𝐈𝐈: 𝐬𝐞𝐜𝐫𝐞𝐭𝐬&𝐝𝐫𝐮𝐠𝐬

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"𝐉-𝐉𝐮𝐬𝐭𝐢𝐧, 𝐲𝐨𝐮 𝐩𝐥𝐚𝐜𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐝𝐫𝐮𝐠𝐬?"

|𝐒𝐎𝐍𝐆 𝐅𝐎𝐑 𝐓𝐇𝐄 𝐂𝐇𝐀𝐏𝐓𝐄𝐑:|
|𝐈'𝐌 𝐅𝐄𝐄𝐋 𝐋𝐈𝐊𝐄 𝐈'𝐌 𝐃𝐑𝐎𝐖𝐍𝐈𝐍𝐆 𝐁𝐘 𝐓𝐖𝐎|
|𝐅𝐄𝐄𝐓|
𝐎𝐜𝐭𝐨𝐛𝐞𝐫 𝟗𝐭𝐡 𝟐𝟎𝟏𝟕
𝟎𝟖:𝟓𝟔 𝐀.𝐌.
𝐒𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐁𝐚𝐫𝐛𝐚𝐫𝐚, 𝐂𝐚𝐥𝐢𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐚, 𝐔𝐒𝐀

𝐒𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐁𝐚𝐫𝐛𝐚𝐫𝐚, 𝐂𝐚𝐥𝐢𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐚, 𝐔𝐒𝐀

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Sbadigliai, guardandomi intorno. Poi dopo ricordai...Justin.
Guardai l'orologio sul comò, erano quasi le nove e probabilmente il biondo era sveglio da un bel po'.
Infilai le ciabatte e mi guardai allo specchio di fronte al letto. Non avevo mai indossato un pigiama del genere. Era una specie di sottana in realtà, nera, in seta, la parte del seno era semi trasparente e con le bretelle. Non era il mio genere e non potevo contestare, quella sera non ne avevo neanche le forze.
Misi la vestaglia del medesimo colore e la legai bene alla vita. Scesi le scale e, con mia grande sorpresa, vidi l'uomo seduto su uno dei sgabelli, che leggeva il giornale. Strinsi la croce in mano, un nuovo giorno aveva inizio. Mi avvicinai a passi lenti all'isola. Mi vide, nei suoi occhi scorsi una luce diversa dal solito. Mi prese alla sprovvista abbracciandomi, risi fragorosamente ricambiando leggermente l'abbraccio. "Giorno bellissima" venni sorpresa dal complimento e avvampai. "Buongiorno, Jay" mi sforzai a dargli un vezzeggiativo e mi diressi verso il cucinino. Con la coda dell'occhio vidi un sorriso farsi spazio sul suo volto. "Se mi permetti, vorrei preparare la colazione. È così triste vederti bere solo una tazza di caffè, non lo sai che la colazione è il pasto più importante?" chiesi retoricamente mentre alzò lo sguardo su di me.
"Oh lo so bene. Ti stavo aspettando per portati a mangiare un cornetto, ma dal momento che hai preso l'iniziativa..." sorrisi come non mai ringraziandolo con lo sguardo. Amavo cucinare ed era una delle doti che più attirava gli uomini alle donne. Decisi di regolarmi, ovviamente, su ciò che era presente: banane, fragole, farina
e...i pancakes sarebbero stati la via migliore. "Ti piacciono i pancakes?" domandai, annuì freneticamente.
Presi la padella e feci il processo che conoscevo a memoria da ormai quattro anni. Tutto il possibile per impreziosire quelle prelibatezze si trovava nei cassetti di sopra. Sciroppo d'acero, alle fragole e molta, molta frutta.
"Cosa ci vuoi sopra?" chiesi con una mano sul frullatore, uno smoothie alla banana era ciò che ci voleva.
Intanto bollivano anche del caffellatte per me e la panna montata era già tra le mie mani. "Sciroppo d'acero. Sono canadese" alzai le sopracciglia. "Come contraddirti" adoravo lo sciroppo d'acero.
Presi dei bicchieri in vetro e insaporii il frullato con panna e cioccolato, successivamente feci scivolare il tutto sul ripiano, destando l'ennesimo sorriso del biondo quel mattino. "Ed ecco qui i tuoi pancakes" al di sopra avevo disegnato un cuore con lo sciroppo d'acero e alcune fragole e mirtilli di contorno. "Piccola..." sussurrò venendo da me, che finivo di preparare la mia colazione, versando il caffellatte nella tazza.
"Sei stata dolcissima e ti ringrazio per l'infinito sforzo che stai facendo. So che ci conosciamo da molto poco, ma fidati, è come se ci conoscessimo da sempre" avevo la sensazione che le mie pupille si fossero dilatate e che quell'uomo, per quanto potesse essere bizzarro, mi stesse cambiando. E sinceramente, ne avevo paura.
Mi posò un bacio sulla guancia, di nuovo quel suo contatto, la mia pelle contro le sue labbra.
Mi voltai, sentendo improvvisamente quel contatto troppo ridotto per i miei gusti: da una parte io e a due centimetri di distanza il corpo di Justin che premeva incessantemente contro il mio.
"È ora di fare colazione, che ne dici?" dissi sorridendo, avevo così tanti pensieri per la testa ma l'importante era fare ciò che facesse stare bene a lui.

- - -

𝐎𝐜𝐭𝐨𝐛𝐞𝐫 𝟗𝐭𝐡 𝟐𝟎𝟏𝟕
𝟏𝟐:𝟒𝟗 𝐏.𝐌.
𝐒𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐁𝐚𝐫𝐛𝐚𝐫𝐚, 𝐂𝐚𝐥𝐢𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐚, 𝐔𝐒𝐀

Justin era andato via già da un po' e non sarebbe rincasato prima delle tredici. Era da tempo che preparavo il ricco pranzo di quel pomeriggio: spaghetti con pesto e pomodorini secchi. Era una delle ricette che mi riusciva meglio, a Justin non sarebbe certo dispiaciuto.
Guardai l'orologio e subito preparai i piatti, facendo attenzione alla ceramica pregiata. Portai tutto in salone, dove l'accogliente tavolo attendeva le bontà che avevo cucinato. Mi ero data da fare, avevo stirato una meravigliosa tovaglia in stoffa, avevo preparato anche degli invitanti antipasti commissionando alla domestica i tipi di insaccati e formaggi da scegliere. A proposito, avevo avuto il piacere di conoscere Dolores, una simpatica donna argentina, domestica di Justin.
Avevo anche fatto acquistare candele e fatto raccogliere a Mr. Ross, il giardiniere, delle rose rosse.
Volevo che il nostro primo pranzo insieme fosse speciale.
Poggiai il tagliere al centro tavola, candele e rose si trovavano di fronte ai bicchieri. Avevo posizionato le nostre sedie una di fronte all'altra, al centro della tavola. Quando sentii il rumore del codice della porta, scattai sull'attenti. Justin era tornato. Poggiò la sua ventiquattr'ore sul ripiano della cucina, ignorandomi completamente. Cosa gli prendeva?
"Hey, Justin?" salì al piano di sopra, poi capii, era al telefono. "Si si, ho capito..cazzo lo so, ma" si voltò verso di me, mi trovavo alla soglia della porta di camera nostra. "Ora devo andare Harry, si, a dopo" mi venne incontro abbracciandomi. "Problemi a lavoro?" gli accarezzai la radice dei capelli mentre lui sembrava venir meno, quasi ancorato al mio corpo.
"Pensavo che fare il capo fosse più divertente" quando si riprese, mi guardò e poggiò la fronte contro la mia. "Andiamo a mangiare, oggi vorrei passare un po' di tempo con te" sorrisi, nonostante quel contatto andasse oltre a ciò a cui ci eravamo attenuti, sapevo che ne avesse bisogno quanto ne avessi bisogno io.
Appena arrivammo in sala rimase stecchito da quanto avessi preparato. "Hai fatto questo per me, piccola?" annuii, orgogliosa di me stessa e di averlo reso in un certo senso felice.
"Vorrei prima iniziare con un antipasto" afferrò il tagliere in un solo colpo, il gesto e i suoi modi mi fecero divertire.
"Lasciane un po' anche per me" presi parola e me lo porse ridacchiando.
"Ecco mademoiselle" sorrisi afferrando del salame e del formaggio con l'apposita forchetta.
"Vorrei conoscerti meglio" dissi con voce flebile, mentre lui addentava del prosciutto. "Io..cosa vuoi sapere?" bevette dell'acqua e mi parve parecchio nervoso.
"Un po' della tua vita..iniziamo, quanti anni hai?" deglutì sonoramente. "Beh...ventitré" cercai di trattenermi, otto anni in più di me.
"Oh e...cosa fai per vivere?" di questo ero parecchio curiosa. Aveva detto che era un capo ma...di che cosa?
"Ehm...se permetti, vorrei un po' andare a riposare" capii che non volesse parlarne, e se si trovasse in qualche...no impossibile.
"Ok, ma non finisci qui? Avevo preparato anche i spaghetti.." sussurrai. "Isabelle non mi sento in forma, divorerei tutto quello che c'è qui, ma non sto tanto bene" fece per alzarsi, lo bloccai.
"Ma, fino ad un secondo fa ti sentivi bene, ho detto o fatto qualcosa di male?" misi in dubbio me stessa, percependo che ci fosse qualcosa che lo innervosiva.
"Ho solo bisogno di andarmene...a letto, devo stare un po' da solo, mi spiace" si dileguò, il pranzo non era andato come speravo e inesorabilmente, una lacrima mi scese.
Perché? Perché ero dispiaciuta? Non lo conoscevo e per lui probabilmente provavo solo compassione.
Gettai tutto ciò che avevo preparato con amore mentre, sempre più lacrime solcavano il mio volto.
Aveva fatto passare la fame anche a me.
Salii al piano di sopra, facendo attenzione a non far rumore. Avevo bisogno di una doccia calda per scacciare i pensieri e il dolore, quando venni attratta da una voce, Justin. "Si...Harry, il pagamento avverrà tra poco tranquillo. Ho bisogno solo di tempo ma i soldi non mi mancano" sospirai, erano ancora gli affari. "Cazzo, vogliono i soldi della droga...ora?"  Droga? Socchiusi le labbra, Justin confermò la mia ipotesi, era nel giro della mafia. "Si si, ci vediamo domani e non tardare in ufficio" appena attaccò mi feci avanti aprendo la porta. "Piccola qualcosa non va?" percepii di essere sbiancata dalla paura un'altra volta. "J-Justin, tu vendi droga?" avevo le lacrime agli occhi.

𝐮𝐧𝐝𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐯𝐢𝐞𝐰 ✔︎
𝟏𝟑𝟏𝟗 𝐰𝐨𝐫𝐝𝐬

𝐦𝐲 𝐬𝐩𝐚𝐜𝐞
Ciao belli!
Ecco il capitolo dueeee. Un po' di suspence ci voleva e pubblicherò al più presto il terzo capitolo. Ciao♥︎!

il terzo capitolo lo trovi qui ☟︎

 𝑾𝒉𝒂𝒕 𝒍𝒐𝒗𝒆 𝒅𝒐𝒆𝒔- 𝒋𝒃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora