89. In editoria non si parla mai di numeri

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In editoria non si parla ma di numeri.

E questo, secondo me, amante dei numeri, è un sacco male, perché diventa tutto relativo alla voce che ti parla e alla persona che ti ascolta.

"Questo libro ha venduto tantissime copie."

"Questo libro è in terza ristampa."

"Questo libro è andato sold out in fiera."

"Questo libro è sold out."

Per me che non ne capisco nulla "tantissime copie" possono essere 5.000.000, 500.000, 50.000, 5.000, 5000, 50 o 5.

Per me che non ne capisco nulla "terza ristampa" significa tutto e niente. Se ne stampi 10, alla terza ristampa di copie in circolo ce ne saranno 30.

Per me che non ne capisco nulla "sold out in fiera" significa che hai portato poche copie di quel titolo e che non ti aspettavi una grande affluenza allo stand, o non ti aspettavi un riscontro tanto positivo da parte del pubblico. Per me che non ne capisco nulla "sold out in fiera" di un determinato titolo significa che ti sei bruciato l'occasione di venderlo. Eppure, ha anche un'accezione positiva in un'ottica futura, significa che ci sarà qualcuno che cercherà quel titolo nei prossimi giorni, settimane, mesi e che potrà presto recuperarlo.

Per me che non ne capisco nulla "sold out" significa, ok e ora? Se voglio recuperare questo libro ora come faccio? Ma anche qui c'è un'accezione molto positiva. Significa che tutte le copie hanno trovato casa. Significa che un obiettivo è stato raggiunto. E qui mi chiedo. Cosa significa però "sold out"? Quante copie sono state effettivamente vendute? Quante persone conoscono questo libro ora? E ancora di più a me lettore, questa informazione è davvero utile se non nell'ottica che se lo voglio recuperare ora mi toccherà aspettare?

Il punto è che se non è il tuo settore, non hai dati alla mano, non hai contatti proprio interni interni, non puoi saperlo. Sono dati sensibili. Sono indagini di mercato. È un po' come chiedere a uno per strada "ehi ma tu quanto guadagni?" Non si fa. È cattiva educazione. È peggio di chiedere l'età.

Quindi anche i curiosi spesso restano tali perché hanno anche paura a porre la domanda.

Sono io il primo a vivere il disagio di chiedere quello che vorrei perché ho paura che magari non dovrei. Vero, alcune volte basterebbe un po' di faccia tosta in più. Perché magari la persona con la quale ti stai relazionando avrebbe tanta voglia di raccontarsi.

Tuttavia, restano domande scomode che possono mettere in difficoltà il nostro interlocutore, per cui, no, non si fa. Ed è meglio ascoltare, leggere, cercare di entrare in confidenza e poi riprovare. La fuga di dati aziendali è perseguibile per legge. E se viene tutelata così tanto evidentemente una motivazione sensata ci sarà.

I dati sono importanti perché sono alla base della reputazione. E non vi farò un trattato sulla "reputazione aziendale" per due motivi: uno non sono così studiato da poter fare il professorone di economia aziendale, due non è questo il punto.

Sto già divagando troppo, quindi non vi parlerò di altri "prodotti" che non siano libri e non vi parlerò di altre "aziende" che non siano editori o autori stessi (nel caso dei self).

Nel mondo dei libri, ma vi assicuro che si potrebbe replicare a ogni settore lo stesso discorso, siamo più propensi a cercare di acquistare e sostenere ciò che conosciamo già, o che abbiamo visto almeno una volta. È rarissimo il caso in cui si arrivi a desiderare e acquistare nello stesso istante qualcosa che non si è mai né vista né sentita prima.

E come fare a sentire o vedere qualcosa prima ancora di trovarsi nel posto giusto in cui si avrà l'opportunità effettiva di averla?

Attraverso i canali di comunicazione di massa.

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