28. La mia luce

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Niccolò non crede di aver mai visto cosi tanto sangue tutto insieme.
Per lui, da sempre terrorizzato da medici o ospedali, ritrovarsi a cercare di salvare la persona più importante della sua vita, con le mani e gli occhi pieni del suo stesso sangue, è stata un'esperienza a dir poco surreale.

E anche adesso, mentre è seduto sul bordo del materasso a guardare April distrutta e addormentata, si domanda come abbia fatto a non perdere la testa.
L'unica risposta plausibile che gli viene in mente, suggerita anche dalla morsa che gli stringe lo stomaco da ore e il bisogno che ha di accoccolarsi contro al suo petto e di restare lì per sempre, è che è stato guidato dalla stessa forza che, da quasi un anno, lo tiene in piedi.

Senza l'amore enorme che prova per lei, indipendentemente da tutto quello che è successo tra di loro, non sarebbe mai riuscito a salvarla.

E questa esperienza, per quanto spaventosa e terribile sia stata, gli ha lasciato dentro una consapevolezza che non riuscirà mai più a scrollarsi di dosso: mentre cercava di fermare l'emorragia, disperato e spaventato, ha realizzato quanto intenso sia il suo amore.

Non riusciva a guardarla senza sentirsi terribilmente in colpa, senza desiderare che, sdraiato in una sudicia camera d'hotel con un proiettile piantato nel petto, ci fosse lui.
Avrebbe voluto prendere il suo dolore e farlo suo.
Avrebbe dato anche la sua stessa vita, senza esitazioni, se solo fosse servito a salvare quella della castana.

Vedere la sua pelle morbida sanguinare incessantemente ed ascoltare le sue parole sconnesse lo ha riportato con la mente a quel momento di sette anni prima quando, inginocchiato a terra accanto a sua madre, piangeva e la pregava di restare con lui, di non lasciarlo solo.
E il dettaglio che il moro non ha potuto fare a meno di notare, nonostante si sentisse confuso sotto ogni punto di vista, è che April è stata colpita esattamente sopra quel maledettissimo tatuaggio.

È stato come se il destino - o qualsiasi altra cosa scriva il futuro degli esseri umani -  abbia deciso di chiudere il cerchio, di donare nuovamente a Niccolò la ragione e la consapevolezza che, senza di lei, non sarà mai più in grado di esistere.

"Ni-niccolò.." la voce rotta di April, proveniente da chissà dove in mezzo a quel mare di pensieri, riporta bruscamente il moro alla realtà.

"Tutto bene?" domanda lui leggermente preoccupato, voltandosi di scatto verso di lei e rendendosi conto troppo tardi di avere il viso rigato dalle lacrime.

"Non piangere.." sussurra infatti la castana con un filo di voce, strizzando gli occhi per riuscire a mettere a fuoco la figura di Niccolò, persa nella semioscurità della stanza.

"È tutto a posto." risponde però lui asciugandosi le guance ed accennando un sorriso, mentre si sporge nella sua direzione con l'intenzione di coprirla meglio: mentre lo fa, però, nota mille dettagli di cui non si era ancora accorto, tutti decisamente fuori posto.

La sua pelle si è fatta più pallida di prima e il suo viso, già leggermente sudato, è contratto in una smorfia di dolore.

"Come ti senti?" domanda infatti poco dopo, posandole una mano sulla fronte ma ritraendola immediatamente.

"Sei bollente.." sussurra poi preoccupato, ma lei, per cercare di tranquillizzarlo, si muove di poco e prende un respiro profondo, accennando un sorriso.

"Deve aver fatto un...un po' di infezione." lo rassicura una volta che ritrova la forza di parlare, nonostante dentro si senta molto più spaventata di lui: a preoccuparla non erano i minuti subito dopo lo sparo, ma quello che sarebbe successo dopo.

Se Niccolò è stato in grado di trovare il proiettile e di ricucirla alla bell'e meglio, non riuscirà mai a guarirla da un'infezione del genere.

"Cazzo April...forza, andiamo in ospedale." il moro, come se le avesse letto nel pensiero, la guarda dritta negli occhi lucidi di febbre e cerca per l'ennesima volta di convincerla a farsi aiutare da qualcuno, ma lei scuote la testa.

"No..adesso mi passa." mente infatti April in un sussurro, stringendo i denti per il dolore mentre cerca di sistemarsi meglio tra le lenzuola: sa di starsi esponendo ad un rischio inutile, ma non vuole mettere nei guai Niccolò, per nessuna ragione al mondo.

Può farcela anche da sola. Lo ha sempre fatto.

"April, dai.." insiste però Niccolò, preoccupato ed incapace di restare a guardare mentre le cose vanno di male in peggio, senza che lui possa fare qualcosa per fermarle.

Eppure April, con la sua ennesima richiesta, blocca qualsiasi altra obiezione del moro.

"Raccontami qualcosa..quello che vuoi." sussurra infatti flebilmente, pregandolo di continuare a parlare, così da distrarla dal dolore.

Niccolò ascolta questa sua preghiera e annuisce in silenzio, arrendendosi all'evidenza: sa che non riuscirà mai a farle cambiare idea.
Dopo averle lasciato una carezza sul viso bollente si alza dal letto e cammina per l'ennesima volta verso il bagno, imbevendo gli asciugamani rimasti di acqua gelata ed approfittando dei secondi guadagnati per pensare a cosa dire. 

Ci sono tante cose di cui non le ha mai parlato, ma una in particolare attira la sua attenzione: è un racconto stupido, eppure è l'unico che, per mille motivi, lo aiuterà a farle capire finalmente quello che prova per lei.

Non sa quello che succederà da lì a poche ore, fino a quel momento potrà soltanto sperare e pregare: è per questo che ha bisogno di ammetterlo.

In silenzio torna a letto e posa gli strofinacci bagnati sulla fronte di April, prima di sedersi accanto a lei permetterle di posare la testa contro al suo petto.

"Quando ero piccolo mia mamma mi portava sempre al luna park. Non so bene perché, visto che mi facevano paura tutte le attrazioni." incomincia a dire qualche secondo dopo, mentre April chiude gli occhi e si bea del calore del suo corpo, dal quale è stata lontana per tanto, forse troppo tempo.

"Troppo alte?" domanda poi a bassa voce, trattenendo un sorriso e strappandone uno sincero anche al moro, che annuisce e le passa una mano tra i capelli.

"Però quella che mi spaventava più in assoluto era la casa delle streghe. Ogni volta che ci entravamo mi stringevo forte a mia mamma, ma lei...lei mi diceva sempre che la vita è piena di streghe e di cose brutte. E quando succedono diventa tutto buio, e...e a te sembrano delle cose enormi, troppo grandi." continua qualche istante dopo, fissando la sua attenzione su una crepa del soffitto per distrarsi e per non dare troppo peso a quello che ha intenzione di dire dopo.

"Poi però mi ricordo che a un certo punto si accendeva la luce, e io ridevo. Perché alla fine erano solo fantocci di cartapesta. Ecco, io... io credo che tu hai acceso la mia luce." ammette poi con un sospiro, stringendo leggermente più forte la mano contro la spalla di April e lasciandola decisamente senza parole.

"Nic.." sussurra lei aprendo gli occhi ed alzando di poco lo sguardo, desiderosa di guardarlo in viso ma troppo debole per farlo. 

Niccolò, come se le avesse letto nel pensiero, sposta di poco il volto e le posa una mano sulla guancia, facendole morire le parole in gola.

"Non riuscirò mai a dimenticare quello che ci unisce, ma...ma non ha importanza. Io voglio solo stare con te." dice poi passandole il pollice sullo zigomo e scendendo ad accarezzarle anche le labbra, violacee e leggermente socchiuse.

"Perché ti amo anch'io April...ti amo da morire." confessa poi abbassando del tutto la testa fino a far scontrare le loro fronti, con il cuore che scoppia e le labbra serrate nell'inutile tentativo di trattenere le lacrime.

In un attimo si ritrova a piangere contro i suoi capelli, mentre lei, ancora incredula, unisce tutte le forze che le sono rimaste per posargli una mano sulla nuca ed accarezzarlo piano, cercando di calmarlo.
Tra un singhiozzo e l'altro Niccolò butta fuori tutta la paura provata in quelle ore infernali: la paura di vederla chiudere gli occhi e non riaprirli più, la paura di perderla, la paura di non fare in tempo a dirle quanto la ami.

Eppure adesso April, nonostante la febbre, nonostante sappia che le loro difficoltà siano solo all'inizio, gli promette e promette a se stessa che potranno dirsi "ti amo" ogni minuto di ora di ogni giorno, per tutti i giorni del mondo.

𝐀𝐠𝐚𝐢𝐧𝐬𝐭 𝐭𝐡𝐞 𝐰𝐨𝐫𝐥𝐝Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora