10. Sarò sempre con te

152 16 19
                                    

Niccolò non ha mai avuto nessuno a cui raccontare la sua storia, o, più probabilmente, non è mai riuscito a trovare le forze necessarie per farlo.
Odia dover rivivere ancora una volta quei momenti, e odia quella sensazione di fragilità che prova ogni volta che si vede costretto a ricordare.

Con un sospiro si passa una mano sulle palpebre chiuse, mentre cerca le parole più giuste per aprire quel maledettissimo discorso ed avverte chiaramente lo sguardo curioso di April bruciargli addosso.

"Io sono nato a Roma, ma...non mi ricordo niente dell'Italia. Avevo un mese quando ci siamo trasferiti qui." incomincia a dire qualche secondo dopo, portando lo sguardo fuori dalla finestra e scegliendo di iniziare dagli anni più semplici e normali della sua vita.

"Tutto sommato non ho avuto una brutta infanzia. Stavo con mamma, andavo a scuola a Brooklyn, avevo i miei amici...il problema era mio padre." continua qualche secondo dopo, parlando a bassa voce ed accorgendosi di quanta rabbia si porti ancora dentro, nonostante tutto il tempo che è passato.

"Da che ricordi è sempre stato violento.. soprattutto con me. Non mi voleva, non ero nei suoi piani, e...non si è mai fatto problemi a farmelo sapere."

April lo ascolta in silenzio e, a quelle parole, non sa cosa dire.
Forse ci sarebbero mille modi per alleviare quel dolore che gli si legge chiaramente negli occhi, ma lei sa di non esserne in grado.

Incapace di fare altro si limita ad un cenno del capo e ad uno sguardo non ricambiato, nella speranza di invitarlo a continuare.

"Le cose hanno cominciato ad andare male quando papà è entrato in qualche giro di merda. Credo fosse droga, o...non so cosa cazzo facesse di preciso. L'unica cosa buona è che non era mai a casa."

Niccolò prosegue nel suo discorso lentamente, stringendo i denti e fissando le gocce di pioggia che scivolano sul vetro della finestra, per avere qualcosa di diverso su cui concentrarsi.
Adesso arriva la parte difficile da raccontare, e non si sente per niente pronto.

"Poi però un giorno, sei anni fa, io..." dice all'improvviso qualche secondo dopo, ma la sua voce si spezza a metà frase, costringendolo a zittirsi e ad abbassare lo sguardo, con il petto stretto in una morsa invisibile.

April assiste a tutto questo, e si impone di intervenire.
Leggermente preoccupata di siede sul bordo del materasso e si avvicina a lui, posandogli una mano sul collo del piede.

"Se non te la senti non..." comincia a dire, nel tentativo di rassicurarlo, ma lui scuote la testa.

Ha bisogno di continuare a parlare, deve solo trovare il modo meno doloroso per farlo.

"Era sera, e mia mamma mi aveva pregato di restare a casa con lei...non voleva stare da sola. Sapevamo che...che qualcuno stava cercando mio padre. Mamma aveva paura che arrivasse ubriaco e che le facesse del male, o che succedesse qualcosa di peggio." dice poi tutto di un fiato, ritrovando la parola e buttando fuori ogni cosa, con lo sguardo basso e la voce sul punto di scomparire di nuovo.

"Io però non l'ho ascoltata." aggiunge poi, stringendo i denti e chiudendo gli occhi, ancora incapace di non sentirsi colpevole per quello che è successo dopo.

"Avevo quindici anni, avevo altro per la testa. Sono uscito con un gruppo di ragazzi della zona, e sono rimasto fuori tutta la notte a fare il coglione. Quando sono tornato a casa, lei..."

Niccolò cammina in silenzio per il corridoio, pregando con tutto se stesso che il pavimento non scricchioli sotto i suoi piedi.
Non avrebbe dovuto tornare così tardi.
È rimasto fuori tutta la notte, e se t-

"Niccolò, sei...sei tu..?"
la voce flebile e strascicata di sua mamma lo raggiunge all'improvviso, facendolo trasalire.

Spaventato e indeciso resta per un attimo immobile, chiedendosi se sia meglio fingere di non aver sentito o affrontare le conseguenze di quella nottata, ma alla fine si arrende all'evidenza.

Sa di essere nei guai fino al collo, e non vuole di certo peggiorare le cose.

"Mamma, scusa io.." incomincia a dire, varcando la porta del salotto ma bloccandosi subito dopo, pietrificato davanti ad una scena che non riuscirà mai più a togliersi dalla testa.

Sua madre è accasciata accanto al divano, riversa in una pozza di sangue con lo sguardo rivolto verso di lui e una mano allungata nella sua direzione, in un disperato tentativo di chiedere aiuto.

"Mamma!" esclama Niccolò agghiacciato, precipitandosi verso di lei e prendendole il viso tra le mani, senza capirci più niente.
Nonostante la paura nota subito i due fori rossastri all'altezza dello stomaco, e basta questo per farlo sprofondare nel panico più totale.

"Che cazzo ti hanno fatto mamma?! Mamma!" la chiama lui, scuotendo la con forza e cercando con tutto se stesso di non cedere al terrore.

La donna socchiude gli occhi e cerca di mettere a fuoco il viso di suo figlio, nonostante il dolore al corpo e quei colpi di pistola che bruciano sempre di più.
Sono ore che lo aspetta, troppo debole per riuscire ad afferrare il telefono e chiamare aiuto.

"Scappa Niccolò.."
sussurra poi, facendo appello alle poche forze che le rimangono e posandogli una mano sul braccio, terrorizzata all'idea di cosa potrebbero fargli quelle persone, se tornassero ancora.

Niccolò però non ne vuole sapere di ascoltarla e, anche se il suo cervello ha completamente smesso di funzionare, si obbliga a fare l'unica cosa che abbia un minimo di senso.

"No..no! Adesso chiamo q-"
biascica scattando in piedi e cercando il telefono di casa, con le mani insanguinate e il cuore che gli martella nel petto, troppo spaventato per riuscire a reagire diversamente.

"No.."
lo interrompe però sua madre, scuotendo impercettibilmente la testa ed obbligandolo a fermarsi in mezzo alla stanza.

"Sta..stavano cercando tuo padre e...e te. Prendi...prendi i soldi sotto al letto e..e scappa. Veloce.." gli spiega poi con un filo di voce, respirando a malapena.

Sa che per Niccolò tutto questo è impossibile capire, sa che per un ragazzo di quindici anni è una situazione troppo complicata da affrontare, ma non ha altra scelta se non cacciarlo via da quella stanza, il prima possibile.
Per lei è finita, ma non per lui.

Deve andare lontano, non deve farsi trovare lì da quelle tre persone che, qualche ora prima, hanno posto fine alla sua vita con due colpi di pistola.

"Non posso lasciarti qui mamma.." Niccolò torna ad inginocchiarsi accanto a lei e le prende le mani, con una paura mai provata prima che gli stringe la gola.

Lei ascolta le sue parole strozzate, e sorride debolmente,
Ormai non riesce più a vederlo, ma sa che è lì, fermo accanto a lei.

"Vieni qua...aiutami." gli ordina qualche istante dopo, voltandosi nella sua direzione e cercando di puntellarsi sui gomiti, senza però riuscirci.

Niccolò tenta di sorreggerla, ma ormai sente di non avere più il controllo sui suoi gesti. Gli gira terribilmente la testa, e gli viene da vomitare.

"Qualunque cosa succederà...sarò sempre con te. Sempre.." sussurra sua madre qualche istante dopo, posandogli il pollice insanguinato sulla guancia ed accarezzandolo piano, mentre gli lascia scivolare nel pugno chiuso una collana.

È troppo difficile per lei sapere di stare per lasciare suo figlio solo al mondo, ma non ce la fa più.
Con le poche forze che le restano posa il viso sul suo petto e chiude gli occhi, lasciandosi finalmente andare.

Niccolò, appena avverte il suo ultimo respiro strozzato, capisce di aver perso tutto.
Spaventato le urla, la scuote e la stringe forte a sé, ma inutilmente.
Scoppia a piangere e soffoca i singhiozzi di terrore sulla stoffa bagnata del suo maglione, cercando di trattenere con tutte le sue forze quella vita che, nonostante i suoi sforzi, è già volata via.

"...era morta. Era morta e io avrei dovuto evitarlo." conclude Niccolò con le lacrime agli occhi, dando finalmente voce a quel senso di colpa troppo grande che lo tormenta ogni istante, mangiandolo dentro.

Avrebbe dovuto restare a casa quella notte.
Avrebbe dovuto ascoltarla, avrebbe dovuto difenderla così come lei lo ha sempre difeso dalla rabbia di suo padre.

Avrebbe dovuto proteggerla, ma non l'ha fatto.

𝐀𝐠𝐚𝐢𝐧𝐬𝐭 𝐭𝐡𝐞 𝐰𝐨𝐫𝐥𝐝Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora