Capitolo 8

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Correvo senza sosta, rapido e veloce.
Sentivo le gambe sempre più pesanti, e la testa che non riusciva più a sostenere quella corsa senza meta.
Correvo come un disperato, coi capelli che erano schiaffeggiati dal vento e la bocca aperta per pendere aria.
Ero circondato da alberi, mentre di fronte a me c'era un sentiero che portava ad una casa lontana. Sentivo l'aria che riempiva e lasciava i miei polmoni. Ero stanco.
La casa poco a poco si avvicinava , rendendo la figura più nitida. Era una struttura su due piani, con grandi finestre che lasciavano al sole la possibilità di penetrare. Mi fermai di fronte alla porta già aperta. Misi le mani sulle gionocchia e presi fiato. Mi sentivo stanco, distrutto e terribilmente confuso. Cosa ci facevo li? Di fronte alla porta c'era una vecchia scala in legno dal quale provenivano dei lamenti di dolore. La voce mi era famigliare. Cercai di rimmetermi in piedi, regolando di nuovo il respiro, che si era fatto sempre più faticoso. Mossi un passo e sentii la gamba pesante, mi sembrava un macigno, ma d'altronde non potevo stare li fermo a recuperare le energie perse. Le urla al piano sopra la mia testa erano sempre più forti. Non capivo cosa stesse succedendo, ne tanto meno perché stava succedendo tutto quello .
Piano piano salii le scale. Sulle pareti vidi delle foto, gente sorridente, mentre respiravano a pieni polmoni il profumo della vita. Non riuscivo però a mettere a fuoco i loro volti. Percepivo la loro felicita, l'allegria durante gli scatti di quelle foto, ma i visi restavano sfuocati.
Avanzati piano piano e una volta salito al piano superiore di fronte a me trovai una camera con la porta aperta. Entrai mentre le mani mi tremavano dalle preoccupazione, mentre le urla mi inondavano la mente.
C'era un letto e al suo interno un corpo. Strizzai gli occhi. Era tutto così assurdo .
Era Lara.
Nel letto c'era mia sorella.
Il soffio della vita le aveva lasciato il corpo, perché ormai il suo cuore non suonava più .
Era morta.
Vedevo i suoi capelli, di nuovo lunghi , neri come i miei e mossi. La sua pelle troppo pallida, senza alcuna sfumatura di rosa sul viso, lungo le guance.
Era inerme, in un letto decisamente troppo grande per il suo piccolo corpo magro. Alzai il volto da Lara e sul lato del letto vidi mia madre, china mentre teneva la mano di mia sorella vicino al suo volto. La stringeva e piangeva, urlava, senza prendere fiato. Sentii le ginocchia crollarmi, e caddi a terra, tenendo gli occhi fissi su mia madre, che mi guardò per un solo secondo. Gli occhi erano gonfi, rossi, colmi dalla disperazione. Le lacrime le rigavano il viso, rendendo il suo volto ancora più cupo di quanto già non fosse.
Singhiozzava dal dolore e urlava, in maniera forte, facendomi tremare le mani. Lara non c'era più. Era un corpo senza vita, coi capelli lunghi e gli occhi chiusi.
Abbassai lo sguardo. I sensi di colpa mi invadevano la mente. Il cuore, la testa, le mani .. Tutto mi tremava, tutto mi sconvolgeva e mi sentivo terribilmente fuori posto, in quella stanza che ormai mi sembrava troppo grande e troppo luminosa. "Lara.." il suo nome mi inondava il cervello.
Sentii una mano toccarmi la spalla. Mi voltai e la vidi. Amanda era inginocchiata dietro di me, coi capelli spettinati e lo sguardo triste. Stava trattenendo le lacrime e percepivo il suo dolore .
"Mi dispiace cosi tanto". La voce era tremante, spezzata. Io la guardavo. Al momento, oltre a mia madre che aveva gli occhi colmi di disperazione, Amanda era la persona più viva in quella stanza.
"Amanda, cosa fai qui?"
"Avevi bisogno di qualcuno "
"Mio padre dove è?"
"Non ha importanza"
"Amanda"
"Ssh" mi misa una dita sulla bocca per zittirmi.
"Non è il momento di parlare Gabriele, non ora. Direi che è il momento di aprire gli occhi.
"Cosa ?"
"Apri gli occhi."

...

Tutto svanì.
Sentivo io cuore che mi batteva a mille, il fiatone che faceva scalpitare i polmoni.
Una gamba mi faceva male, ma tutto sommato mi andava bene così, ero sul mio letto ed erano le tre del pomeriggio. Niente mamma che piangeva e niente Lara morta. Aspetta. Lara non era morta vero?
Mi alzai dal letto, zoppicante e aprendo la porta della mia camera mi misi ad urlare il suo nome.
"Che c'è?!" Lara era viva ed in quell'istante anche io mi sentì un po' più vivo.

Come di notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora