Steps that heal

CAPITOLO 5

Sono sveglia all'incirca da dieci minuti i quali l'ho passati nel letto a pensare ancora a quello che è successo ieri.
Ora però è arrivato il momento di alzarmi per andare a fare colazione e anche se è quasi mezzogiorno decido comunque di prepararmi del latte col caffè.

Stavo per sedermi sul divano quando una notifica cattura la mia attenzione, è un ricordo di un anno fa e presa dalla curiosità decido di aprirla.
Non ricordo minimamente ciò che fosse successo, ma appena lo vedo un brivido mi percorre lungo tutta la schiena.
Esattamente un anno fa mi trovavo ad una delle competizioni più importanti a cui io abbia mai partecipato: ero a Londra, era davvero un emozione per me ed il mio compagno di ballo e ciò che ricordo è che prima della gara ci mettemmo a piangere soltanto per la gioia di essere lì.

Quel giorno vincemmo la medaglia d'oro arrivando al primo posto. Mentirei a me stessa se dicessi che non mi manca per niente ballare, era una delle cose più importanti della mia vita e proprio questa mi ha portato via una delle persone che più amavo.

Ci ho provato più volte a ricominciare ma non sono mai riuscita neanche a mettere piede in pista, mi terrorizzava a morte, perché tutto mi ricordava lui.
...
Ho appena finito di lavare i piatti che ho usato per prepararmi il pranzo, quando mia mamma mi chiama. Mi chiede di cercare alcune cose nel magazzino che le servono per lavorare, spengo il telefono mettendolo nella tasca della felpa per avere le mani libere per sistemare, prendo la scatola per rimetterla al suo posto e l'occhio mi va sulla scritta su una di esse.

Allison, non aprire

Chissà cosa ci sarà dentro, sollevo il coperchio e mai mi sarei aspettata di trovare queste cose.
Le avevo detto di buttare tutto, perché non mi ascolta mai. Prendo un profondo respiro prima di immergermi in questa scatola piena di ricordi: all'interno ci sono tutte le mie medaglie a partire dalla prima che vinsi all'età di otto anni fino all'ultima, la coppa d'oro vinta a Londra, attestati dei diversi stili che ho studiato durante gli anni, all'interno di una busta ci sono tutti i miei body ben piegati e infine le scarpette da ballo.

Chiudo in fretta la scatola ed esco dal magazzino con il cuore a mille, le mie emozioni in questo momento sono come una montagna russa. Vorrei piangere, ridere, urlare e spaccare tutto, vorrei provare di tutto tranne le sensazioni che solo i ricordi sono in grado di darti.

Dopo quello che era successo una volta tornata a casa sono salita in camera e ho tolto tutto. Tutte le cose che avevo in camera che riguardavano il ballo le ho lanciate in terra, perché? Semplice non volevo averne più nulla a che fare e lì decisi di chiudere, cercarono di convincermi a non mollare, ma non ce la facevo più mi sentivo morire...volevo morire. Ho passato mesi di inferno tra psicologi e ospedali, ma la situazione non migliorava anzi andava a peggiorare sempre di più: non mangiavo, a scuola andavo male e mi mettevo in mezzo ai casini, beh ero un casino.

Alla fine con l'aiuto della mia migliore amica, di mio fratello e di Chris sono riuscita a tornare in carreggiata...ma l'ho fatto solo per lei, solo per mia mamma.

D'un tratto mi sento strana, il mio cervello mi dice di fare una cosa ma allo stesso momento di non farla, mi dirigo verso una porta con il cuore in gola, esito un po' ma poi mi decido ad aprirla. Scendo le scale, ed eccomi qui nel posto più bello ma allo stesso momento anche il più spaventoso: i flashback mi mostrano una me bambina mentre ballava ogni giorno con il suo fidato compagno di ballo, ero una bambina felice e sorridente.

Verso l'età dei dieci anni i miei genitori mi fecero come regalo questa stanza: è una sala piena di specchi con il pavimento adatto per ballare, è situata proprio sotto nella sala hobby e visto che non la usavamo mai decisero di ristrutturarla.

Ci passavo intere giornate qui sotto, facevo venire il mio compagno di ballo per provare ogni pomeriggio e ci divertivamo un mondo, ricordo ancora l'invidia delle altre bambine quando lo vennero a sapere tanto che imploravano i loro genitori di fare lo stesso.