Dodici

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-Ragazzi dovete scappare al più presto, qualcuno ci ha traditi, sanno dove siete-

-Amore la bambina, ricordati di lei. Se ci prenderanno è lei che si deve salvare, dobbiamo proteggerla a tutti i costi, è troppo potente- disse guardando la piccola seduta per terra. Ormai aveva all'incirca tre anni ma aveva un potere così enorme che nessuno ne aveva visto altro al mondo. Era la creatura più potente che si potesse trovare in quel periodo per questo tutti la volevano per sé. Chiunque avrebbe pagato oro per quella bambina.

C'erano tre ragazzi e due ragazze (più la bambina) in quella stanza. Si muovevano all'impazzata, si stavano preparando alla guerra. Erano pronti a tutto.

Dopo qualche minuto gli altri, probabilmente i cattivi, sfondarono la porta. Erano armati fino al collo e non si sarebbero di certo fatti scrupoli.

A tutto questo seguì una battaglia confusionaria, non si riusciva a vedere bene. Si sentivano urla, fumo, spari. Qualcuno afferrò la bambina e corse fuori dall'edificio.

Sentiva ancora i rumori di quella guerra ma ormai ne era lontana. Sentiva una ragazza piangere.

-Non ti preoccupare, ora ci sono io a proteggerti, non ti faranno del male- Le guardò il viso, aveva due occhi verdi, arrossati dal fumo e dal pianto, circondati da una folta chioma di ricci rossi. Era così che se la ricordava.

Natalia si svegliò di soprassalto prese da un cassetto del suo comodino un quaderno e ci segnò tutto ciò che aveva visto, sapeva che erano delle cose importanti.

Poi fece una doccia veloce, mangiò qualcosa e corse a lavoro.

Per Morgana gli ultimi erano stati giorni difficili, se avevano provato a ucciderla non era di certo un caso. Qualcuno doveva saperlo. Nonostante sua madre avesse passato la vita a nasconderla e a proteggerla loro l'avevano trovata.

Sapeva che questa era tutta colpa sua, sarebbe dovuta stare più attenta da quel momento in poi. Nick non si era più fatto sentire, quella mattina era andata a controllare se stesse bene ma non c'era più. Anche Vincenzone non l'aveva più visto, era come svanito nel nulla. Non sapeva più cosa pensare di lui, avrebbe potuto mostrare un po' di gratitudine per chi lo aveva accolto e curato nel momento del bisogno.

Andò in cucina dove sua madre la stava aspettando per la colazione.

-Morgana come stai?-

-Mi sto riprendendo, ma non voglio farmi ammazzare-

-Quindi ti senti pronta?- le chiese la madre. Morgana annuì. -Perfetto, oggi ti accompagno da lui, inizierai il tuo addestramento. Probabilmente dovrai restare da loro per qualche tempo, sarà più sicuro. E per il lavoro non ti preoccupare, qui ci penso io e per la locanda Vincenzone mi ha detto di aver già trovato una sostituta-

-Grazie mamma-

Dopo la colazione Morgana si fece una doccia e preparò le sue cose.

Poi andarono insieme da Ernesto, le stava aspettando alla porta.

Ernesto viveva con i suoi figli in quella che era la biblioteca. Ma la parte dedicata ai libri era minima in confronto a tutto il resto della casa. La casa era molto grande con più stanze da letto di quelle che venissero usate. Infatti quando Ernesto fece costruire la casa, decenni prima, sapeva già che avrebbe voluto accogliere chi era in pericolo facendogli trovare un letto comodo dove stare. In totale i posti letto erano una decina, la cucina e la sala da pranzo erano molto grandi. La biblioteca era al piano terra, al di sotto si trovava un'immensa palestra mentre al piano di sopra c'era la casa.

L'edificio era davvero grande, anche se dall'esterno sembrava molto più piccolo. L'obiettivo degli architetti era far sembrare quell'edificio uno dei tanti, non un posto speciale.

Lì non vivevano solo Ernesto e i suoi figli ma altri rifugiati come Morgana, era una casa viva.

Inoltre molti amici di sua mamma, compresa lei, spesso aiutavano i rifugiati. C'era chi insegnava, chi si occupava del benessere collettivo. Tutti insieme si occupavano delle pulizie, insomma chi stava in quella casa aveva il suo da fare.

La ragazza venne accompagnata nella sua stanza. Avrebbe avuto tempo fino al suono delle campane per sistemarsi e poi sarebbe dovuta andare in una stanza accanto alla biblioteca.

Le stanze erano modeste ma spaziose e luminose. Morgana avrebbe dormito insieme a Igraine, sua sorella maggiore di tre anni. I letti si trovavano sulle pareti opposte della stanza, di fronte alla porta c'era una grande finestra sotto cui si trovava una cassettiera bianca e alla cui sinistra c'era un armadio. Avrebbe incontrato la sorella nel pomeriggio.

Sistemò le sue poche cose in fretta, la madre le avrebbe portato le sue piante preferite nel giro di qualche giorno, in fondo le servivano per sviluppare il suo talento.

Dopo qualche minuto scese quindi al piano di sotto. Ernesto aveva preparato un programma ben preciso per i ragazzi che come lei erano venuti in quella casa per imparare a difendersi e combattere contro gli altri. Al mattino avrebbero dovuto alzarsi presto, con il suono della prima campana. Poi tutti avevano tempo per prepararsi e mangiare, dopodiché avrebbero dovuto seguire dei corsi e al pomeriggio ci si dedicava all'allenamento.

Morgana si ricordava molto bene del giorno in cui la mamma le aveva spiegato la storia del paese. Le aveva insegnato l'importanza di custodire il suo talento come il diamante più prezioso al mondo, le aveva raccontato dei rischi e pericoli a cui sarebbe andata incontro. Inoltre sapeva che sua madre fosse un membro molto importante del consiglio dei talenti e che insieme ad altre persone, tra cui Ernesto, erano anni che programmavano di creare una scuola per talenti, dove i giovani talentuosi avrebbero trovato non solo il luogo dove entrare in contatto con il loro io più profondo ma anche un rifugio dai pericoli del mondo esterno.

Sapeva fin da piccola che un giorno sarebbe stata mandata lì, dove un paio di anni prima andò anche sua sorella. Quel posto l'avrebbe salvata, come aveva fatto con sua sorella e con sua madre.

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