Capitolo 21

5 0 0
                                    

"Allora vieni alla partita sabato?", mi chiede Jake accarezzando la mia mano con il pollice. "Certo, se no chi vi aiuta a vincere?".

"Non credo ci serva aiuto, è una squadra abbastanza debole, infatti noi ragazzi, compreso l'allenatore ci chiediamo come abbiano fatto ad arrivare fino a qui. Sospettiamo si siano dopati".

"Io intendo il tifo delle cheerleader! Non vi da carica il tifo?", domando trattenendomi dal ridere. "Mi stai dicendo che fai parte delle cheerleader?", si ferma tenendomi per la mano facendomi fermare a mia volta. "Perché non me lo hai detto prima?". "Beh, diciamo l'ho fatto per un paio di anni, ma adesso non lo faccio più, aiuto soltanto con il materiale."

Jake mi sta guardando e io inizio ad essere a disagio. Abbasso lo sguardo fino a fissare la punta delle mie All stars.

"Tutto okay?", mi domanda. "Sì, solo non stai dicendo niente e quindi io..."

Mi solleva la testa facendo si che io riesca a guardarlo negli occhi: "Stavo solo immaginandoti con l'uniforme da cheerleader. L'arancione e il blu penso ti stiano davvero bene".

Camminando verso casa alzo la testa a guardare il cielo che è coperto da nuvole che minacciano brutto tempo.


Ha piovuto tutto il finesettimana, ma almeno oggi è comparso il sole.

Appena entro in classe e mi siedo al mio posto vengo accerchiata da Abbie, Mark e Kat. "Che c'è?", chiedo guardandoli.

"È venuto il tuo amico strafigo a casa mia l'altro giorno. Ti stava cercando". "Si, vi ricordate che sono andata in biblioteca? Beh, sono rimasta lì fino al mattino dopo, mi avevano chiusa dentro." mi guardano con gli occhi sbarrati. Si, lo so che sembra una cosa incredibile, ma è la verità.

"E i tuoi zii non sono impazziti? Lo sanno che sei rimasta bloccata??", mi chiede Kat. Scuoto la testa: "No, ma avevo detto loro che tornavo tardi e che potevano andare a letto senza aspettarmi". Meglio non tirare fuori la catena di bugie che ho formato e aumentare la lunghezza con un altro anello.

"Beh, la domanda che rimane è perché lo strafigo sia andato a casa di Kat a cercarti. Avete ricominciato a frequentarvi?".

"Smettetela di chiamarlo così. Si chiama Jake e no, non ci stiamo frequentando. Gli avevo dato appuntamento per ridargli una cosa che mi aveva prestato e probabilmente si è preoccupato non vedendomi arrivare".

Aggiungiamo un altro anello.

A salvarmi è stata l'entrata del prof Jackson con il suo zaino squadrato sulle spalle.

Nel pomeriggio l'insegnante di educazione fisica ci informa che dalla prossima settimana inizieranno delle lezioni concentrate su vari sport. Un baccano ci esulti inizia a riecheggiare tra gli studenti che vengono interrotti dal grido del professore che ci urla contro di iniziare a correre.

I due giorni successivi li passo praticamente a scuola e a casa di Jake, cercando di tornare a casa per cena, per non far infuriare i miei zii.

Le cene sono praticamente tutte uguali, nelle quali a parlare è principalmente zia Rosalie accompagnata da qualche commento da parte dello zio.

Dopo cena chiamo Ashlie e ci raccontiamo la giornata. Lascio sempre parlare di più lei visto che le piace tanto e poi anche per evitare che mi faccia domande indiscrete, alle quali non voglio rispondere, per esempio argomento ragazzi.

"Buon pomeriggio ragazzi! Come state?", ci chiede la professoressa Morris entrando in aula con il suo solito caffè in mano: "Allora, oggi iniziamo un nuovo lavoro. Vi ricordate in compito che vi ho dato da fare durante la gita alle Hawaii?? Bene, oggi inizieremo un progetto sull'esprimere voi stessi. Ognuno dovrà creare qualcosa, che sia un quadro, o una scultura non mi interessa, però dovete utilizzare o collegare il vostro lavoro a foto che avete fatto durante la gita. Avete tutto il materiale a disposizione, dai fogli, alle mollette da bucato, alle tempere. Bene, iniziate pure".

La maggior parte dei miei compagni si fionda sui materiali, cercando di prendere più cose possibili.

Io mi guardo in torno e vedo una tala in un angolo della classe. Prendo il mio album degli schizzi e inizio a disegnare una bozza. Prendo la macchina fotografica e inizio a selezionare le foto che preferisco.

"Ragazzi, attenzione un attimo a me, grazie. La lezione è quasi finita, ma se volete rimanere a lavorare potete farlo, ma siate responsabili. Le bidelle sanno che c'è qualcuno, non starete qui da soli. Quando andate via vi prego di passare in segreteria ad avvisare". Appena finita la frase suona la campanella e tutti i miei compagni si alzano e se ne vanno. "Emma, tu rimani qui?", mi chiede Abbie. "Si, vado un po' avanti. Ci vediamo domani".

La professoressa mi saluta e dopo essermi messa le mie amate cuffie rosse e acceso la musica, metto la tela sul cavalletto e inizio a fare una bozza dal quadro.

Qualcuno bussa alla porta, probabilmente è la bidella che è venuta a controllare. Vado ad aprire la porta e mi ritrovo davanti Jake che entra subito e si chiude alle spalle appoggiando l'orecchio alla porta.

"Sei impazzito? Come hai fatto a trovarmi?", esclamo esigendo una spiegazione.

"Ero fuori scuola ad aspettarti, ma non sei uscita, quindi ho pensato di venire io a prenderti", lo guardo come per dire non ti hanno visto vero? "non mi sono fatto vedere tranquilla. Sono entrato e ho cercato l'aula di arte, visto che il giovedì hai sempre le mani sporche di colore".

Mi guardo le mani e effettivamente le vedo sporche di grafite e qualche macchiolina di colore sotto le unghie. Le nascondo dietro la schiena imbarazzata. Jake si avvicina e mi circonda con le braccia intrecciando le sue mani con le mie dietro la schiena. Mi da un bacio vicino all'orecchio e appoggia la testa sulla mia spalla.

"Quella tela è tua??", mi chiede. Io annuisco. Lui si scosta leggermente per vedere meglio e poi chiede cosa sto disegnando. "Un lavoro che abbiamo appena iniziato. Sinceramente non so nemmeno io cosa sto facendo".

"Andiamo da qualche parte?", mi chiede. "In realtà pensavo di andare a casa. Ho un po' da studiare in arretrato". "Ma i giorni scorsi allora cosa hai fatto?"

"Sai, è difficile concentrarsi quando qualcuno ti fissa per tutto il tempo e ti fa perdere la concentrazione".

"Ah, quindi adesso è colpa mia", dice iniziando a ridere e io mi unisco subito dopo.

A interrompere le risate è il mio telefono che suona perché Abbie doveva chiedermi se era meglio lo smalto rosso o marrone. Non poteva aspettare il giorno dopo per chiederlo!

Quando arrivo a casa i miei zii sono entrambi dietro la porta chiusa dello studio a discutere su chissà che cosa. Mi avvicino un attimo, ma non sento niente di importante a parte bilanci annuali, spese, eccetera.

Salgo in camera senza disturbarli e inizio a studiare. 

Amore oltre il confineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora