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MICHELE

Questa volta l'ho davvero fatta grossa! È solo colpa mia, sempre colpa mia! Una santissima volta che parliamo civilmente e io rovino tutto. Stavo piano piano scavalcando le mura che lei aveva appositamente costruito per tenermi alla larga e cosa succede? Dalla mia boccaccia esce la solita stronzata che ha rovinato il nostro rapporto...sempre se si può chiamare rapporto il nostro. Mi fa impazzire quella ragazza! Cosa avrà di tanto speciale poi? Ma una cosa è certa...solo quando sono con lei tutto si ferma e l'unica cosa che riesco a vedere è il suo sorriso, la sua bocca, i suoi occhi. È come se io non avessi mai provato sollievo fino a quando non l'ho vista attraverso la porta del bagno, al nostro primo vero incontro; era lì in piedi, con il peso poggiato su una gamba, le braccia incrociate e lo sguardo sfacciato dritto verso di me...a momenti mi manca l'aria a pensarci. L'avevo sempre distinta tra tutti...lei era sempre quella con le spalle al muro, sorridente, che rideva e scherzava con le sue amiche. Poi arrivava qualche ragazzo ed ecco che diventava seriosa, il suo colorito si arrossava e i suoi occhi si interessavano insolitamente al pavimento. Le sue spalle si irrigidivano, come i muscoli del collo, poi con qualche scusa rientrava in classe...l'ho sempre tenuta d'occhio. Ero curioso, mi attraeva...e anche se ogni tanto mi lanciava sguardi fugaci, probabilmente messa in soggezione dai miei sguardi fissi su di lei, non mi bastava. Volevo andare li da lei e abbracciarla. Abbracciare. Che cosa strana per me...era l'ultimo dei miei pensieri se guardavo le oche che mi gironzolavano attorno, ma se posavo gli occhi su di lei dovevo trattenermi dall'avvolgerla tra le mie braccia...mi saliva in petto questa necessità di proteggerla, come se io fossi nato in questo folle mondo con uno scopo preciso, ovvero impedire alle cattiverie in cielo e in terra di arrivare a lei e portarla via da me.
Allontanandomi dai miei pensieri ritorno alla realtà, cercando di trovare una degna soluzione al problema, ovvero Arianna è scappata e io non conoscendo assolutamente il posto mi ritrovo spaesato. Se ritornassi a casa sua, tutti inizierebbero con il loro terzo grado, con tutte quelle domande che odio e gli sguardi allibiti una volta aggiornati sulla situazione. Devo trovarla e...scusarmi.
O comunque dire qualcosa di simile visto la mia capacità di usare le parole giuste al momento giusto.

Mi avvio verso la direzione presa da Arianna, sperando vivamente che non sia andata troppo lontano, ma considerando la velocità e l'esperienza con cui si destreggiava tra gli alberi devo riprendere in mano la mia buona volontà e camminare più in fretta che posso...senza ritrovarmi con le gambe per aria, caduto da un burrone intravisto troppo tardi, gridando aiuto a scuarciagola, magari con un piede incastrato tra le rocce e un'imminente disastro ambientale e naturale che avrebbe messo fine alla vita della Terra. Troppi film Michele! Troppi film... piuttosto concentrati pirla!
Voce interiore dei miei stivali non interferire mai nei miei film catastrofici...altrimenti?
Altrimentri ti castro ecco!
Lo sai che stai parlando da solo vero?!
Oddio santissimo come mi sono ridotto.
Continuo a percorrere un percorso senza meta, zigzagando tra i tronchi altissimi di questo bosco...è meraviglioso qui! È un posto magico, pieno di riservatezza e silenzio. Ci vedo benissimo Arianna qui, è cosi isolato....e lei sa bene il significato della parola Isolazione. Se mi fermo ascoltando attentamente riuscirei a sentire i battiti del mio cuore.
La strada si fa leggermente in salita e dopo pochi minuti mi conviene aggrapparmi agli alberi perché sta diventando troppo ripido per i miei gusti.
Sarà la strada giusta questa? E poi come faccio a ritornare indietro. Merda. Sono nella merda!
Mi siedo su una radice vicina, sufficientemente robusta e poggio i gomiti alle ginocchia e di conseguenza il mento sui pugni chiusi.

ARIANNA
-Arianna?- dice lui, stupito.
-Tommy?-
Tommaso è qui. Non me lo aspettavo,  almeno non pensavo di vederlo così presto. Non era preso con la maturità?
Mi alzo in piedi velocemente, scacciando via le lacrime, accorgendomi della sua espressione preoccupata. Dio se è cresciuto! Non me lo ricordavo così attraente. Ha i capelli color caramello portati verso l'alto, scompigliati. Le lentiggini che spiaccano sul volto, coprendogli teneramente gli zigomi e il naso. Gli occhi chiarissimi, hanno delle sfumature di un blu poco più scuro che si irradiano dalla pupilla fino al cerchiolino marcato di nero, solo grazie al quale riesco a separare il colore dall'iride. Indossa i suoi soliti jeans, una maglietta bianca leggera, che gli fascia il corpo perfettamente: il torso è messo in risalto dalla stoffa aderente, evidenziando i suoi muscoli allenati. Le spalle larghe sono coperte da una camicia di flanella aperta sul davanti, con il colletto lasciato alzato, come gli è sempre piaciuto. Appena giunti uno vicino all'altro ci guardiamo attentamente, scrutando ogni singolo centimetro del viso e paragonare il tutto a due anni prima. -Quasi non ti riconosco- sussurra lui. -per me è lo stesso- ripondo al suo stesso modo. Ci stringiamo in un forte abbraccio; dopo tantissimo tempo passato separatamente ci ritroviamo ancora l'uno nelle braccia dell'altro. Riesco a sentire il suo profumo, ovviamente alla lavanda...-sei ancora fissato con la lavanda?- dico io ridendo, ancora ingarbugliata nelle sue braccia. Lui in risposta mi pizzica un fianco e mi allontana leggermente dalla sua spalla, sulla quale mi ero appoggiata, in modo da vedermi dritto negli occhi -non ricominciare a prendermi in giro!- rido, alzando le mani, in segno di promessa -va bene va bene-
-vieni qui, scricciolo!- eccolo. Il nomiglio che mi ha sempre dato, perché diciamocelo, io non sono una stallona e agli occhi degli altri appaio sempre come una bambina, di addirittura 3 anni in meno rispetto a quelli che porto. In confronto a lui poi...è almeno 25 centimetri buoni più alto di me, più robusto in quanto a muscolatura e le sue mani sono grandi come una mia guancia, o più. Non mi dispiace essere più bassa rispetto agli altri, certo qualche centimetro in più mi farebbe comodo ma mi piaccio così come sono. Ho sempre pensato che piccola come sono, il mio "principe azzurro" avrebbe potuto proteggermi meglio, immaginavo di accocolarmi in braccia possenti, forti e industruttibili, con me nel mezzo, nella mia semplicità e innocenza. E con Tommy era sempre stato così, soltanto che il nostro amore è più come il bene che si prova tra due cugini, fratelli.
Alessandro e lui in quanto gemelli erano uguali prima, in tutto e per tutto. Anche ora sarà la sua fotocopia. Anche Daniele faceva parte del trio ma sembrava figlio di un'altra madre: i suoi capelli erano neri come il petrolio, gli occhi verdi come i campi dietro casa durante il periodo estivo, in quanto a corporatura erano molto simili...posso immaginarmelo nei panni di Tommy. Anche caratterialmente era molto, ma molto meno docile rispetto ai suoi fratelli. Era sempre una testa calda, ribelle, non dava ascolto a nessuno e amava mostrarsi agli altri forte e impenetrabile.
Daniele e Emma erano più simili tra loro, anche lei chioma corvina, occhi chiari e sì, testarda come nessun altro.
Come mi manca!
Soffoco le lacrime che mi pungono sotto le palpebre stringendo Tommy ancora una volta. Quando sento che il respiro si fa più regolare, allento la presa sul suo torace. Povero devo averlo stritolato!
-Ehi?- dice lui.
-Mmh?- rispondo io, improvvisamente stanca.
-Perché prima avevi gli occhi lucidi?-beccata. Mi inventerò una scusa...
-Cosa? N-no cosa dici?-
-Ari lo sai benissimo che a me non puoi nascondere niente e sai anche che puoi sfogarti con me...se vuoi che io non apra bocca con nessuno di quello che dirai sarà così. Vuoi dirmi cosa è successo?-
-okay...ma solo perché sei tu.- lui sorride e mi da un altro abbraccio.
Visto che siamo ancora in piedi decido di trascinarlo con me accanto al tronco del possente albero qui vicino.
Appena seduti, uno di fronte all'altro, incrocio le gambe, afferro un bastoncino sotto il mio piede e inizio a disegnare sul terreno che ci separa. Piano piano gli racconto tutto quello che mi è accaduto dalla comparsa di Michele nella mia vita. Gli dico tutte le sensazioni che ho avuto, le litigate, le frecciatine che ci siamo sempre scambiati...finisco di raccontargli il tutto quando ormai il cielo si sta oscurando e dietro alle colline si intravedono i raggi del sole che lentamente scompaiono alla mia vista, regalando alla figura dei monti un alone luminoso tutt'attorno. Adoro questa vista. Appena taccio, Tommy mi guarda fisso. Pensieroso. Poi, dopo circa 5 minuti buoni, mi dice -da quello che mi dici, sembra che questo tizio ti piaccia-
Io strabuzzo gli occhi a quelle parole e mi alzo subito in piedi -Ma non è possibile! Avanti!....io non sono una che si concentra sul popolo maschile...mi conosci!- lui in risposta ride.
-si...ti conosco fin troppo bene che dopo...dopo quello che è successo ti è molto più difficile...- si rabbuia al ricordo con l'incidente. Mi sporgo verso di lui e lo abbraccio -Andremo avanti Tommy, aiutandoci a vicenda riusciremo a superare la cosa al meglio...certo il dolore sarà sempre presente nei nostri cuori, ma lo sai che se Daniele venisse a sapere che ci deprimiamo per lui, qui giù sulla terra, ci farebbe il culo!- dico io ridendo verso la fine -se vogliamo dirlo in modo schietto...-sento le sue spalle alzarsi e abbassarsi mentre ridacchia rannicchiato vicino a me, ma conoscendolo so benissimo che si sta lasciando andare anche con qualche lacrima. Perché come ho detto, siamo una famiglia e anche se questa famiglia ora è più povera rispetto a prima siamo più forti, più preparati e certamente ce la caveremo, potendo sempre contare sulle spalle reciproche.

Appena uscito dallo stato di crisi, Tommy mi risveglia, infatti strano ma vero, le sue spalle sono incredibili, grandi come sono ti appisoli facilmente una volta accoccolata tra di esse. Ride vedendomi sfregare gli occhi con il dorso della mano. -Mmmmh?-
-Forza dormigliona! C'è il tuo amichetto nel bel mezzo dei boschi...per me non è un problema lasciarlo lì dov'è ora ma sai, poi ritornare senza di lui sarebbe un piccolo intoppo con i tuoi...-
-Quale amichetto?- chiedo ancora assonnata. -Miriam o come si chiama...-
-Ah già!- ora ricordo. Lo stronzo dagli occhi profondi è rimasto la...oops. Colpa mia.
-Voglia di spaccargli la faccia saltami addosso...- dico io alzandomi.
-Ma aspetta...questa frase si usa per dire qualcosa che si ha la necessità di fare..ma che in realtà non si ha la minima voglia di fare...-
-Esattamente mio caro...mi ha dato della puttana e per questo dovrebbe ricevere un bel pugno sul naso...ma non riesco.-
-Intendi dire che non ne hai la forza fisica adatta...perché altrimenti lo sai che ci sono io...-
-Ma no! Non in quel senso!- dico io ridendo, già immaginando Tommy che molla un cazzotto sul bel faccino di Miriam...ahahhaha -è solo che farei davvero fatica a picchiarlo...anche le mie battutine acide, se mi guarda negli occhi, mi si strozzano in gola...è come se soltanto con uno sguardo mi pietrificasse e addio mondo!- lui sorride, mi circonda le spalle con un suo enorme braccio e mi spinge verso l'inizio del bosco. Poi, come risvegliato dopo una lunga riflessione ne esce con -Sei messa male, lo sai Ari?- mi domanda.
-oh...non sai quanto!-

Ehi popolo. Riiiiiieeeeeccooooomiiiiiii.
Scusate scusate scusate scusate scusaate scusaaaate....per l'immenso ritardo, ma la scuola, le vacanze e la mancanza di voglia di scrivere hanno rallentato il tutto.
Spero che con questo "capitolo", se si può chiamare così una schifezza simile....ma sono dettagli, mi abbiate perdonato. Appena pubblicato questo inizierò a scrivere il nuovo....così da portarmi un po avanti.
Spero che la storia stia proseguendo bene, e che vi piaccia il mio modo di scrivere...se avete indicazione, suggerimenti, preferenze o cose così scrivetemi o in privato o nei commenti ! Accetto qualsiasi tipo di consigli...sono qui per imparare in fondo.
Ora me ne vado e non rompo più le palle.
Tantissimi baci, saluti e chi più ne ha ne metta....al prossimo schifo...

Maria♡

Una carezza d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora