Capitolo 2

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Dov'eravamo rimasti? Ah sì, quel momento in cui tutto cambiò ed infatti ebbi il coraggio, una sera, di dirlo alla mamma, beh inutile dire che ne fu più che felice, infondo era grazie a lei se capii quale strada avrei voluto intraprendere nel tempo.
Sì, lo so, sarete sicuramente perplessi e starete pensando: "Che ne sa una bambina del futuro a quell'età?" o  molto più probabilmente "Io da bambino/a pensavo solamente a giocare...", ma fidatevi, in quel momento, per me lo era davvero.
Solo che come si suol dire: "Certe cose non te le aspetti...", esattamente come io, all'età di soli otto anni, un giorno come un'altro ricevetti la notizia che i miei genitori erano andati in un posto bellissimo e che non sarebbero tornati per tanto tanto tempo.
Beh, ovviamente in quel momento non ci feci tanto caso, infondo mamma e papà sarebbero stati via solo per poco tempo no?
Venni presa in affidamento dai miei zii materni e dire che mi trattarono come una figlia è dire veramente poco, ma vi era solo un problema: il mio cognome...
Cosa c'entra? Beh, qui dove vivo le cose funzionano in modo un po' diverso..
Scusate mi spiego meglio, nel caso in cui un minorenne perdeva entrambi i genitori, quest'ultimo doveva obbligatoriamente essere affidato ai parenti più prossimi al padre e sì, sottolineo OBBLIGATORIAMENTE, questo perché alle autorità non importava cosa volessi io o se stessi già vivendo nel modo a cui avessi diritto.
Inutile dire che scoppiai a piangere, io non volevo lasciare quel posto che ormai era la mia nuova casetta, ma fui costretta ed andai a vivere con Zia Rose e Zio Adam, il fratello di mio papà.
Da qui cambiò tutto, diciamo che gli zii non avevano esattamente un carattere gentilissimo e sì, dovetti imparare a cavarmela da sola in tutto e per tutto, anche economicamente parlando.
Ovviamente io crescevo e non ero più l'Alice di una volta, non credevo più alla storiella del viaggio dei miei, non sorridevo più e soprattutto non volevo sapere niente riguardo al mondo della musica, certo, avrei continuato ad ascoltarla e tutto, ma ormai niente più aveva un senso logico e quel pezzetto fin troppo grande che faceva parte di quel sogno e quindi di me, si era staccato dal mio cuore, volando in cielo dalla mia mamma e dal mio papà, questo perché non apparteneva solo a me, ma a noi che non eravamo solo una famiglia, ma anche una squadra, la più bella tra tutte, quasi da far invidia a anche a quelle di calcio.

Un sogno impossibile o quasiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora