La mia Rihanna. 6

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Mi guardava serio, senza dire una parola ed io mi sentii intimorita dai suoi occhi
"Che ore sono?" Domandai rompendo il silenzio creatosi
"Sono le tre del pomeriggio"
Sgranai gli occhi mentre lui ghignava
"meno male che non avevi sonno" mi prese in giro, mentre io abbassai lo sguardo
"Questa notte non sono riuscita a dormire" ammisi mentre lui si avvicina a al letto, due dita mi alzarono il viso verso il suo
"Per Lucas?" Domandò con voce rauca
"Anche" dissi guardandolo negli occhi.
Che effetto che mi faceva guardarli, erano profondi, con diverse sfumature di marrone
"E qual'è l'altro motivo?" Domandò ancora, ma non gli avrei mai detto che era lui, percui "a chi è dedicata quella canzone?" Si corrucciò "non rispondermi con un'altra domanda!"
"Sono seria, beh non ho sentito molto ma è proprio bella"
"Beh grazie, ma non ho molto. Aspetta! Non cambiare discorso" continuò mentre ridevo per il modo in cui si fece abbindolare
"Stronzetta" disse mentre io smettevo di ridere, lo guardai sconvolta "come scusa?"
Alzò le sopracciglia "stronzetta, lo vuoi ripetuto un'altra volta?"
"Muori" dissi dandogli un pugno sul petto, lui finse di farsi male gemendo, ma non mi resi minimamente conto con quale velocità mi prese per i polsi facendomi finire sotto di lui, i brividi mi percorsero la schiena, si abbassò verso di me arrivando quasi ad un centimetro dalle mie labbra, lo guardai sconvolta
"Rimani comunque una stronza" disse mordendomi leggermente il labbro inferiore mentre il mio cervello non collegava più.
"Che c'è? Non parli più?"
"Rimango dell'idea che tu debba-" non finii la frase perché le sue dita lunghe cominciarono a solleticarmi i fianchi facendomi ridere.
Come se fossimo due bambini.
Come se fossimo tornati all'età di dieci anni, tenuti all'oscuro dal dolore e dai problemi
"Ti prego" gemetti tra gli spasmi "basta mi fa male lo stomaco" riuscii a dire tra le risate.
Quando mi lasciò in pace ci guardammo scoppiando nuovamente a ridere rendendoci conto della stupidaggine che avevamo fatto.

Eravamo sul suo balcone, lui teneva una birra in mano mentre io aspiravo l'ultima parte di sigaretta che a lui non andava più
"Sai, credo che dalla prima volta che ti ho visto tu abbia perso la tua virilità" lo scherzai.

Adesso stavo meglio, sapendo che Lucas mi avrebbe lasciato in pace,

"Nah, io penso che sia impressione tua" disse prendendo un sorso
"Io penso di avere ragione" dissi lanciando la cicca giù dal balcone
"fai la francesina con la puzza sotto il naso adesso?" Io risi
"Probabilmente la francesina ti piace" lo lasciai basito, ma si riprese subito "può essere, ma a te che importa?" Sorrisi
"Perché non dovrebbe?"
Avevo la strana sensazione che sarebbe successo qualcosa da lì a poco
"Io non sono il tuo genere" rispose duro, a me sembrò più una convinzione per se stesso.
"Te lo sei chiesto perché sono qui? Perché Lucas è venuto a sbraitare a casa tua? Ma soprattutto perché non sia tornata con lui?" Il mio tono di voce era più alto.
Era davvero così ottuso?
"Tu, tu non lo sai!" Dissi puntando l'indice sul suo petto, alzai il viso verso di lui per via della differenza d'altezza
"Stamattina sono andata da lui ma quando mi hai inviato quel merda di messaggio l'ho lasciato da solo sotto l'hotel per venire da te! Ma non so nemmeno perché! Seriamente! Non so neppure perché sono finita qui, non so perché quando ho letto quelle parole vuote ho sorriso" stringevo la sua maglietta in pugno per il nervosismo sperando di non piangere.
Lo stress in quel periodo era tastabile, sarei scoppiata da un momento all'altro anche per la minima cavolata e il fatto che Giulio non ci fosse mi rendeva ancora più irascibile.

Lasciai la sua maglietta "io vado a casa"

Non aprì bocca, rimase in piedi su quel balcone guardando il punto in cui ero prima, io corsi dentro, mi infilai le scarpe è presi la borsa sbattendo poi la porta producendo un rumore che mi rese fiera.
Infilai le mani in tasca rendendomi conto di aver dimenticato il cellulare a casa sua, ma non gli diedi la soddisfazione di tornare indietro.
Scesi le scale di corsa, probabilmente lui era ancora lì a riformulare le parole che gli avevo detto.

Rose nereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora