Anita prese un nastro e raccolse i lunghi ricci neri, infilò gli stivali di pelle prese il cappello e uscì di casa.
In inverno o in estate, in salute o in malattia lei non si fermava mai. Aveva un dovere e non perdeva mai occasione di farsi valere.
Iniziò ai dieci anni a prendersi cura della sua famiglia, anno in cui il padre perse la vista. Da quel momento in poi era diventato compito suo e di sua madre quello di mantenere lei e i suoi quattro fratelli. Incominciò così a lavorare al macello che suo padre aveva fondato insieme a un amico quando era giovane.
Scuoiare animali e disossare corpi morti non la divertiva realmente, anzi la disgustava, però era un mestiere redditizio e quei soldi facevano comodo a tutti. Inoltre lei aveva la responsabilità di portare avanti l'attività di suo padre, senza di lei il paese sarebbe rimasto senza un macellaio.
Spinse il portone del vecchio edificio ed entrò. Lì trovò Igidio, amico d'infanzia del padre, intento a spennare un galletto. Era un uomo robusto sulla cinquantina, all'apparenza burbero ma aveva un cuore d'oro. Si era preso cura di Anita fin dal primo giorno in cui mise piede nel negozio. In fin dei conti lei era la primogenita del suo migliore amico, se ne prendeva cura come fosse figlia sua. Tutto ciò che Anita aveva imparato in cinque anni da macellaia lo doveva a Igidio.
Era un uomo solo. Un tempo aveva una moglie, ma morì tristemente in seguito a una grave febbre. Si prendeva cura di se stesso, aveva qualche animale e l'affetto dei suoi amici. Gli unici familiari che gli erano rimasti erano la sua mamma, ormai troppo vecchia, e un fratello, trasferitosi qualche decennio prima in una vallata circostante.
Era molto geloso del suo lavoro, aveva infatti confinato Anita alla parte più commerciale del mestiere anche se ogni tanto le mostrava come comportarsi con le carni.
Per la maggior parte del tempo lei si occupava di vendere e di consegnare i prodotti porta a porta. E questo non le dispiaceva affatto.
Se ne stavano tutto il tempo in stanze separate, cosicché lei non era costretta a sentire i suoi pensieri.
I pensieri degli uomini adulti erano quelli che più detestava, ma non poteva fare a meno di udirli.
Nessuno sapeva di questa sua peculiarità, se solo qualcuno lo avesse scoperto sicuramente ora lei non sarebbe così tranquilla, dietro al bancone della macelleria.
C'erano persone in quel mondo che avrebbero ucciso per un dono del genere. Andava nascosto.
La prima cliente della giornata era Amelia, gentile donna di mezza età che abitava all'angolo.
-Buongiorno Signorina Anita-
-Buongiorno a lei Signora- rispose la ragazza
-Mi dia del petto di pollo per favore-
E' davvero una ragazzetta ben educata, è una sfortuna che debba lavorare così tanto, nonostante i suoi fratelli maschi è a lei che spetta fare tutto. Povera piccola.
La pietà era un'altra cosa che Anita detestava. Odiava sentire le persone impietosirsi di fronte alla sua storia. Se lavorava così tanto era solo per sua scelta e per questo non necessitava la pietà di nessuno, era stata sua la decisione di aiutare la madre mettendosi a lavorare. E poi era comune tra i giovani dell'epoca doversi occupare della propria famiglia.
Le giornate al macello passavano correndo, la mattina Anita stava in negozio e al pomeriggio si occupava delle consegne a domicilio.
Quando a mezzogiorno il freddo si placava lei e Igidio mangiavano salame sulla panchina davanti al negozio, godendosi qualche raggio di sole.
Ora a varcare la soglia era Dorotea, sua amica d'infanzia. Veniva spesso a rallegrarle le giornate con la sua spensieratezza. Aveva ancora 13 anni, la sua spontaneità e solarità indicavano che aveva avuto un'infanzia spensierata. Lunghi capelli biondi la distinguevano e un sorriso le illuminava il viso. Il padre era minatore, la madre balia. I due fratelli, più grandi di lei, le facevano sempre mille dispetti, ma in fondo si volevano bene. Era la cocca della famiglia, l'unica figlia femmina, cresciuta come una principessina. Un po' viziata ma dal cuore d'oro.
Nel pomeriggio andando entrambe a fare le consegne, in compagnia era tutto più divertente.
-Oggi dovremo andare dalla vecchia Candida, era mesi che non ordinava un pezzo di carne- disse Anita buttando un occhio alla lista delle consegne.
-Ho sentito dire che si è trasferita da lei la nipote, vorrà assicurarle buon cibo per l'Inverno.-
La casa della vecchia Candida era ai piedi del bosco, appena fuori dal centro. Era la casa più isolata del villaggio.
Ad aprire la porta fu una ragazzina, la nipote.
-Salve, sono Anita dalla macelleria, porto un ordine per la signora Candida-
Dopo aver letto l'ordine Natalia pagò l'importo dovuto.
- Ciao! Io sono Dorotea-
- Io sono Natalia, piacere mio-
Dorotea, la cui felicità sprizzava da tutti i pori, non vedeva l'ora di conoscere la nuova arrivata così la invitò a vedersi il giorno dopo in piazza a metà mattina.
Anita aveva fin da subito percepito il disagio di Natalia, ciononostante la ragazza le aveva fatto una buona impressione perciò accettò di farsi trovare anche lei il giorno dopo, appena il lavoro gliene avesse dato l'opportunità.
-Nonna, non so se mi presenterò domani- disse Natalia appena chiuse la porta.
La vecchia, nonostante fosse stanca, non perdeva la sua vitalità. Amava la nipote, vedeva in lei gli occhi e la determinazione del figlio sommati alla bontà d'animo della povera Margherita. Anche avendola vista poche volte la sua dolcezza e generosità non erano passate inosservate.
- Ragazza devi assolutamente farlo, ti devi ambientare e conoscere le altre persone del paese, in fin dei conti questa sarà la tua casa-
La nonna voleva a tutti i costi rendere speciale la vita della nipote, avrebbe fatto di tutto per vederla felice.
-Okay nonna mi hai convinta, domani andrò-
Prepararono insieme la cena, poi la nonna le raccontò una storia magica.