Capitolo 6.

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GILDA'S POV
Dopo l'incontro al bar con Enea, i miei tentativi di tener vicino mia sorella a quest'ultimo che devo dire essersi rivelato abbastanza simpatico e alla mano andiamo al mare e durante il viaggio il fratello maggiore protettivo irrompe con tutta la sua prepotenza mettendo a disagio la piccolina già di per sé abbastanza ansiosa e nervosa.

<<Allora Ania, cos'è questa storia? Potevi farti male! E se la macchina fosse esplosa?!>>
Dice Edoardo stringendo forte il volante della macchina, perché si, il signorino adesso non solo è arrabbiato ma si è anche imposto per guidare in modo da sgridare per bene Ania come se non ci fosse un domani.

<<Non ci ho pensato e quindi? Vuoi farmi la paternale solo perché ho tirato fuori dall'auto due persone che sarebbero potute morire? Qual è il problema scusa?!>>

Ribatte il peperoncino di mia sorella.

<<Non voglio che tu ti faccia del male, lo capisci oppure no?! E poi per quale motivo ti guarda in quel modo? Cosa c'è fra te e lui?>>
Ania lo fissa a occhi sgranati e stringe i pugni. Devo intervenire o finirà male.

<<Bene Edo, la parte del fratello maggiore indispettito l'hai fatta, adesso guida e vedi di darci un taglio. C'ero io con lei e non le sarebbe successo ugualmente nulla e poi scusa, qual è il problema? Che la guardi come gli pare, Anastasia è grande abbastanza da poter decidere anche di frequentarlo e tu dovrai accettare le sue scelte senza rompere le palle, intesi?!>>

Lo guardo male e lo vedo annuire. Il bello di essere la più grande fra i tre è questo, alzi la voce e si zittiscono entrambi.
Era ora.
La giornata prosegue senza particolari intoppi, Alfonso gioca con Edo e il cane, mamma e papà sulla spiaggia a rilassarsi e infine Ania, con lo sguardo perso a fissare il mare, chissà a cosa stara pensando.
Lo vedo, so che Enea la inquieta parecchio, non so se in senso buono oppure no.
Non voglio pressarla per parlare, quando avrà voglia verrà da me, fino ad allora sarò la sua ombra.
Decidiamo di cenare sulla spiaggia e ordiniamo una pizza ciascuno, Ania sembra essersi riaccesa di botto infatti adesso sta discutendo con Alfonso su possibili libri da fargli leggere, solo che al piccoletto di leggere proprio non gli va.
Torniamo a casa e dopo la doccia mi stendo sul letto.
Mi cade l'occhio sul foglietto che c'è sul comodino e noto che è proprio quello che mi ha dato Tom, guardo l'ora, sono ancora le nove, prendo coraggio e gli scrivo.

• Ciao Tom, sono Gilda.
Breve ed efficace, mio Dio, sembro una bimbetta. La risposta non tarda ad arrivare.
• Gilda ciao, come stai? Avete deciso quando uscire insieme?
Ah, va diritto al punto lui.
• No, però sono la sorella maggiore e posso avvalermi della facoltà di decidere anche per lei.
Rido da sola per ciò che ho scritto, se Ania leggesse questo messaggio non ci penserebbe due volte a strangolarmi.
• Perfetto, allora quando ci vediamo?
Risponde prendendo la palla al balzo.
• Non saprei, tu quando suggerisci?
Non voglio che pensi che ci sia troppo interesse da parte mia. Lui risponde subito:
• Onestamente a me farebbe piacere uscire anche domani sera.
Decido di scherzarci su e gli dico:
• Non vedi l'ora di liberarti di noi?
E la risposta che arriva mi spiazza totalmente.
• Tutto il contrario, sto pensando a una scusa per uscire soli noi due se devo essere sincero.

Arrossisco. Ma perché fa così?! Decido di rispondere in modo ironico e di chiudere la chat.
• Bene, pensaci bene allora, domani ti faccio sapere dove e quando. Buonanotte Tom.
Risponde subito:
• Scappa finché ti riesce, notte Gilda.

Fisso allibita lo schermo del cellulare.

Non sono quel tipo di ragazza che permette a un uomo di avvicinarsi con tanta facilità, non ho molti amici maschi e gli unici uomini a cui tengo davvero sono mio figlio, mio padre e mio fratello.

Dopo il divorzio dal mio ex marito è stato tutto un continuo salire, lavoro-casa-lavoro, non mi fido più degli uomini, mi viene davvero difficile.

Dopo aver divorziato da Riccardo divenni un automa, la mia reputazione a causa delle sue bugie vacillò in modo drastico e mio padre e mio fratello fecero di tutto per mettere a tacere le voci false su di me, le persone mi vedevano e sussurravano fra loro:
"guardate c'è la puttana" come se non fossi li e come se io non sentissi i loro sussurri pieni di risentimento e cattiveria.

C'è da dirlo, ogni persona che avesse sussurrato cattiverie nei miei confronti erano persone dalla dubbia personalità e dallo scarso senso di lealtà, presi singolarmente ognuno di loro aveva un passato opinabile e quasi tutti i lori mariti oppure le loro mogli erano stati traditi.

Dopo un po' le loro malelingue avevano smesso di sfiorarmi.

Faccio da uomo e da donna in casa mia e prima che un uomo possa entrare nella mia vita deve passare moltissimo tempo.
Chiudo il cellulare e la luce e decido di dormire, domattina oltre a lavorare dovrò sorbirmi gli scleri di Ania.

𝐈𝐥 𝐛𝐫𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐢𝐥𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora