Capitolo 19.

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ANIA'S POV

Mi risveglio nella mia stanza con i raggi del sole che scaldano il mio viso.

Resto a fissare il soffitto pensando a tutti gli avvenimenti della settimana e non posso fare a meno di chiedermi come sia possibile che la mia vita stia cambiando così velocemente. In che guaio mi sono cacciata? Perché ho la sensazione che tutti stiano mentendo?

Decido di alzarmi e di andare a fare una doccia, dopodiché mi vesto con un vestitino a fiori e un paio di sandali che richiama il colore del vestitino, prendo gli occhiali da sole la borsa e scendo a cercare mio padre per farmi dare le chiavi della macchina. Non voglio rimanere qui, voglio andare in posto tranquillo e rilassarmi.

Trovo tutti seduti nel terrazzino in salotto Enea, Tom e Marianne compresi.

<<Buongiorno a tutti!>> esclamo ignorando gli sguardi strani che Enea mi lancia, <<Papà mi presteresti le chiavi della macchina?>>.

Vedo Enea stringere la mascella come se non fosse per niente felice di ciò che ho appena detto ma scuoto la testa e torno a fissare mio padre che esclama << No tesoro, io e mamma dobbiamo andare dagli zii in paese per un paio di ore. Potresti però uscire con tuo fratello, so che lui oggi ha la giornata libera>> e lancia uno sguardo di intesa verso quest'ultimo che annuendo con veemenza esclama <<Si certo, ci vediamo tra cinque minuti alla macchina. Il tempo di recuperare le chiavi e i documenti>>. Si alza e rientra a recuperare il tutto mentre io resto lì, immobile, a cercare di capire per quale motivo stiano usando atteggiamenti del genere.

Mi riprendo e saluto i presenti incamminandomi verso la macchina di Edo quando però ad un certo punto vengo fermata dalla voce del padrone di casa <<Anastasia aspetta!>>; mi volto e lui è a tre passi da me <<dimmi>>, esclamo facendo un paio di passi indietro.

<<Stai bene?>>, osservo i suoi occhi e noto una strana sfumatura rosso scuro ma nel momento in cui sto per chiedergli spiegazioni arriva Tom che gli comunica di una riunione imminente con altri imprenditori, il che è strano considerando che siamo in piena estate e che dovrebbero essere tutti in vacanza. Enea si avvicina e di riflesso mi allontano ma la sua mano afferra un mio braccio e all'improvviso è come se non avessi il controllo su ogni muscolo del mio corpo. Abbassa la testa nella mia direzione e lascia un delicato bacio sulla fronte dopodiché va via.

Mi riprendo dal mio torpore e scuotendo la testa mi dirigo di corsa verso la macchina di mio fratello. Mi sento strana e inquieta ma oramai è routine.

Sono in giro con Edo, abbiamo deciso di passare del tempo insieme; eppure, al mio fianco sembra esserci un estraneo e non mio fratello

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Sono in giro con Edo, abbiamo deciso di passare del tempo insieme; eppure, al mio fianco sembra esserci un estraneo e non mio fratello. È come se mi sentissi a disagio, non riesco a interagire con lui e non riesco a guardarlo negli occhi, sento un peso enorme al petto e non poterne parlare con nessuno inizia a pesarmi più del normale. Trascorriamo il resto della mattinata così, in silenzio a vagare per le strade, non c'è una conversazione solo un enorme silenzio che sembra allontanarci ancora di più.

Quello di ieri sera non è stato un chiarimento perché fino a quando non saprò cosa si cela dietro tutti questi avvenimenti non potrò fidarmi e ho la netta sensazione che non riuscirò a farlo neanche dopo aver saputo la verità.

Non mi va di dare la colpa a qualcuno, però nel mio profondo, sento che Enea è coinvolto in tutto questo, che tutta la sua famiglia lo sia, ma se non ho prove concrete tra le mani non riuscirò mai a capire e a dimostrare ciò che penso.

I miei pensieri vengono interrotti da Edo stesso, che, non potendone più di questo silenzio esclama un po' più forte del previsto <<Allora, come va con gli esami?>>. L'unica domanda che non avrebbe dovuto fare considerando che sto trascurando gli esami da preparare per far luce su tutti questi misteri che mi circondano.

<<Potrebbe andare meglio ma da quando siamo arrivati qui ciò che riesco a concludere è poco>>.

Fa per rispondermi ma riceve una chiamata a cui risponde un rapido <<Stiamo tornando>> e senza aggiungere altro mi afferra dal braccio e inizia a camminare, a passo felpato, verso la macchina e subito dopo a gran velocità ci dirigiamo verso la tenuta del principe stronzo che sta rendendo il mio soggiorno qui, un vero inferno.

Arrivati scendo dalla macchina e mentre provo a dirigermi dentro mio fratello mi afferra ed inizia a tirarmi con forza dal braccio.

<<Edo che diavolo, perché mi tiri così?!>>, ignora di proposito la domanda che gli ho fatto e continua a camminare, arrivati alla tenuta, si dirige direttamente verso lo studio di Enea, spalanca la porta ed entra dentro trascinandomi dietro di sé. Enea è più confuso di me e da ciò capisco che non sa nulla di tutto ciò. Appare alle spalle di mio fratello Tom che asserisce <<Voi due dovete parlare di molte cose, noi leviamo il disturbo>> e come da lui detto, escono dalla stanza non prima che mio fratello abbia lanciato uno sguardo di ammonizione al principe dei miei stivali.

Cala un silenzio tombale e all'improvviso sento su di me il peso di uno sguardo che sembra leggermi il cuore, mi giro e vedo Enea fissarmi senza ritegno.

<<Finalmente sei qui davanti a me.>> si alza avvicinandosi alla finestra. Osservo ogni suo movimento ammaliata, odio il modo in cui il mio corpo reagisce in sua presenza. <<Non perché l'ho voluto io>> ribatto scatenando la sua ilarità.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 08 ⏰

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𝐈𝐥 𝐛𝐫𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐢𝐥𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora