "aspetta - mi prende un braccio – non so neanche come ti chiami" "Emma" rispondo d'istinto. Controllati.

"Be, Emma, spero di rincontrarti" aggiunge lasciandomi.

"Anche a me farebbe piacere - ma che sto dicendo? – ora vado, se no mi faccio un'altra doccia" chiudo la portiera e mi allontano correndo.

Aperta la porta di casa rimetto le chiavi nella borsa, anche questa zuppa d'acqua. Speriamo che non si siano bagnati i libri. Per fortuna no.

"Sei in ritardo di dieci minuti" dice lo zio dal divano. "Era in ritardo il bus. La zia?" chiedo.

"È andata a fare la spesa – mi risponde – voi giovani mangiate più degli animali", borbotta tra sé e sé. "Io vado in doccia. Dopo faccio i compiti" comunico salendo le scale.

Dieci minuti dopo esco con l'accappatoio addosso, mi infilo do fretta una tuta e mi siedo alla scrivania per fare i compiti. Tirando fuori il telefono vedo due videochiamate perse da parte di Ashlie, così mi affretto a chiamarla di nuovo. Il telefono suona un po' a vuoto, ma poi risponde.

"Ciao! Ti ho chiamato ma non rispondevi. Pensavo fossi morta." Mi saluta subito.

"Scusa, ero in doccia e poi ho fatto tardi perché..." guardo la porta della camera aperta.

"Perché?" dice in modo curioso, mentre io mi allungo per chiudere la porta.

"Perché ho perso il bus" continuo.

"E cosa c'è di strano. Capita" mi dice Ash buttandosi a pancia in giù sul suo letto pieno di cuscini.

"Il fatto di tanta segretezza è che non l'ho detto ai miei zii. Ma mi è successa un'altra cosa..."

"Cosa?!" si mette in posizione di ascolto.

"Allora... perso il bus mi sono messa a camminare per tornare a casa. Solo che si è messo a piovere e un ragazzo si è fermato con la sua auto e mi ha offerto un passaggio"

"Oh mio... Era carino?"

"Eh... sì...terribilmente carino"

"E come si chiama?" "Non lo so". Che stupida. Potevo chiederglielo, no.

"Viene a scuola con te?" domanda Ashlie.

"Non lo so. Non lo avevo mai visto prima"

"Peccato" dice con faccia delusa. "Mamma! Non si bussa? – grida – Sì, okay. Ora vai" dice scacciando qualcuno con la mano.

"Scusa, mia madre. Devo finire i compiti di mate" sospira.

"Tranquilla. Anche io li devo fare. Ci sentiamo. Ciao!"

Metto giù e comincio a studiare.

Questa sera ho fatto tre disegni del ragazzo conosciuto nel pomeriggio. Non riesco a smettere di pensare a lui.

"Ciao ragazze – ci saluta A. – iniziate pure a correre. Arrivo subito. Emma – si gira verso di me – dopo ti fermi un attimo che parliamo? Okay?". "Sì, anche io le devo dire una cosa". Detto questo mi siedo sulle tribune.

"Emma!" mi chiama A facendomi segno di raggiungerla: "Allora, hai deciso riguardo la proposta che ti ho fatto?" chiede.

"Volevo proprio parlarle di questo. Sì. Ho deciso – annuncio tirando fuori i moduli che mi aveva dato – e mi spiace, ma non credo faccia per me fare la cheerleader".

"Tranquilla, non mi offendo mica" dice prendendo i fogli che ho in mano. "Però volevo chiederle se posso assistere agli allenamenti e, se serve, fare da braccio destro".

"Mi sembra una bellissima idea – rispondesorridendo – ci vediamo, allora". Annuisco allontanandomi. 

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Nota autrice:

ciao a tutti, vi starete chiedendo perché sto ripubblicando i capitoli. Principalmente perché erano un po' lunghi, quindi se guardate il sommario vedrete molti più capitoli. Non preoccupatevi. Rimetterò tutto fino allo stesso punto della storia che ho pubblicato.

Buona lettura.

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