Incontri

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-Vado a fare un giro, pà-

-Ok, torna presto, stanno per chiamare il nostro volo, tesoro-
Questo è il mio primo volo, e passeremo vicino al triangolo delle bermuda, dove più di qualche aereo è scomparso o è precipitato, ma non mi sento nervosa. Come mio solito sono tranquilla,intoversa e razionale, forse quasi fredda, tanto da meritarmi il sopprannome "cuore di ghiaccio", affibiatomi da alcuni miei compagni di classe che ho sempre detestato. Ma io non sono sempre stata così, da piccola ero solare, espansiva, simpatica e amavo stare all' aperto, ma da quando mia madre morì, tutto cambiò. Avevo solo 7 anni, e da allora cominciai a chiudermi in me stessa, provando dolore da sola, senza volere l' aiuto di nessuno e cominciando ad amare i luoghi chiusi. Il giorno del suo funerale non versai neanche una lacrima, e così per tutti gli altri giorni a seguire. Credo che sia perchè tutte le lacrime le ho consumate il giorno della sua morte.

L'aeroporto è affollato e ordinatamente caotico, attorno a me ci sono bambini che piangono per non si sa quale sciocchezza. Io non ho mai avuto molta pazienza, ma il mio sangue freddo riesce a farmi mantenere la calma anche quando non lo sono affatto. Il sangue freddo è, in realtà, un'arma a doppio taglio. Un bambino vicino al gate numero 9 piange chiamando sua madre, probabilmente si è perso. Mi sono chiesta più volte come avrei fatto con i miei figli, se ne avessi avuti, ma l'idea di averne ultimamente mi alletta ancora di meno.
Dato che tra pochi minuti chiameranno il mio volo, e io vorrei arrivare da mio papà un po prima, decido di fare un salto veloce al bar, dove c'è poca coda.

-Una bottiglietta d' acqua per favore- chiedo al giovane barista.

-Anche per me!-

Un bel ragazzo alto, biondo e con gli occhi color nocciola si fa avanti. Indossa una canottiera bianca con il numero 10 scritto davanti, abbastanza larga da far intravedere un fisico da atleta. Mi guarda con uno sguardo sicuro e attraente e mi sorride.

-Faccio un unico conto o due separati?- dice il barista rivolto a noi

Sto per rispondere, ma lui è più veloce di me. -Un conto unico, per favore-

Sto per chiedergli perchè lo ha fatto, ma lui mi anticipa nuovamente.
-Come ti chiami?- mi chiede sorridente

-Perchè lo hai fatto?- non sopporto quando vengo interrotta.

-Un nome curioso, io invece sono Dylan. Dylan Aaron Turner-

Apre il portafogli e paga le nostre bottigliette. Il suo portafogli straborda di banconote da 50$ ciascuna. Il mio invece, nel migliore dei casi arriva ad avere 30$ complessivi, e devono durarmi un bel po'. So che mio padre sarebbe disposto a darmene di più, ma non voglio neanche chiederglieli, so che servono molto di più a lui che a me.

-Perchè l'hai fatto? E' perchè ti ho fatto pena?-
dovrei dirlo con un' espressione arrabbiata, ma solitamente la mia espressione rimane sempre uguale, d'altronde, sono la ragazza dal cuore di ghiaccio. L'ho preso alla sprovvista, probabilmente non si aspettava una risposta così. A prima vista sembra uno di quei ragazzi che credono di avere tutte le ragazze ai loro piedi.
-Perchè dovresti? Semplicemente mi stavo guardando attorno in cerca di un bar, ti ho vista da lontano ed ho optato per questo. Quando mi sono avvicinato ti ho vista più da vicino ed eri ancor più bella di quando ti avevo vista da lontano, così, dato che anche io mi dovevo prendere una bottiglietta d' acqua, l' ho pagata anche per te per cercare di cominciare una conversazione-

Non sta mentendo, ma non mi fido ancora del tutto, quella sua espressione sicura e attraente è troppo complicata da interpretare.

-Un metodo un po strano non credi?- gli chiedo infine con aria scocciata. Prendo la bottiglietta d'acqua naturale dal bancone e la metto in borsa.

I Re Leggenda #Wattys2015Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora