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AVVISO IMPORTANTE IN FONDO AL CAPITOLO

Sono circa le dieci e il sole caldo inonda con la sua luce ogni cosa, proiettando ombre timide sul terreno. É da poco più di cinque minuti che stiamo passeggiando lentamente. Abbiamo deciso di visitare il paese ma non essendo ancora maggiorenni, quindi senza patente, siamo costretti a prendere il pullman.

- a proposito di patente...tra quanto compi i diciotto?- stiamo camminando sulla solita stradina che collega casa mia al piccolo paesino poco più giù. Uno di fianco all'altro.
A ogni passo i nostri gomiti si sfiorano, donandomi una piacevole sensazione di protezione.

- il 16 luglio. Manca poco finalmente!- sorride a sua volta e mi chiede -Tu invece quando li compi?-

- il 25...di luglio.-

- ma dai! E poi sarei io il bambino qui!- ride.

-Ma se abbiamo poco più di una settimana di differenza!- ribatto io.

- ti considererò comunque sempre la mia bambolina-

Mia. Ha detto che sarò SEMPRE la SUA bambolina. oh mio Dio! Potrei svenire.

Sul volto mi compare un sorriso timido a sentire quelle parole. Magari lui non si è nemmeno accorto dell'effetto che ha su di me, ma credo di aver sentito un certo rilievo quando pronunciava le parole sempre e mia. Boh, spero solo non sia una mia impressione.

- Perché sorridi?- chiede lui divertito.

- No niente...cos'è? Ora non posso più neanche sorridere?- ammicco furbamente. Alzando contemporaneamente occhi e braccia al cielo, scuotendo lievemente la testa.

- Oh povera! La mia bambolina si è offesa...vieni qui che adesso ti faccio le trecce!- si avvicina pericolosamente ai miei poveri capelli ancora umidi, con le sue dita lunghe affusolate, da artista.

-No! No le trecce no! ti suplico no!- urlo io, compiendo gesti degni di un palcoscenico. Inizio a correre via da lui, seguendo il percorso della strada; intanto non c'è pericolo perché di rado passa una macchina...figuriamoci a quest'ora del mattino!

Dopo poca corsetta mi fermo per controllare la posizione di Michele, ma non lo vedo da nessuna parte. Un moto di preoccupazione si accende dentro di me, serrandomi la gola.

-Micky! Dove sei?- niente -Piantala con sti scherzi! Non è divertente!-

Di colpo sento due braccia afferrarmi da dietro e sollevarmi da terra, per poi far compiere alle mie gambe un cerchio in aria.

- Sei. Un. Idiota!- lui ride ma io sono ancora spaventata, ho il cuore che batte a mille. -Coglione!- lo spingo scherzosamente, facendo leva sui miei palmi sul suo petto. Indietreggia tenendo ben salde le mie mani sul suo torace. Riesco a sentire le pulsazioni del cuore battere velocemente a contatto con la mia pelle.
-Come mi hai chiamato?- chiede felice.
-Ehm...Micky. Ma se ti da fastidio non uso più...-
-Oh no no. Mi piace! Adoro come lo pronunci-
Ma come può dirmi tutto questo in modo così schietto, voglio dire, io per riuscire a formulare a voce alta un pensiero di questo tipo avrei impiegato almeno mezz'ora.

Come se se si fosse risvegliato da un sogno, dopo aver ripetutamente scosso la testa, scioglie il contatto tra di noi.

In silenzio proseguiamo il cammino fino allo spiazzo d'asfalto grigio che, secondo il mio parere, poteva benissimo essere una sorta di piattaforma di atterraggio per forme aliene, ma se non la pensate come me potete benissimo credere che sia un comune parcheggio. Ci indirizziamo verso una tettoia ormai decrepita, dove attendiamo il pullman. Un'aria d'imbarazzo ci cade addosso mentre cerco disperatamente un argomento su cui poter costruire una conversazione decente. Niente. Neanche nelle verifiche di geometrico è tanto dura farsi spuntare un'idea sul da farsi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 08, 2015 ⏰

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