Capitolo 7

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Erano le 13.00 e la campanella suonò dopo un'ora pesante di matematica . Chiusi in fretta i libri, feci la cartella e me ne andai. Quella giornata, per esser stata la prima di tutto l'anno, mi sembrò interminabile. Amanda se ne era stata zitta per tutto il tempo, il che mi costrinse a vagare col mante guardando fuori dalla finestra, o dovetti ascoltare ciò che i professori dicevano. Quello in matematica, in particolare, non mi regalava troppa simpatia. Era un uomo alto e massiccio, pelato e con gli occhi piccoli e neri. Non faceva altro che guardarmi, il che mi metteva in soggezione.
Dalle mie spalle sentii una voce chiamarmi fra la folla di ragazzi. Mi voltai e vidi Amanda, mentre i suoi capelli danzavano con l'aria.
"Vai di fretta ?"
"No, cioè ho solo voglia di andare a casa"
"E se invece facciamo una sosta per un panino?"
"Un panino? Mi conosci da cinque ore e mi chiedi già un appuntamento, ne sono onorato" gli sorrisi, volevo vedere come avrebbe reagito. Mi avrebbe potuto ridere in faccia oppure fare la permalosa e dirmi che non avevo il diritto di fraintendere le sue buone intenzioni . Probabilmente avrebbe scelto la seconda e se così fosse me ne sarei andato direttamente a casa.
"Si, purtroppo siamo in quattro in tutto, io, te, Maria e Giacomo. Quindi direi che è un appuntamento a quattro.. Ti piace ancora l'idea, ragazzo misterioso?"
Restai li a pensarci un attimo, ma infondo perché no? Era il primo giorno di scuola e l'idea di socializzare non è che mi dispiaceva poi così tanto.
"Va bene"
In pochi secondi ci raggiunsero due ragazzi, Maria e ..Giacomo.
Maria era alta, con le curve un po morbide, i capelli marroni chiari che le scendevano fino al seno con dolci movimenti. Gli occhi erano scuri invece, nascosti sotto un paio di occhiali neri. Giacomo invece aveva i capelli biondi, più alto di me e con la carnagione chiara, pallida. Sembrava uno di quei tedeschi che si vedono ingiro, belli e fieri.
Camminammo per circa dieci minuti prima di arrivare in una pizzeria. Un posto poco affollato, abbastanza carino, con dei colori vivaci .
Prendemmo un panino a testa e ce ne stammo li dentro, in un tavolo rotondo stile anni 60.
"Quindi sei nuovo da queste parti." Giacomo mi guardò mentre gustava il suo panino colmo di maionese .
"Si infatti, sono qui da meno di una settimana."
"E come ti sembra Milano?"
"Non so, cioè è grande e piena di gente"
"Che descrizione colma di emozione " e dopo averlo detto Maria si mise a ridere e io con lei, in fondo aveva ragione, non è che avevo dato molta importanza alla città.
Poi Maria mi guardò. "Come mai vi siete trasferiti?". Perché erano tutti fissati col motivo del trasferimento ?
"Motivi famigliari". La mia voce si fece bassa e gli altri lo notarono, mi guardarono in modo strano per poi far calare un silenzio, spezzato successivamente da Amanda.
"Non so voi ma io adoro questo panino. La crosta coccrante, la mollica morbida, la fontina fusa..the paradise"
"Scusate ma devo tornare a casa". Dal nulla mi venne in mente che non avevo nemmeno avvisato Lara, del fatto che non sarei tornato subito a casa.
"Dove abiti Gabriele ?" Amanda mi guardò con un sorriso.
"Viale Monteverdi, in una di quelle palazzine "
"Perfetto, ti accompagno allora, sempre se non sono di troppo."
Io la guardai. La conoscevo da poco però era diversa dalle altre. Era aparta e socievole e sapeva sfoggiare incredibili sorrisi, totalmente dolci e maliziosi.
"Si, va bene."

Era il primo giorno di scuola, stavo tornando a casa con una ragazza e avevo i sensi di colpa per aver lasciato Lara a casa.
"Immagino che dovrò scoprire da sola come mai vi siete trasferiti."
"È tanto importante ?"
"Non lo è ?"
"Non mi va di parlarne "
"Come vuoi ragazzo misterioso" e mi sorrise di nuovo.

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