Chapter 13
7 ottobre 1998
Diario,
Non significa niente.
Draco
9 ottobre 1998
I lividi stavano svanendo, finalmente.
Si vide nello specchio accanto all'ufficio di Madama Chips, mentre usciva dall'Infermeria e tornava al suo dormitorio. Li trovò quasi spariti. I segni delle sue dita stavano ingiallendo e i succhiotti erano svaniti del tutto.
Ora gli unici lividi rimasti da guarire erano quelli sulle sue labbra, dalla notte in riva al lago.
Si precipitò via. Cercò di respingere il vortice dei ricordi mentre saliva la prima rampa di scale, solo per fallire. E miseramente.
Era così difficile non pensarci. Ogni volta che parlava o muoveva le labbra, un dolore tornava indietro e ricordava la pressione che era iniziata così sgradevole ed era diventata così squisita. Ricordava il dolore insensibile ai piedi, ipotermico, rigido. Rimasero di un viola bluastro molto tempo dopo che lei lasciò il lago. Le ci vollero ore, nel cuore della notte, per riscaldarli e sentirli di nuovo in loro nel bagno del dormitorio, usando una vasca evocata.
Malfoy non rabbrividì mai, si rese conto. Non una volta.
Alla terza scala, stava pensando al modo in cui respirava. Un lungo respiro calmante, caldo contro la sua bocca, quello che emise appena prima di fare un passo indietro. Allontanandosi. Senza un'altra parola, si era girato e se n'era andato, lasciandola con nient'altro che uno sguardo persistente e altri lividi a cui badare. Da allora non gli aveva più parlato, e ogni volta che gli lanciava un'occhiata, scopriva che i suoi occhi erano distolti.
Stupidamente, si chiese se sarebbe stato sempre così. Stupidamente, perché non c'era un sempre. Non c'era. Li aveva attribuiti a casi di fortuna. Legge di Murphy in pratica. Fenomeni casuali, scientifici. La collisione di due corpi caotici in mezzo al caos circostante. Nient'altro le avrebbe fatto desiderare il tocco di Malfoy e viceversa.
Malfoy era un meccanismo di coping.
Tuttavia, alla quinta scala questi pensieri erano svaniti e lei era ancora una volta immersa nei ricordi.
17 ottobre 1998
Quidditch.
Aveva qualche tipo di senso?
Ad essere onesti, non le era mai piaciuto questo sport, ma ora più che mai sembrava assolutamente privo di significato. Come mettere un cerotto su una ferita da coltello - in teoria, potrebbe aiutare, su una ferita molto più piccola.
Ma il Quidditch era un cerotto sul corpo già morto di Hogwarts. Se anche Harry non riusciva a giocare, si chiese perché si tenessero ancora delle partite.
Detto questo, in qualche modo si ritrovò in tribuna quel pomeriggio. Ginny l'aveva spinta a farsi avanti, colpendola con il pretesto di "Sembra che tu non ti sia... ripresa. Sai, da..."
Dall'incidente con Malfoy. Se solo Ginny avesse saputo quanti altri incidenti c'erano stati.
Tuttavia, voleva uscire dall'argomento, quindi aveva ceduto.
E ora era nel freddo e ventoso spalto Grifondoro sul lato sinistro del campo, a guardare una partita piuttosto poco emozionante tra la maggior parte del quarto e del quinto anno. La maggior parte degli studenti più grandi aveva rinunciato, seguendo l'esempio di Harry. Sembrava che potessero bere, ridere ed essere allegri, ma il Quidditch stava superando il limite.
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BREATH MINTS/BATTLE SCARS traduzione
FantasíaPer un momento, lei fu quasi disorientata. Perchè draco Malfoy era stato rovinato da questa guerra ed era fuori posto tanto quanto lei e- si, anche lui aveva delle cicatrici. Anzi, ne aveva una ancora più grande. Si chiese se un giorno avrebbero con...