Houka Mana

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Dylan apre lentamente e faticosamente gli occhi e mi guarda.
-Cosa è successo?- mi chiede con voce rauca.
-Un incidente, l' aereo è precipitato e.. tu mi hai salvato la vita-
Solo ora me ne rendo conto. Se non mi avesse afferrata e buttata a terra, se non mi avesse fatto da scudo con il suo stesso corpo, ora non sarei qui.
Cerca di alzarsi, ma con un grido soffocato si rimette disteso a terra, le ferite devono bruciargli molto a giudicare dall' espressione, che cerca vanamente di mantenere neutra.
-Tranquillo, resta sdraiato. Non devi muoverti molto, altrimenti le ferite si riapriranno-
-Non mi sono fatto niente, dico sul serio io...-
-E invece si Dylan. Hai salvato me e te. Senza il tuo aiuto io sarei ancora nell' aereo...morta.-
Dovrebbero suonare come parole rassicuranti, e forse lo sono, ma temo di averle pronunciate troppo freddamente.
-Beh, tu mi hai portato fuori dall' aereo, dato che ora siamo in una spiaggia.-
Già, siamo in una spiaggia. Non so dove nè come nè quando nè grazie a chi siamo arrivati qui. So solo che non è stato per merito mio.
-E mi hai anche medicato- prosegue lui,  assumendo una espressione dolce e rassicurante. Forse è davvero un bravo ragazzo, forse non è un cafone ricco e snob. No, devo rimanere fredda, lo conosco da appena un giorno, non mi devo fidare degli sconosciuti. Ma lui mi ha salvato la vita, e ha un' aria così dolce... no Isa, devi concentrarti. Devi rimanere fredda, non lo conosci.
-Non ti ho portato io qui, e non ti ho medicato. Mi sono svegliata qui poco prima di te nelle tue stesse condizioni- dico infine, mostrandogli la fasciatura sulla spalla.
-Ma se non sei stata tu a portarci qui, chi è stato?- mi chiede preoccupato
-Non ne ho idea- gli rispondo, e solo adesso comincio a farmi delle domande sulla situazione nella quale ci troviamo, solo adesso realizzo che non sappiamo nulla di dove siamo precipitati, nè di questa isola.
-Dylan, ci hanno portati su una spiaggia, ma esattamente, in che spiaggia siamo? Di che paese? Di che isola? Dove ci troviamo?-
-Isabel, siamo all' interno del triangolo delle bermuda.- afferma cominciando a camminare avanti e indietro nervosamente passandosi le mai fra i capelli sporchi
-Non crederai a tutte quelle sciocchezze sul triangolo delle bermuda?- gli chiedo
-Certo che no, non credo che sia maledetto o qualche cavolata del genere, ma so per certo che tutti gli aerei che sono scomparsi all' interno del famigerato triangolo, non sono mai stati ritrovati. E se ci pensi bene, nemmeno noi sappiamo che fine ha fatto il nostro aereo!- mi risponde sempre più nervoso agitato e, anche se non lo ammetterebbe mai,  preoccupato  e spaventato
In ogni caso ha ragione, sulla spiaggia dove ci troviamo non c' è nessuna traccia dell' aereo. E nemmeno in mare.
-E' scomparso-
-Esatto. E noi siamo in una delle tante isolette sperdute e non identificate all' interno del triangolo delle bermuda.-
Detto questo ferma e si guarda, per la prima volta da quando ci siamo risvegliati, intorno.
-Oh mio Dio...Isabel guarda un po' la-
E' girato e sta guardando dalla parte opposta della mia, e dà le spalle al mare. Mi giro anche io.

E li vedo. Enormi grattacieli in lontananza,vaste foreste, montagne, alcune case e, un po più vicino a noi, una scritta come quella che si trova ad Hollywood, ma che recita il nome: "Houka Mana".
-Che...che cosa dovrebbe significare questo?- mi chiede Dylan, con un tono e un espressione misti fra paura ed eccitazione.
-Significa che siamo sull' isola di Houka Mana e che non siamo affatto sperduti in una piccola isoletta in mezzo al nulla nel triangolo delle bermuda- rispondo facendo trapelare un accenno di preoccupazione, quest'isola,  questa Houka Mana, non dovrebbe esistere.
-Beh, hai parzialmente ragione, ma siamo comunque all' interno del triangolo, perchè non ho mai sentito nominare quest' isola, nè  tantomeno l' ho vista in un documentario.E significa anche che potremmo finalmente avere delle risposte alle nostre domande- prosegue Dylan,  così  eccitato dall' idea che il nervosismo di prima è passato.
Io invece resto diffidente, potrebbe esserci chiunque in quest' isola, dal più buono e amichevole dei popoli, al più crudele e spietato.
-E se fosse tutto un inganno?- chiedo
-Beh, non credo che ci avrebbero medicati, ne portati in salvo, ne ci avrebbero lasciato bende e  dei vestiti, dice alludendo ai cambi di cui prima mi ero scordata di parlargli.
 -E in ogni caso lo scopriremo solo andando a vedere-  risponde lui, incamminandosi verso la zona dove ci sono i grattacieli.
Credo che abbia ragione, e nonostante sia imprudente andare disarmati in territori sconosciuti e inesplorati non abbiamo altra scelta, ed esplorare la città è la cosa migliore che per il momento possiamo fare. Inoltre sono stranamente curiosa e voglio risposte.

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