♬ 𝟹𝑟𝑑 𝑃𝑟𝑜𝑡𝑜𝑡𝑦𝑝𝑒 - 𝑅𝑒𝑛𝑒𝑔𝑎𝑑𝑒 [𝑁𝐶𝑆 𝑅𝑒𝑙𝑒𝑎𝑠𝑒]

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Le sensazioni donate dalla moto erano per entrambi le medesime a quanto pare! Da due punti di vista diversi ma con un unico comune denominatore. Iniziò a rallentare poiché la strada dritta stava per concludersi, rientrando in un centro urbano con ovviamente alcuni limiti. Tornado tra il traffico e le vetture non mancano gli incontri sgradevoli. D'altronde non tutti sono degli ottimi guidatori o persone. Con la coda dell'occhio vide la macchina e tempestivo mise entrambe le mani sul serbatoio già pronto all'incombente, brusca frenata.
«Ma che cazzo fai!?» Sbraitò contro la vettura che ora sostava in mezzo alla strada.
«Tu che cazzo fai, non vedi che-» «Hey, tutto bene?» Non curante della replica del guidatore in questione pose la sua maggiore attenzione su di lui.
«Va tutto bene, tranquillo» Gli diede una pacca sulla spalla.
Diversi minuti passarono. La discussione non accennava a terminare e l'arrogante guidatore affermava anche di avere la ragione quando era in palese torto. In modi bruschi e con tono di voce alterato fin troppo per un tipo di discussione del genere, decise che sarebbe stato meglio andare via.
«Tanto non cambierà idea. Non capirà di avere sbagliato. Non lasciamoci guastare il viaggio. Parti! Lascialo perdere» Gli accarezzava le braccia per tranquillizzarlo, visto i toni raggiunti, e per spronarlo ad andare via.
Senza dargli più corda, senza replicare a quelle urla da gallo vecchio e impettito, accese nuovamente il motore pronto a partire.
Dopo la sgasata si rigirò avanti per prendere bene la posizione in moto. «Ma che hai fatto?» Sorridendo fissava lo specchietto sul manubrio. «Io? Nulla?» Rideva di riflesso, colpevole.
«Lo hai mandato a quel paese?» Gli scappò incontrollata una risata insieme alle parole.
«...ed è meglio se adesso acceleri infatti!» Si era già aggrappato con entrambe le braccia al suo addome. Complice, divertito dall'infantile gesto, senza farselo ripetere una seconda volta ruotò il polso alzando le marce una dietro l'altra.
Lo slalom tra le macchine. La velocità ed una meta appena raggiunta. Tenendosi alle sue spalle agilmente scese dalla moto anticipandolo a cui l'altro mise poi il cavalletto.
«Eccoci qui» Scosse la testa togliendosi il casco.
Prendendo un bel respiro si godeva la freschezza dell'aria lì su. Una splendida vista li attendeva scalpitante di essere ammirata. Avida, bramava e attendeva i suoi meritati complimenti. Scese anch'esso dalla moto poggiandovi il casco nero sulla sella.
«Ho capito, ci penso io di nuovo» Sorridendo e trattenendo una piccola risata gli toccava di nuovo armeggiare con il casco per toglierglielo.
Adesso non c'era più una moto di mezzo e la distanza tra di essi era sempre meno. Delicato glielo sfilò accoppiandolo insieme al proprio sulla sella. Prendendolo per mano lo stava tirando verso il muretto in pietra presente per la visuale migliore del panorama.
«Hai freddo?» Domandò in forma retorica visto l'evidente tremore. «Non ero preparato ad un giro in moto e poi è calata la sera» Rispose non affermando però la palese verità. Senza dire nulla si spostò dietro di lui aprendo la giacca a vento che indossava. Porgendola attorno al magro busto di lui lo avvolse poi in un abbraccio. Il caldo della giacca, il forte calore emanato dal suo corpo, lo stavano riscaldando nell'immediato. Poteva sentire il suo vigoroso petto gonfio premere contro le sue spalle, data la maggiore altezza di lui. La parte addominale scendere e accarezzare le curve della spina dorsale. Per finire, il suo bacino splamato leggero sul fondoschiena. Poteva sentire il suo odore, forte ma non sgradevole o molesto, avvolgerlo insieme a quelle forti braccia.
«Allora, ti piace dove ti ho portato?» Chiese sporgendo verso il suo orecchio sfiorandolo con la punta del naso.
«È bellissimo! Non c'ero mai stato qui» Confessò facendosi sempre più piccolo in quella confortevole morsa che lo opprimeva gradevolmente.
Per un attimo, di fronte alla fine del sole che spariva dietro il paesaggio dando spazio alle luce profonda del crepuscolo, calò un armonioso silenzio. I suoni della città erano arretrati in secondo piano esaltando i loro respiri, i loro cuori.
«Non hai avuto paura?» Ruppe il silenzio poggiando il pizzetto sul suo capo.
«Per nulla!» Senza una minima attesa, senza nessun dubbio, ribadì spedito dopo la domanda spiazzandolo. «Quando ho preso quel casco ho accettato non solo di fare un giro in moto», accentuò le ultime parole «ma ho accettato di fidarmi di te!» Guardava fisso le luci della città sottostante. Come un presepe le contemplava non lasciandosi sfuggire nulla mentre sincero gli parlava. «Sai... andare in moto con qualcuno è un gesto di molto coraggio per quanto mi riguarda. Trovo in questo gesto una fiducia immensa perché salire su di una moto è come un giro alla roulette. Non sai cosa capiterà. Una volta che decidi di dare fiducia a qualcuno, una volta che sali su una moto dando fiducia a quella persona non si torna più indietro. È come se ti affidassi a lui. Beh... io mi sono affidato a te!» Terminò dopo una breve pausa.
Il vento gelido che soffiava gli rigava le guance rosse, accaldate. Rinfrescava la punta delle orecchie del medesimo colore. Spostava leggero qualche ciocca di capelli appiattiti e unticci per il casco indossato.
«Hai appena detto una cosa stupenda, sai?» Lo strinse maggiormente a sé stampandogli un bacio sul collo scoperto.
«Ho detto semplicemente la verità!» Si voltò per cercare un contatto visivo.
Allentando la presa lo invitò a completare il giro in modo da ritrovarsi uno di fronte all'altro. Con un cielo blu notte, scuro e cosparso di svariate stelle, come tetto.
«E...» Cominciò a parlare serrando la presa sulla sua vita.
«Cosa?» Poggiando i palmi sul suo petto lo invogliava a continuare.
«E se ti affidassi a me non solo per andare in moto?» Con fatica, ma non distolse lo sguardo dai suoi occhi. Adesso anch'esso aveva le goti arrossate.
Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa fare. Non sapeva se avesse compreso con precisione quello che intendeva, ma una cosa glielo faceva capire. Un dettaglio glielo faceva capire. Dopo quella frase non aveva mai smesso di fissargli le labbra!
Alzò una mano adagiata comodamente sul suo petto per portarla sulla sua ispida guancia. Chiudendo gli occhi strofinò la guancia in presenza della delicata mano godendosi la carezza. Aprendo gli occhi vide una sua maggiore vicinanza. Mancavano solo pochi millimetri ad un scontro, ad uno scoppio astrale!

#MySpace
Avevo detto che ogni storia aveva la sua canzone a sé, infatti questa è l'unica eccezione. Semplicemente sono due canzoni che, avendo lo stesso titolo, mi hanno ispirato comunque le stesse vibes, ovvero l'andare in moto!
Volevo anche specificare che il non dichiarare i nomi dei protagonisti è voluto da me. Potreste trovare questo fattore anche in altre storie. Sappiate che è sempre consapevolmente voluto.
Fun fact: sin da più piccolo sono stato CONVINTO che la parola "renegade" avesse a che fare con il mondo motociclistico. Infatti quando ho conosciuto queste canzoni subito alla mente mi son balzate immagini di un viaggio, un giro in moto. Poi però, mentre scrivevo la storia, ho voluto cercarne il vero significato e... non ha nulla a che fare con le moto e i motociclisti come pensavo! Non nego che mi ero scoraggiato e non poco. Perché tutto il mio finto castello era crollato miseramente con una piccola onda. Poi però, tra le ricerche fatte, ho scoperte che "Renegade" è stata una vecchia serie televisiva con un motociclista come protagonista. Insomma era molto presente il tema essendo lui il "renegade" quindi... possiamo dire che le moto c'entrano un pochino. Che ne pensate? Haha.

Fatemi sapere se questa storia vi è piaciuta votando e commentando. Fatevi sentire :)
Io spero tanto che vi sia piaciuta!

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