Presi un respiro profondo.
Il cuore mi batteva all'impazzata nella cassa toracica. Quello che vedevano davanti a me i miei occhi non era la realtà. Non poteva esserlo.
«Sto sognando? Tu non puoi essere vera...tu sei morta quando avevo quindici anni!»
La mia voce tremava, proprio come il mio corpo.
«Bambina mia...», la donna dai lunghi e bianchi capelli ondulati fece altri passi verso la nostra direzione.
«Stai ferma!» dissi quasi implorante.
«Signora Grens, cosa ci fa qui?», Kendal prese parola avvicinandosi alla figura anziana di mia nonna. Colei che credevo fosse morta di cancro esattamente tre anni fa. Era morta davanti ai miei occhi eppure era lì, a qualche metro di distanza da me.
Lo guardai, non sembrava per nulla sorpreso nel vederla.
«Perché lei è qui?», quella volta lo chiesi io a lui.
«Meglio parlarne da seduti», disse lei indicando la tovaglia sul terreno.
Così facemmo. Aspettai impaziente spiegazioni che non volevano arrivare. Il silenzio regnava sovrano, anche la musica sembrava essersi stoppata insieme al mio cuore.
«Allora?», sollecitai tenendomi a debita distanza da entrambi.
A lei non riuscivo a guardarle negli occhi, per me era morta davanti a me in ospedale quel giorno. E per quanto sia felice di sapere che sia ancora in vita la rabbia era più potente di qualsiasi altra cosa.
«Ti ricordi la frase che ti dissi prima di morire?», chiese rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato. Nel sentire la sua voce così calda e dolce, come me la ricordavo il mio cuore perse un battito.
Deglutii con fatica annuendo.
«Ti dissi che con la giusta forza si può rinascere dalla sofferenza provata. Ed io per far sì che ciò accadesse ho dovuto fingere la mia presunta morte.»
Gli occhi mi diventarono lucidi. Non stavo capendo.
O almeno, preferivo non capire quello che avevo già intuito.
«Sei scappata come ho fatto io» dissi semplicemente in un sussurro.
«Esattamente. Ma se avessi saputo che ti sarebbe ritorto contro non l'avrei mai fatto», sul suo sguardo lessi un sincero pentimento. Che però, in quel momento serviva poco e nulla.
«Sai...quando ho scoperto che Kendal lavorasse nell'FBI ho deciso di chiedere aiuto a lui, in questi ultimi tre anni mi ha trovato una bella casetta dove poter abitare insieme a delle persone della mia età. Non potrò mai smettere di ringraziarlo per questo».
I miei occhi saettarono su Kendal, la postura rigida, i pugni serrati e la fronte corrucciata mi fecero ben capire che si era ben pentito di non avermi detto nulla.
Mi aveva mentito.
«Perché non me ne hai parlato?», chiesi arrabbiata e ferita.
Lui sapeva tutto e non mi aveva mai detto nulla...
«Non dare la colpa a lui, l'ho pregato io di non farlo.»
Scossi la testa con le lacrime agli occhi.
«E per quale assurdo motivo? Sapevi che in questo fottuto mondo crudele eri la mia persona preferita.» Singhiozzai tirando su col naso.
«Non lo so...»
«Bene, dopo questo favoloso teatrino io me ne vado» mi alzai di scatto. Senza guardarmi indietro mi incamminai a passo svelto nel sentiero.
«Bambina, torna indietro. Per favore.», le sue urla prepotenti mi risuonarono nelle orecchie come un eco.
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ANGEL
عاطفيةAngel era un angelo dalle ali di un bianco candido, un sorriso raro da vedere e una bellezza disarmante, era unica del suo genere, una ragazza dalle mille capacità, era intelligente e gentile con tutti. Ma come una piccola margherita strappata dal p...