Fuori dal Mondo

13 2 0
                                    

Era così freddo lì, ma ci si era abituato.

Aibek Ilkay Gaster sedeva nell'infinita oscurità della faccia nascosta della Luna, in esilio eterno dal resto del mondo, punizione per aver provato a superare il Sole. Osservava le stelle con gli occhi pieni di lacrime, mentre continuava a rimuginare sugli eventi seguenti all'Eclisse: la lotta, l'umiliazione, l'esilio. La sua mente continuava a ripetergli ciò che gli disse il fratello: "guarda cosa stai facendo! Non stupirti se nessuno ti ama! Chi amerebbe mai qualcuno che si comporta in tal modo?". In un secondo il pensiero di essere da sempre nel torto si stabilì nella mente di Aibek Ilkay e presto rimpiazzò la rabbia ed il rancore contro il fratello, ma non quelli contro sé stesso per essere giunto ad una follia come l'Eclissi Solare Totale, di cui ora doveva pagare le conseguenze. "È tutta colpa mia, tutta colpa mia, colpa mia...!" Queste parole gli echeggiavano nella testa e le lacrime incominciarono a cadere. Il Dio iniziò a trattenere il respiro: faceva sempre così quando piangeva, odiava sembrare debole e pensava che in questa maniera non si sentisse niente.

Stava iniziando a rannicchiarsi su se stesso, quando sentì dei passi avvicinarsi a lui. Si affrettò a passarsi una mano sul volto, nel vano tentativo di ricomporsi.
"Siete già di ritorno?" domandò piano, sperando che non gli si spezzasse la voce. Si sentiva così piccolo, lui, che sarebbe dovuto essere il più grande di tutti e tutto. Era così umiliante.
"Sì, Nostro Splendore. Vi ringraziamo per averci lasciati tornare sulla Terra ancora un'altra volta." La sua Corte rispose come faceva sempre: ignorando ogni segno di debolezza da parte del Dio.
"Non dite sciocchezze, non ringraziatemi. È già una follia che vi ostiniate ogni volta a domandarmi di tornare dove dovreste essere di diritto. Devo ancora comprendere il motivo per cui stiate ancora con me in primo luogo: sono io in esilio, non voi. Mio fratello vi diede la possibilità di essere liberi, il privilegio del dubbio di essere solo vittime di sfortunate circostanze nelle quali vi siete ritrovati contro la vostra volontà e contro ogni vostro potere. Voi non dovreste essere qui... dovreste fingere di non avermi mai incontrato, di non essere mai stati la mia corte. Dovreste tornare sulla terra e starci ed essere felici lì."
"Non potremmo neanche se fosse nostra intenzione: le nostre anime sono legate a Voi finché avrete esistenza. E, dopo tutto... una luna senza stelle sarebbe sola." La Corte rispose con un sorriso, come sempre. Aibek Ilkay si limitò a scuotere leggermente il capo, sapeva che contestare sarebbe stato inutile, non avrebbero voluto sentirne, ci aveva già provato innumerevoli volte.
"Nostro signore, sappiamo bene che avete specificamente richiesto di non avere notizie di alcun tipo dalla Terra..." Iniziò, dopo pochi secondi di silenzio, Mahrukh. Il Dio della Luna assunse un'espressione confusa, mentre osservava la propria corte scambiarsi sguardi che facevano trasparire dell'insicurezza. Che avevano in mente che li turbava tanto? "Ma...?" li incitò Aibek Ilkay con un leggero cenno del capo; non poteva negare che il loro comportamento gli avesse suscitato interesse.
Fu Zelenia a farsi avanti, seppur faticando a trovare le parole: "Uhm... Forse ricordate come avessimo menzionato, una volta, che... potrebbe esserci un modo per, in somma...". La fanciulla s'interruppe improvvisamente, cercando di calcolare cosa dire. Mahrukh fece un respiro profondo e continuò al posto suo, tutto d'un fiato: "Non vorremmo darvi speranze vane, ma ci potrebbe essere un modo per farvi tornare sulla Terra." Tutti i semidei si voltarono a guardarlo con aria stupita e leggermente offesa. "Oh, che c'è? Tanto avevamo intenzione di dirglielo comunque!" Sbuffò Mahrukh incrociando le braccia sul petto. Aibek Ilkay all'inizio si limitò a ridacchiare alla buffa scenetta, poi improvvisamente comprese quello che gli era stato detto. Sgranò gli occhi in un'espressione tra l'incredulità e la sorpresa. Aprì la bocca nel tentativo di rispondere, ma la sua voce si rifiutava di collaborare. Passarono cinque minuti, cinque minuti di silenzio assoluto, cinque minuti in cui si potevano udire le stelle cadere e la luna spostarsi, prima che il Dio riuscisse a mormorare un piccolo "davvero?". Era un sussurro talmente debole che si sarebbe potuto confondere con i loro stessi respiri, ma la Corte lo riuscì a captare in meno di un secondo. Tutti scossero la testa in segno di sì in unisono.
"E... e come? Suvvia, non lasciatemi sulle spine in questo modo!" Il Dio era consapevole di sembrare un egoista ad avere così tanta fretta per una cosa che, in realtà, non gli era neanche dovuta, ma la speranza era troppa. Speranza di cosa? Tornare a vivere? O vendicarsi?
Questo doveva ancora capirlo, a dire il vero, ma al momento non gli importava.
La Corte si scambiò un paio di sguardi, per decidere chi avrebbe fatto la spiegazione. "Va bene, Mahrukh, puoi dirlo te." Sospirò Alkmene. Il ragazzo sorrise compiaciuto, raddrizzò la schiena ed iniziò a spiegare: "Sapete, Nostro Splendore, quando torniamo nel Mondo, passiamo quasi tutto il tempo nella biblioteca della Vostra parte del Palazzo, in cerca di un modo per aiutarVi. Abbiamo scoperto che per liberarVi è necessario l'utilizzo delle anime mortali. Assorbite il loro potere prima che si infrangano, ed esse Vi ridaranno la magia che Vostro Fratello Vi ha tolto in modo da imprigionarVi qui. Un'anima Vi darà abbastanza magia per una notte, sette anime Vi restituiranno l'eternità."
Il Dio sorrise e scosse il capo.
"Grazie infinite, davvero, ma non avreste dovuto, avete sprecato il vostro tempo. Nessuno sarà disposto a cedermi la sua anima, soprattutto se a scopo di farmi tornare."
"E chi Vi dice che ci sia il bisogno di chiedere?"
"Oh..." Per un momento calò il silenzio, poi Aibek Ilkay comprese ciò che era sottointeso. "Oh. No, no, no, no, e poi no! Non potete rubare le anime dei morti! Non è affatto giusto nei loro confronti, ed è l'esatto opposto di etico!"
"E perché mai? Servono più a Voi che a loro per certo! E poi, loro non lo sapranno."
"È questo il punto!"
"Ma se non lo sapranno che differenza fa? Se glielo chiedessimo cambierebbe qualcosa? No. D'altronde, non uccideremo nessuno, noi. Prenderemo le anime di persone già morte, non stiamo facendo alcun male!"
Il Dio sospirò sconfitto: "Avete già un'anima, non è così?"
Non potevano mentirgli.
"Sì."

A/N: volevo partire l'anno come si deve, ma questo capitolo non è un granché, lo so. Ho disimparato a scrivere, sempre che lo avessi mai saputo fare.
Primo capitolo pubblicato nel 2022, let's go. Non faccio promesse per la pubblicazione del prossimo, ma possibilmente prima dell'estate.
Mi scuso per averci impiegato quasi un anno per aggiornare questa storia, ma la verità è che non ho molte idee.

Se ne avete, suggerite pure.
Davvero, ne ho bisogno.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 07, 2022 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

EclipseTale [DISCONTINUED]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora