Capitolo 15 🔴

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ATTENZIONE, QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE MOLTO FORTI ED ESPLICITE, PERCIO' CHI NON SE LA SENTA DI LEGGERE PASSI AL CAPITOLO SUCCESSIVO.
BUONA LETTURA PER CHI RIMANE.

Mi rannicchiai il più possibile alla parete che si trovava dietro al mio corpo freddo e appena preso a botte da lui. Colui che fino a qualche minuto prima reputavo una delle persone a cui volevo più bene.

Il sangue caldo scese dal naso come se fosse un fiume in piena, mi faceva così male che pensai si fosse rotto per la brutale botta che aveva ricevuto.

Mi tirai in piedi con non poca difficoltà raggiungendo la cucina, goccioline di sangue sporcarono il pavimento bianco lucido che mamma tanto amava.

Cercai in tutti gli scaffali il kit di pronto soccorso, ma quando lo trovai al suo interno non c'era nulla. Si potevano quasi vedere le palle di fieno che correvano per il deserto che c'era al suo interno.

Buttai a terra la scatolina arancione ed emisi un grido di paura appena sentii le sue viscide mani che mi strinsero i miei esili fianchi.

Mi prese di peso portandomi fino alla camera degli ospiti, al suo interno di sentiva un odore di chiuso misto a sudore.

La usava lui quando rimaneva a dormire qui, da mesi ormai.

Poi mi scaraventò sul divano e picchiai in modo violento la testa contro il muro rosato dov'era posizionata la testiera del letto.

Gemetti dal dolore.

Cercai più e più volte di scappare dalla sua presa al minimo allentamento, ma ogni qualvolta che ci provavo mi ritrovavo con un nuovo livido su una parte del corpo.

Stufo del mio volere folle di scappare si sedette a cavalcioni sul mio corpo, riuscendo a tenermi ferma.

Mi sfuggì un altro grido di dolore quando legò strettamente i polsi alla testiera.

«Il tuo giorno è arrivato, principessa. Pronta a donarti completamente?»

Le lacrime scesero a fiumi sulle mie guance; presa dal disgusto gli sputai sul viso, ricevendo un pugno nello stesso punto come conseguenza.

«Pensa al lato positivo, la darai a qualcuno che conosci bene e che ti ama», disse ridacchiando malignamente. Sorrise ghignando.

«Chi ti dice che non l'abbia già persa, eh?», sbottai tossicchiando; non so con quale coraggio lo dissi. Mi ero scavata la fossa da sola.

Il suo viso si incupì e il sorrisetto che padroneggiava il suo viso scomparve del tutto.

«Se è così vuol dire che ti posso prendere come una porca»

Il sangue mi si gelò nelle vene al sentire quelle sue parole. Subito dopo strappò via ogni mio indumento, lasciandomi interamente nuda sotto i suoi occhi infuocati, ed io mi dimenai il più possibile; la mia vita in pochi attimi si stava rivelando un vero e proprio inferno, inferno che io non meritavo di vivere.

«Per essere una ragazzina di quindici anni hai un corpo da favola», sussurrò in piena estasi.

Senza un minimo di delicatezza si abbassò sul mio piccolo seno, succhiando i capezzoli con avidità; le lacrime solcarono ancora e ancora il mio viso e i singhiozzi fecero fremere il mio corpo.

Continuai a muovermi fino a quando lui, imprecando sottovoce, non mi legò anche i piedi, facendomi rimanere ferma del tutto.

Ad ogni movimento che facevo le corde si stringevano, procurandomi lesioni che non sarebbero andate mai più via.

ANGELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora