Capitolo 18.

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                                 Il più dolce degli amori è l'amore che unisce due fratelli.


ANASTASIA'S POV

È sera e attorno a me regna la quiete più assoluta.

Sono triste e mi sento svuotata, il rapporto con mio fratello è rimasto bloccato in un limbo, entrambi ci incontriamo e passiamo il tempo a fissarci ma nessuno dei due ha la forza di parlare con l'altro. 

Mi sento abbandonata da lui, è come se una delle mie radici fosse stata strappata via con brutalità e il solco che si è creato è una ferita che continua a sanguinare in continuazione.

Come può un rapporto fra un fratello e una sorella avere un epilogo simile? Perché mio fratello non parla con me? Non mi importa di ricevere scuse da parte sua, vorrei solo che venisse e mi prendesse tra le sue braccia cullandomi come quando eravamo bambini.

Quando avevo tredici anni, un giorno, mi prese per mano e andammo a fare un giro per il giardino della tenuta del fratello di papà mentre i nostri genitori erano seduti con gli zii in veranda.

Ero affascinata dalla moltitudine di fiori che si estendeva per quel giardino, ricordo, in particolar modo di come rimasi incantata a fissare un cespuglio di rose rosse e dal loro profumo che, arrivandomi in volto mi lasciava addosso una sensazione di calma e benessere.

Edoardo, resosi conto del mio benessere mi raccontò una delle storie più belle che avessi mai sentito e che poi scoprì essere uno dei classici Disney più amati di sempre e che segnò la mia vita e il mio pensiero in un modo abbastanza evidente.

Mi disse <<Sorellina, sai che la rosa è l'emblema dell'amore?>>, dapprima lo fissai cercando di non capire così lui continuò <<Ci sediamo su quella panchina? Così se vuoi ti racconto una storia>>.

Battei le mani entusiasta da quella proposta, così iniziò a parlarmi di come quella rosa rossa fosse diventata simbolo di una vita che in assenza di amore si sarebbe potuta spezzare; mi parlò di come Belle leggeva e insegnava alle bambine del villaggio a leggere, battendosi per diritti che un tempo alle donne non erano concessi.

Ricordo che a fine racconto mi disse <<Ania, non permettere mai alla cattiveria delle persone di influenzarti, di farti distogliere l'attenzione da ciò che vuoi dalla vita e soprattutto non smettere mai di credere nell'amore>>.

Ripensare oggi tutto questo non fa altro che farmi stare ulteriormente male, le lacrime scorrono incessanti e silenziose, non riesco a distogliere lo sguardo dal cielo e la persona che si è appena seduta al mio fianco mi tira a sé facendomi poggiare la testa sulla sua spalla.

Il profumo di mamma è qualcosa che sin da bambina ho sempre riconosciuto subito, ogni volta che lei è vicina un senso di benessere si espande per tutto il mio corpo e mi sento a casa.

<<Bambina mia, perché stai piangendo?>>

Sollevo lo sguardo verso mia madre e lei ne approfitta per togliere le lacrime dalle guance e alle sue spalle appare papà che prende posto alla mia sinistra e racchiude me e mamma fra le sue braccia depositandomi un bacio fra i capelli.

Restiamo in silenzio tutti e tre, non c'è bisogno di dire niente.

Il momento di calma viene interrotto da mio nipote che arriva come un tornado ed esclama <<Anche noi vogliamo un abbraccio!>>, sussultiamo tutti e tre e prima di rendermene conto mi ritrovo stritolata dalle braccia di mio nipote alle quali successivamente si aggiungono quelle dei miei genitori e quelle di mia sorella e di mio fratello.

È inevitabile lo scambio di occhiate fra me e Edo e quando vede le condizioni dei miei occhi, nei suoi tutta la tristezza che prova si mostra con prepotenza.

Finito l'abbraccio stritola ossa della mia famiglia mamma e papà raggiungono le loro camere, non prima però di aver precisato che avrebbero accompagnato Alfonso nella sua stanza, lasciandomi da sola con Edo e Gilda.

La prima a dire qualcosa è proprio quest'ultima che con sguardo carico di angoscia e tensione dice <<Ora vi lascio da soli a discutere dei vostri problemi e qualsiasi esso sia vedete di risolverlo. Questa tensione e questa distanza non fa bene a nessuno di voi due e noi che non possiamo fare nulla per aiutarvi, ci sentiamo impotenti>>, lasciandoci un ultimo sguardo entrò dentro.

Siamo rimasti soli io e lui.

È così strano, dopo tutte queste settimane passate a non parlarci, essere l'uno di fronte all'altro; non so cosa dire e se parlare io per prima.

Il dubbio dura poco però, visto che si avvicina e si siede al mio fianco schiarendosi la voce.

<<Come stai Ania?>>, fisso il cielo e sorrido amaramente, <<Cosa mi nascondi? Hai sempre parlato con me, pensi che se mi svelassi adesso ciò che ti tieni dentro potrebbe fare la differenza in qualche modo? Qualsiasi promessa o giuramento tu abbia fatto con il padrone della villa o con qualcun altro per me non vale, ci sono dentro tanto quanto te>> dico girandomi nella sua direzione.

Edo sorride ma il sorriso non arriva ai suoi occhi <<Ania io non posso, non spetta a me, non sarebbe giusto>> si avvicina e inginocchiandosi alla mia altezza prende le mie mani fra le sue << ma ti prometto sorellina mia, che farò di tutto per proteggerti, nessuno ti torcerà mai un capello, quello che è accaduto la settimana scorsa non si ripeterà più>>.

Le lacrime riprendono a scorrere e Edo mi stringe fra le sue braccia coprendo completamente la mia figura.

<<Piangi sorellina, qui sei al sicuro>> e con queste ultime parole sbatto le palpebre un'ultima volta prima di abbandonarmi a un sonno tormentato e senza sogni.

𝐈𝐥 𝐛𝐫𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐢𝐥𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora