𝟐 | 𝐭𝐚𝐥𝐤 𝐭𝐨𝐨 𝐦𝐮𝐜𝐡 𝐛𝐲 𝐜𝐨𝐢𝐧

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𝐀/𝐍: in questo capitolo e nel resto della storia potrebbero essere presenti situazioni/dinamiche lavorative fuori dall'ordinario o addirittura irrealistiche per qualcuno. E' un piccolo disclaimer, non mi scuserò affatto ahahahah. Ricordo a tutti che questa è solo una fanfiction (purtroppo).

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La vita nella Capitale è caotica, rumorosa e imprevedibile, ma quella tra tutte è l'eventualità che per quanto non impossibile non saresti mai riuscita a calcolare. Durante i titoli di coda del primo film, per un attimo ti sei chiesta se prestando più attenzione a quell'esame di statistica dell'ultimo anno, saresti mai stata capace di prevedere quella precisa immagine di te.

Rannicchiata su un morbido divano blu, le tue mutande da qualche parte lì sotto, te ne stai in silenzio al fianco di Kei, intento a sorseggiare la sua tazza di caffè appena fatta. Entrambi praticamente immobili, vicini ma non troppo. Nessun contatto fisico. I commenti sono solo su I Predatori dell'Arca Perduta.

"Per gli standard del cinema di oggi forse certe scene sono invecchiate male", commenta Tsukishima Jr caricando la lavastoviglie qualche minuto dopo. "Ma comunque resta il migliore della saga", aggiunge tornando a sedersi al tuo fianco, forse un centimetro più vicino di prima. O forse te lo sei solo immaginato. In fondo non c'è molto spazio.

Sei d'accordo con lui. Annuisci. "Senza dubbio", gli fai.

Prima dell'inizio de Il Tempio Maledetto, il secondo film della saga, Kei ha preparato due bicchieri colmi d'acqua e due aspirine per il post-sbronza. Le mandate giù buttando indietro la testa.

Quando lui si alza di nuovo per andare al bagno, tu ne approfitti per sbucciarti una mela, poi ne offri un pezzo al padrone di casa. Accettandola commenta che ormai sarebbe il caso di pranzare, se non cenare. Si domanda a voce alta che ore si saranno fatte. Sono quasi le tre di pomeriggio.

"Cinese?", gli proponi. Kei fa schioccare le dita come abbia pensato esattamente la stessa cosa solo qualche istante fa.

Mentre mette in pausa il film appena iniziato, tu ti avvicini con il busto a lui per sbirciare il menu dal suo telefono. Ordinate un dim sum per due. Da quella posizione non ti schiodi di un millimetro: non hai intenzione di perdere territorio utile.

Il fattorino suona in perfetto orario, poco dopo la prima metà, nel momento giusto giusto per un break.

"Vado io", fa Kei. Si alza, gli apre e paga. Poi torna verso di te e sistema sul tavolino davanti a voi il tutto. Tu ti alzi a prendere delle posate e dell'altra acqua. Lui ti raggiunge per recuperare qualche altro tovagliolo: quelli che danno con l'asporto non sono mai abbastanza.

Vi muovete nella cucina come sapeste esattamente cosa fare e dove andare.

"Hai un piattino dove mettere la salsa di soia?", gli chiedi innocentemente. Lui alle tue spalle allunga un braccio oltre la tua figura per raggiungere uno sportello, "Ne ho uno qui". Quando te lo porge, ti senti totalmente circondata dal suo corpo alle tue spalle. Per un attimo non sai cosa fare.

Ruoti il capo e noti che gli occhi di Kei sono fissi sulla piccola mezzaluna di pelle tra la base del tuo collo e la clavicola che sporge da quella maglia troppo grande per la tua figura. Ti senti avvampare le guance.

Lui ti nota e si schiarisce la gola come per ricomporsi. Tu lo ringrazi per il piattino e tornate in silenzio al divano.

Cerchi di sederti evitando di ricordargli che sotto quella maglia non indossi assolutamente nulla. Una parte di te vorrebbe che lo sapesse già o che lo vedesse proprio ora. Poi pensi sia solo l'alcol ancora in circolo a farti pensare una cosa del genere. Scrolli il capo mentre ti sporgi per prendere la tua porzione di cibo.

𝐌𝐀𝐈 𝐓𝐑𝐎𝐏𝐏𝐎 𝐓𝐀𝐑𝐃𝐈 | 𝐓𝐬𝐮𝐤𝐢𝐬𝐡𝐢𝐦𝐚 𝐱 𝐑𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora