8. A mezzo metro da te

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Niccolò sta tornando in camera, silenzioso e invisibile come ha imparato ad essere.
Ha trascorso più di due ore in camera di Liam, ed è da tanto tempo che non si sente così bene.
Hanno semplicemente parlato del più e del meno, raccontandosi le loro storie, i loro sogni infranti e le loro scarse aspettative sul futuro, ma sempre con il sorriso sulle labbra.

Il moro non sa bene se questa serata li porterà a costruire un rapporto più solido, ma di sicuro è contento di averla vissuta.
Dopo anni caratterizzati dalla solitudine più totale sapere di non essere l'unico a provare certe cose lo ha fatto sentire parte di qualcosa.
Si è sempre sentito abbandonato, mentre adesso, in qualche modo, sente di condividere questa sensazione con qualcun altro.

Accompagnato da questi pensieri raggiunge la sua stanza indenne, ma, non appena apre la porta, si trova davanti ad una scena che non avrebbe mai pensato di vedere.
April è sdraiata a pancia in giù sul letto, con la testa nascosta contro al cuscino e la schiena scossa dai singhiozzi.

Niccolò, colto alla sprovvista, si immobilizza, restando a fissarla confuso per qualche istante.
Non l'ha mai vista piangere.
A dire il vero, non l'ha mai vista affrontare nessun momento di debolezza.

"April?" domanda poco dopo a bassa voce, bussando piano contro lo stipite della porta.

Lei sobbalza e si volta di scatto, osservandolo con gli occhi lucidi e gonfi dal pianto.

"Da...da quant'è che sei qua?!" chiede con un filo di voce, tremando ed asciugandosi in fretta le guance, nell'inutile tentativo di nascondere le lacrime.

"Sono appena arrivato..tutto bene?" mente Niccolò cercando di guardarla negli occhi, sinceramente preoccupato.

"Niente."
ribatte April sbrigativa, tirandosi a sedere e rivolgendogli un mezzo sorriso, nella speranza di dissimulare le sue condizioni.

Niccolò, però, non è per niente convinto della sua risposta, e non si fa problemi a farglielo notare.
Sanno benissimo entrambi che c'é qualcosa che non va.

"Perché ti nascondi sempre?"

"In che senso?"

"Non parli mai, non...non dici mai quello che provi" le spiega lui stringendosi nelle spalle, sperando di smuovere qualche mattone nel muro che la castana alza sempre tra di sé e chiunque voglia provare ad entrare nel suo mondo.

"Sembra quasi che tu non senta niente ad essere rinchiusa qui, ma..è impossibile" aggiunge poi, pungendola sul vivo e tentando inutilmente di guardarla negli occhi.

"Ho semplicemente imparato a sopportarlo, tutto qua." April non ha voglia di parlare, vorrebbe solo restare da sola.
Sa che Niccolò non vuole darle fastidio, ma questa è una di quelle sere in cui tutto sembra insostenibile e, come tale, dev'essere affrontata solamente da lei.

"Io invece credo che tu abbia paura di mostrarti agli altri." ribatte però il moro, leggermente infastidito da quel comportamento.
Non vede alcun motivo per cui April voglia nascondersi da lui, non quando sa che non verrebbe mai criticata.

"Sai cosa credo io? Credo che tu non sappia un cazzo, e che dovresti smetterla di impicciarti in cose che non ti riguardano." sbotta però April, senza più riuscire a trattenersi, indossando la solita maschera e risultando quasi sgradevole, fastidiosa.

Se ce una cosa che non ha mai sopportato quella è la totale incapacità delle persone di lasciarla vivere in santa pace, e stasera questa sua intolleranza si sta ripresentando, più forte che mai.

Infastidita mormora un insulto e si gira dall'altro lato, lasciando Niccolò completamente senza parole.

"Come vuoi tu" si arrende lui innervosito, per poi sfilarsi la felpa e chiudersi in bagno, senza sapere cos'altro dire.

Non credeva che cercare di consolare qualcuno significasse finire dalla parte del torto, ma forse per April il mondo gira al contrario.
Solo che Niccolò, per quanto provi a convincersi che non sia un suo problema, non riesce comunque a darsi pace.

Non sa bene perché, ma ha la sensazione che dietro quegli occhi sempre vigili ci sia un mondo fatto di fragilità, un mondo che, in qualche modo, è affine al suo.

Sta cominciando a capire che dietro al silenzio di April si nasconde un'altra persona, completamente diversa da quella che è abituato a vedere.
Forse è più fragile, forse non ha sempre la soluzione a tutto, forse piange di nascosto e si spaventa quando qualcuno vede le sue lacrime.
O forse no, forse è solamente una sua idea.

Indipendentemente da questo, però, lui sente di volerla conoscere.
Ci prova, ma a quanto pare il desiderio di instaurare un rapporto più solido esiste solo da parte sua.

Con un sospiro sbuffa e torna in camera, con ancora qualcosa da dire.
Sa benissimo che April sta fingendo di dormire, e non si fa problemi a rivolgersi nuovamente a lei.

"Non so perché tu non voglia parlarmi, e forse davvero non sono problemi miei, però...sappi che se vuoi parlare, di qualunque cosa, io sono a mezzo metro da te." dice a bassa voce, mentre si infila sotto le coperte e spegne l'unica luce della stanza.

Non sa se funzionerà, ma probabilmente il modo più giusto per avvicinarsi al suo universo è proprio questo: continuare ad insistere.
Solo così, forse, riuscirà a trovare la chiave giusta per entrarci.

𝐀𝐠𝐚𝐢𝐧𝐬𝐭 𝐭𝐡𝐞 𝐰𝐨𝐫𝐥𝐝Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora