cap. 6

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14 Giugno - 15:37

benvenuta in questa fogna.

a casa Milkovich non volava neppure una mosca e mentre il caffè iniziava ad uscire la più piccola di quella famiglia riprese fra le mani il foglio che ore prima le aveva dato il fratello maggiore, l'orario segnava le 23:40 del giorno successivo e l'indirizzo riportato era della vecchia dimora di "tranne la faccia" morta anni addietro.
a rovinare quel momento di totale silenzio fu la porta principale sbattere e la figura di Svetlana apparire in cucina, ad addornarla non vi erano gioielli, come molte donne della sua età, bensì lividi in volto ed il labbro rotto, con del sangue rappreso attorno
allo spacco, che per certo avrebbe lasciato un segno visibile per settimane.
senza proferir parole si sedette al tavolo appoggiando le braccia su di esso ed automaticamente le dita sulle tempie, che Evdokiya supponette fossero doloranti per l'accaduto, non disse nulla semplicemente la minore le porse un bicchiere di caffè fumante, destinato inizialmente a lei.
l'adulta sollevò il viso, incorniciando gli occhi con i suoi, Evdokiya poté giurare di veder le lacrime minacciare di uscire da quei pozzi chiari provenienti dai borghi rovinati della Russia.
-« non ti chiederò che è successo, tieni sollevato il viso così che possa passarti un panno bagnato sul labbro »- le disse semplicemente ciò bagnando l'oggetto nominato, prima di tamponarle la ferita, la donna adulta non distolse gli occhi dai suoi lineamenti che ad ogni movimento si contorcevano su di essi, le sembrava ancora una bambina cresciuta troppo in fretta e in particolare cresciuta nel posto sbagliato.
proprio come lei.
-« il lavoro al rub&tug, rozzi americani e pisello piccolo indifferente »- iniziò a parlare, con il proprio accento ancora ben marcato, facendo sorridere la bionda a quel particolare nomignolo, riferito a Mickey.
«così tanto piccolo?» lo prese in giro lei per far sorridere quella povera donna maltrattata
, cosa che accadde seguito dal "mmh mmh" di lei.

nessuno merita questo.
nemmeno lei, non ha avuto scelta.

-« ne parlerò con Mickey e Kev. »- non continuarono il discorso così preferì cambiarlo -« quando nasce il bambino? »- chiese quasi curiosa, dopotutto era figlio del fratello o perlomeno si sperava fosse suo.
-« settimane, quasi pronta per sfornare bambino »- rispose finendo il proprio caffè, sospirando a seguito, sollevando lo sguardo assottigliò leggermente gli occhi all'altezza del collo della ragazza -« succhiotto hm?» chiese in modo ironico facendo si che Evdokiya si toccasse automaticamente il punto fissato con leggera ansia.
bestemmiò fra se il nome del ragazzo.
fottuto gallagher pensò.
-« chi è? »- chiese curiosa Svetlana spostando il proprio corpo sulla sedia vicino a lei, allungandosi, per quello che le potè concedersi con il fisico attuale, verso la sua direzione.
-« Gallagher, ian Gallagher. »- ne rimase sorpresa, seppur fosse arrivata da poco aveva ben compreso l'odio fra i due ma non comprendeva ancora bene il perché, ciò che vi era alle spalle.
-« pel di carota? »- annuì alla domanda ricevendo in risposta una faccia soddisfatta, Svetlana voleva il meglio per quella giovane ragazza.
Vedeva un futuro per lei, rigoglioso.
Meritava di più.
a rovinare quel momento fra donne, nuovamente, fu il resto dei familiari che si precipitarono in casa ben poco silenziosi, nessuno salutò preferendo chiudersi ognuno nella propria stanza, ognuno per i propri motivi.
Milkovich, che strana progenie pensarono entrambe, scarti del carcere di Chicago.

-« meriti di più Svetlana, punta più in alto di così, non rovinarti ancora la vita partorendo un bambino di un ex galeotto e finendo a far parte di questa famiglia di fecce umane che probabilmente non ti guarderanno neppure in faccia, che continueranno a giudicarti per il tuo passato senza voler conoscere tutto ciò che c'è dietro, so perché ti serve tutto questo ma te lo consiglio, un discorso fra donne consapevoli, vivresti nell'odio e nello sfruttamento restando qui »- concluse il loro discorso Evdokiya sollevandosi dalla sedia in cui era rimasta seduta per tutto il tempo, le sorrise prima di allontanarsi dalla stanza accendendosi una sigaretta, per chiudersi poi a sua volta in camera propria.
aveva bisogno di silenzio, che solitamente in quel luogo era difficile da trovare, così decise di addormentarsi per un po'.
aveva bisogno di riposo, solo lei e lei stessa.
lasciando la russa da sola; una lacrima solitaria le bagnò la guancia sinistra mentre un lieve accenno ad un sorriso le increspava le labbra, quelle parole così vere le avevano aperto la mente, le avevano fatto capire di più su quale figura fosse quella dolce fanciulla in quel mondo infame.

[746 parole]
ash

ammettilo [ian gallagher]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora