-Prima di tutto vorrei ringraziarvi tutti per il supporto e chiedervi scusa il il ritardo, spero in ogni caso di avervi soddisfatti pure questa volta perché è grazie a voi se mi sto rendendo conto che non sono del tutto inutile. In oltre lo devo anche a mio fratello Bush❤️ anche se sei un tossico sfollato io non smetto di amarti, grazie di esserci.
Adesso, dopo il mio momento di smielatitudine vi lasciò alla storia.
Questo capitolo e per Samuele Buscema. Tiè amore ❤️-Mi svegliai nel suo letto, ormai era una cosa normale.
Il suo forte profumo che mi riempiva le narici, le luci quasi invisibili del sole che filtravano dalla finestra schiusa, erano cose abituali per me. Quasi mi sentivo vuota quando era nella mia camera che mi risvegliavo.
Sapevo che ai miei genitori non andava giù il fatto che stessi sempre da lui, ma io, seppur spaventata dal futuro di questo strano noi, non potevo più allontanarmi da lui.
E quindi non davo importanza alle loro parole.Allungai il braccio quasi sopra la mia testa per accendere la luce e trovai un pizzino sul cuscino di Giorgio
"Sono uscito per comprare delle cose, torno presto"
Mi sedetti a gambe incrociate sul letto, e mi ricordai subito una cosa
"Ehi, Giorgio?" Dissi quando mi rispose
"Buongiorno"
"Ho finito le sigarette, potresti prendermi un pacco di Black Devil?" Domandai sentendo un verso contrariato
"Perché vuoi quella merdata?"
"A me piacciono" dissi sorridendo
"Quelle non sono sigarette, è schifo allo zucchero" si lamentò
"Disse colui che fuma erba alle dieci del mattino"
"Okay, va bene" disse lui, sicuramente stava alzando gli occhi al cielo ed io ridacchiai in modo frivolo immaginandolo
"Che c'è?" Domandò in tono serio
"Niente, a dopo amore" dissi io chiudendo la telefonata.Rimasi avvolta dal silenzio della camera come circondata da una fitta nebbia, quasi soffocante.
Distrattamente giocai coi bracciali sul mio polso destro, poi mi osservai quello sinistro, il tatuaggio inciso sovrastava segni di notti insonni e di dolori segreti che quasi nessuno conosceva realmente, era un semplice punto e virgola nero, che per lei aveva un significato ben preciso, sfiorò con l'indice quei segni, ma venne interrotta dal suo ragazzo che fece capolino nella camera.
"Ho preso le tue merdose sigarette, e anche la colazione" disse avvicinandosi al letto. Posò tutto sul morbido materasso che si inlinò sotto il suo peso
"Che succede?" Domandò sedendosi difronte a me, ma io scossi la testa scacciando quei brutti ricordi
"Nulla, pensavo" allora aprii la scatolina della pasticceria prendendo un muffin
"Stai bene?" Chiese ancora
"Si, certo" dissi dando un morso.Quella sera mi trovai costretta a tornare a casa per via di una cena di lavoro dei miei genitori, a detta loro, molto importante.
Stavamo seduti sul Motore di Giorgio davanti casa mia a perdere tempo.
"Ora ci sarà qualche giovane avvocato" disse lui scherzando
"Sono tutti idioti" dissi ridendo.
Stavamo seduti a cavalcioni sul sedile uno difronte all'altra, le nostre ginocchia si sfioravano mentre io giocavo con le nostre mani incrociate.
"Hai più sentito Lucas?" Domandò inarcando le sopracciglia
"No, perché me lo chiedi?"
"Era solo per sapere" continuò prendendo una sigaretta
"Ti manca?" Lo scherzai
"Si, da morire, giuro che la sua faccia fa figlio di papà riempiva le mie notti"
Cominciai a ridere vedendo la sua espressione mentre recitava quella frase alquanto vuota, e più cercavo di smetterla più ridevo, alla fine si arrese anche lui ridendo
"Eleonora?" Ma lei riuscì a far spegnere le nostre risate
"Uh, tua mamma" disse lui scendendo dalla moto, scesi anch'io velocemente
"Ci sentiamo più tardi" dissi alzandomi sulle punte per baciarlo, lui inspirò il fumo mentre le nostre labbra si scontravano. Cosa che mi procurò un brivido al basso ventre e per tutto il corpo.
Afferrai la borsa e corsi dentro.Mi guardai allo specchio per la sesta volta, portavo un vestito nero corto a metà coscia e un paio di tacchi neri.
I miei capelli rossi sembravano quasi più luminosi.
Presi la borsa e corsi al piano di sotto, trovando i miei genitori già pronti in salotto.
"Siamo pronti?" Chiesi cercando il telefono, poi sbuffai
"Prestami il cellulare" dissi a mia madre, lei me lo porse ed io l'afferrai digitando velocemente il mio numero
"Pronto?" La sua voce risuonò al secondo squillo
"Sono El, ho dimenticato il telefono da te" dissi ridacchiando
"Tu dici?" Risi ancora
"Te lo porto domani mattina, hai la mia felpa nera?" Domandò ed io sentii rumori dall'altro lato, la stava cercando ed io sorrisi colpevole
"No" in realtà la stavo per indossare
"Faccio finta di essere coglione e crederci, a domani bimba" risi
"A domani".
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Rose nere
FanfictionÈ incredibile a pensarci, ci vuole una vita per essere felici ma una notte per tornare alle origini della tristezza. Ci vuole un secondo per stravolgere la tua vita, per innamorarti, per provare odio e per essere viva, ma soprattuto per andarsene. ...