Capitolo 1

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Ehilà!
Non so come nè perchè, ma eccomi qui, dopo tanti alti e bassi, a raccontare della mia storia, del mio sogno e di come questo sia diventato realtà, ma andiamo per gradi..
Piacere a tutti, il mio nome è Alice Brook e fin da piccola il mio sogno è stato quello di entrar a far parte del mondo della musica e sì, lo so, adesso tutti starete pensando: 'Ok eccola qui, un'altra ragazzina che viaggia troppo con la testa' oppure 'Ma che cosa sto leggendo?', ma prima che richiudiate tutto, leggete ciò che sto per dire e pian piano capirete.
Sono nata il 23 marzo del 2000 a Manhattan e da quello che tutti mi hanno sempre detto, quel giorno il cielo era un po' un'incognita, quasi come se il mondo si stesse preparando al mio arrivo e fidatevi era più che necessario ed anche se tutti sembravano così preoccupati, a non esserlo erano i miei genitori, ma lasciate che ve li "presenti": il mio papà si chiamava Albert Brook ed era una delle persone più dolci e sincere che io abbia mai conosciuto ed inoltre come tutti i figli, lo consideravo il mio eroe.
Mentre di aspetto, beh è inutile che vi dica che era bellissimo, infatti con la sua altezza, i suoi occhioni color nocciola, i suoi capelli neri ed ingestibili, le sue fossette tenere e quel sorriso così rassicurante, tutto messo assieme al suo carattere, riuscì a conquistare la mia mamma, Sarah Williams, anche lei donna spettacolare con la sua altezza nella media, esattamente uguale alla mia, i suoi occhi chiari, il cui colore non è mai stato definito e che a me è sempre piaciuto chiamare "Arcobaleno", i suoi capelli ramati ed ondulati e quel sorriso timido che le si formava ogni volta sul viso.
Anche lei come papà era dolce, genuina ma soprattutto era solare.
Per quanto riguarda la mia infanzia, beh andavo tutte le estati al mare con mamma e papà, facevamo degli immensi pic-nic al parco con i vicini oppure prendevamo il gelato al famoso carretto del Signor Johnson, ovvero il nostro preferito, ma soprattutto passavo intere giornate divertendomi a ballare e cantare insieme a mia madre con mio padre che ci riprendeva con la sua solita videocamera e forse era per il suo modo così aggraziato di ballare, per la sua voce inconfondibile e leggera o semplicemente per la musica, ma fu da quel momento tanto spensierato, che capii che quest'ultima sarebbe diventata fondamentale.

Un sogno impossibile o quasiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora