𝐈: 𝐛𝐨𝐲𝐟𝐫𝐢𝐞𝐧𝐝

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"𝐃𝐨 𝐞𝐯𝐞𝐫𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐚 𝐦𝐚𝐧 𝐚𝐬𝐤𝐬 𝐚𝐧𝐝, 𝐢𝐟 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐠𝐨𝐞𝐬 𝐰𝐫𝐨𝐧𝐠, 𝐝𝐨𝐧'𝐭 𝐥𝐨𝐬𝐞 𝐟𝐚𝐢𝐭𝐡 𝐢𝐧 𝐆𝐨𝐝"

|𝐒𝐎𝐍𝐆 𝐅𝐎𝐑 𝐓𝐇𝐄 𝐂𝐇𝐀𝐏𝐓𝐄𝐑:|
|𝐖𝐄𝐋𝐂𝐎𝐌𝐄 𝐓𝐎 𝐓𝐇𝐄 𝐏𝐀𝐑𝐓𝐘 𝐁𝐘|
|𝐏𝐀𝐑𝐓𝐘𝐍𝐄𝐗𝐓𝐃𝐎𝐎𝐑|

𝐎𝐜𝐭𝐨𝐛𝐞𝐫 𝟖𝐭𝐡 𝟐𝟎𝟏𝟕
𝟓:𝟎𝟗 𝐏.𝐌.
𝐋𝐨𝐬 𝐀𝐧𝐠𝐞𝐥𝐞𝐬, 𝐂𝐚𝐥𝐢𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐚, 𝐔𝐒𝐀

"Questa torta sarà squisita" disse la nonna, mentre io slacciavo il grembiule da cucina, l'odore della torta di mele si era sparso per tutta casa e la voglia di assaggiarne una fetta era sempre più forte

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"Questa torta sarà squisita" disse la nonna, mentre io slacciavo il grembiule da cucina, l'odore della torta di mele si era sparso per tutta casa e la voglia di assaggiarne una fetta era sempre più forte. Mi trattenni al pensiero che la pasta fosse ancora cruda. "Come fai a renderla così buona?" la ricetta della torta di mele della nonna era segreta a tutti, specialmente ai suoi commensali affezionati, come me. "Il mio amore per mia nipote e...un goccio di liquore" ridacchiò togliendosi da dosso la farina.
Affacciandomi alla finestrella della piccola villetta di nonna, vidi un auto arrivare da lontano, una BMW avrei scommesso, nera. Sembrava strano ci fosse qualcuno nei dintorni, infondo ci trovavamo in una periferia isolata dal mondo, la città non faceva per noi ecco.
Cercavano ufficialmente noi, un uomo bussò alla porta, la nonna si affrettò a togliere la veste impolverata di vari ingredienti per il dolce. "Buongiorno, posso aiutarla?" chiese la nonna dolcemente, l'uomo era di tutt'altro umore, sembrava parecchio turbato. "Buongiorno signora, cerchiamo la signorina Isabelle Marie Bernard"cercavano me?
Mi sistemai la frangetta che ricadeva sul mio volto, mentre mia nonna con un cipiglio sul volto rispose al giovane. "Mia nipote?Isabelle!" alzò la voce per quanto poteva.
"Ehm..eccomi, cercate me?" ingoiai il groppo alla gola che mi si formò vedendo l'uomo. Mi porse un foglio, cos'era?
"Signora Bernard, potrebbe seguirci assieme a sua nipote?" la nonna mi rivolse uno sguardo e lo stesso fece con quegli uomini. "Certo" mi prese sotto braccio e dall'auto scese un uomo: alto, in completo grigio che sembrava essere cucito su misura e delle lenti da sole nere. Scorsi bene il suo volto, era di una bellezza rara, capelli biondi, un piccolo naso e bocca a cuore. Aveva un piccolo neo appena sopra ad essa, sopracciglia folte e scure, molto di più dei suoi capelli. "Salve" socchiusi le labbra appena si avvicinò a noi due, mi chiedevo cosa stesse succedendo. Ancora reggevo il foglio tra le mani, non avevo letto mezza parola di quanto scritto. "Ciao Isabelle" prese la mia mano, baciandola. Tremai a quel contatto, le calde e carnose labbra di quell'uomo sulla mia pelle. "Scusate, cosa ci fate qui?" strinsi a me il rosario che avevo al collo, avevo dannatamente paura di quella situazione. "Prenderò in affidamento Isabelle, come suo...fidanzato" spalancai la bocca, non mi feci destabilizzare dalla situazione però, anche se in quel momento sarei scappata via subito.
"Signor..." mia nonna sussurrò appena. "Bieber" fece un sorriso sghembo come la situazione non fosse quella attuale. "Potrebbe concedere due parole a me e Isabelle? La ringrazio" annuì, ci spostammo nel vialetto di casa. "Belle, so che in questo momento vorresti fuggire dalla situazione ma...ricorda le parole della mamma: fa tutto ciò che un uomo ti chiede, se qualcosa andrà storto..." mi incitò a continuare. "Non perdere la fede in Dio" sospirai, pensando che dopo aver ascoltato per tanti anni quelle parole, pensavo che il consiglio non fosse saggio più di tanto. Ma, erano le parole di mamma, nessuno può darti un consiglio migliore. O almeno, era ciò che m'avevano insegnato. Ritornammo dal biondo, che sbatteva freneticamente il piede contro le foglie secche di quel autunno venuto troppo precocemente.
"Se c'è qualche problema di fiducia, quelli che hai in mano sono i documenti dell'affidamento. Il testamento dei tuoi.." lo bloccai avvicinandomi. "Non c'è nessun problema signor Bieber, davvero, se mi permette adesso, potrei andare a preparare la valigia?" sorrise. "Oh, quello non sarà un problema, sono stati acquistati nuovi vestiti e tutto il necessario per l'igiene e quant'altro. E chiamami Justin, siamo...fidanzati insomma, no?" cercai di non rimanere scioccata di fronte alla sua affermazione, concentrando tutto il mio dolore e terrore in un sorriso. "Potrei salutare la nonna?" mi mise una mano sulla spalla sussurrando un flebile 'si'.
Mi allontanai andando verso di lei, la paura di abbandonare l'unica persona che in questo mondo mi amava cresceva volubilmente.
"Ti voglio tanto bene nonna" la abbracciai forte, come se tenendomi stretta a lei, tutte quelle stranezze capitate potessero svanire.
"Fa la brava e ricordati quello che ho detto" mi sussurrò. "Certo, non so se questo sia un addio nonnina, ti vorrò sempre bene" pian piano camminai fino all'auto di Justin, sentendomi sempre di più un estranea agli occhi della nonna, che con la mano mi salutava dall'uscio di casa. Mi scese una lacrima, avevo davvero abbandonato tutto quello che per undici anni era stata la mia vita?
Chiusi lo sportello, successivamente mi trovai il giovane uomo al mio fianco, che notò le lacrime agli occhi. Non volevo fargli pena o convincerlo a farmi tornare lì, ma almeno qualche volta avrei potuto vedere la nonna. "Quando la rivedrò?" si voltò verso di me, quasi come se non avesse capito.
"Non lo so, ma la rivedrai" rimasi quasi scioccata dalle sue parole, non che pensassi che fosse un mostro, ma non mi aspettavo questa risposta.
"Grazie Justin" dissi quasi con tono ammirevole, guardando bene le sue lenti, cercando di osservare meglio il colore dei suoi occhi. "Vedo che sei curiosa" abbassai il capo timidamente, ma due dita mi accarezzarono il mento facendomi riportare lo sguardo sull'uomo. Si tolse gli occhiali e ammirai finalmente il colore dei suoi occhi, un caldo caramello che faceva da contrasto con quelle lunghe ciglia nere. "Sono davvero belli i tuoi occhi" dissi onestamente, senza imbarazzo.
"Ti ringrazio, anche i tuoi sono meravigliosi, sono cerulei" aveva il volto vicinissimo al mio, lo fermai sul momento prima che provasse a baciarmi, non potevo. "Dopo va bene? Vorrei prima conoscerti" gli misi una mano sul petto facendolo indietreggiare.
Si gelò di colpo, era prevedibile ma se non avrebbe aspettato i miei tempi non sarebbe valso a nulla il fidanzamento.
Decisi che riposare sarebbe stata la via più semplice per evitare quell'aria di tensione che entrambi percepivamo. 
Mi accasciai accanto il bracciolo dell'auto, mentre la stanchezza si faceva sentire sempre di più, fino a che non mi addormentai definitivamente.
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𝐎𝐜𝐭𝐨𝐛𝐞𝐫 𝟖𝐭𝐡 𝟐𝟎𝟏𝟕
𝟕:𝟑𝟒 𝐏.𝐌.
𝐒𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐁𝐚𝐫𝐛𝐚𝐫𝐚, 𝐂𝐚𝐥𝐢𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐚, 𝐔𝐒𝐀

"Isabelle, svegliati su" sussurrò qualcuno dolcemente al mio orecchio. Mi guardai intorno, il capo era appoggiato non più sul cuscinetto del sedile, ma su qualcosa di più duro. Mi voltai, il mio viso era a pochi centimetri di distanza dal giovane, che mi guardava sorridendo, pensavo fosse arrabbiato con me, ma con il tempo capii il suo contorto modo di fare.
"Ben svegliata, su, ora ti faccio vedere la casa" mi accarezzò la guancia per poi prendermi la mano. Non sapevo neppure perché mi fidassi così tanto di un uomo che appena conoscevo. Forse quelle parole, le parole di quella donna mi avevano letteralmente stregata, le parole di mia madre. Odiavo il fatto che per più di undici anni mi fossi fatta raggirare da quanto aveva detto e odiavo essere così stupida da credere ancora a ciò che dicesse, ma è come se l'avessi ancora qui, con me.
"Ti piace?" ci trovavamo di fronte ad una villetta di tre piani, era abbastanza grande, isolata come la casa dove vivevo precedentemente. Mi sarei abituata facilmente.
"È meravigliosa" era moderna, in legno e le vetrate di un grigio siderale. Accanto al garage vi si trovava quello che immaginavo fosse un ascensore, completamente in vetro anche esso.
All'ultimo piano vi era un'enorme camera che vidi grazie al materiale nitido.
Aprì il cancello con le chiavi e dopo, mi fece fare un giro per il fiorito giardino. C'erano fiori di tutti i tipi, i miei preferiti anche, la rarissima Cypripedium calceolus, una bellissima orchidea, questo genere era di colore rosso con sfumature blu.
"Sono...i miei fiori preferiti" sorrisi al biondo, che prese nelle sue mani calde la mia, gelida più del ghiaccio.
"Entriamo, forza" ritornammo alla porta principale, che venne aperta grazie ad un codice, non m'ero accorta di quel piccolo dettaglio.
Prese la sua giacca appendendola all'entrata, sull'attaccapanni, rimasi a bocca aperta dallo sfarzo che presento la casa. Sembrava interamente costruita in faggio e il calore che trasmetteva era l'ideale per una freddolosa come me.
Il salone era unito alla cucina, molto semplice, che aveva solo un ripiano con isola e quattro sgabelli. "Ti piace casa nostra?" si soffermò sull'ultima parola, facendomi rabbrividire ma non di paura.
"Certo, saliamo di sopra?" cercai di alleviare la situazione cambiando argomento, fortunatamente non esitò prendendomi la mano e facendomi salire sulle scale. Sembravano essere in mogano e c'era un piccolo spazio vuoto tra ogni scalino.
Tra i piccoli interstizi delle scale c'erano dei corridoi con vasi fatti a mano o eleganti specchi. Il secondo piano mi accolse con cinque porte. C'erano due bagni, molto raffinati entrambi, la sala per gli ospiti e la nostra camera da letto. Mi fece entrare come se fosse emozionato all'idea. Il letto era a tre piazze, con un copriletto matrimoniale di classe, il tessuto doveva essere particolarmente pregiato. C'erano due comodini ad entrambi i lati, con rispettivamente due abat-jour e alcune piante grasse. Una grande vetrata spaziava sul lato destro della camera e la tenda, che copriva per metà, era di un blu notte intenso. Di fronte vi era probabilmente il nostro bagno e, accanto un'altra porta, forse una cabina armadio, dato che non trovavo quest'ultimo.
"È di tuo gradimento la...camera?" mi voltai verso di lui sorridente, era stupenda per davvero. "È davvero perfetta Justin, è tutto perfetto qui" dalla sua reazione, non potei non notare la felicità nei suoi occhi.
"Cosa c'è nella quinta camera?" ricordai quel dettaglio e inevitabilmente l'espressione sul suo volto cambiò, ma lo vidi trattenersi. "Nulla tesoro, il mio studio, non è importante. Ora saliamo sopra, c'è una cosa che vorrei farti vedere" quasi forzandomi, mi trascino al terzo piano, portandomi in quella stanza che avevo visto dal giardino.
"Qui c'è l'osservatorio, la stanza è completamente in vetro come vedi e poi..." mi fece girare, rimasi sbalordita, una piscina al chiuso? Ne avevo notato un'altra sul retro...questo, era davvero troppo in confronto a tutto il mio vissuto, a tutto ciò che ero abituata a vedere.
"Justin io.." osservai il cielo stellato, mentre sentii le sue braccia avvolgermi in un caldo abbraccio, sapevo che lui volesse di più rispetto al rapporto discreto al quale io mi ero limitata.
"Sono contento che ti piaccia, piccola" quel nomignolo, quel nomignolo mi ricordava tante cose e mi fece venire i brividi alle braccia.
"Piccola hai freddo? La stanza è riscaldata, stai bene?" mi fece girare, poggiando le calde mani sul mio volto, che era sbiancato.
Era preoccupato, lo si vedeva dalla faccia paonazza e gliene fui grata da una parte, ma il mio corpo aveva bisogno di staccare la spina.
"Justin, ho solo bisogno di ulteriore riposo, tranquillo. Dove potrei trovare un pigiama?" gli sorrisi.
"Oh, in camera nostra. Per farti sentire a tuo agio stanotte potrai dormire nella camera che ho riservato per te, magari nei tuoi momenti no, volevo fartela vedere con più calma ma hai bisogno di riposo, tesoro" era stato un bel pensiero ed ero felice che nonostante quel fidanzamento forzato si fosse preoccupato del mio benessere emotivo, ma soprattutto dei miei momenti no.

-𝐮𝐧𝐝𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧 ✔︎
-𝟏𝟖𝟓𝟗 𝐰𝐨𝐫𝐝𝐬

𝐦𝐲 𝐬𝐩𝐚𝐜𝐞:
Salve a tutti!
Questo è il primo capitolo di "What Love Does". Spero che vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me...ciao♥!

il secondo capitolo lo trovi qui☟︎

 𝑾𝒉𝒂𝒕 𝒍𝒐𝒗𝒆 𝒅𝒐𝒆𝒔- 𝒋𝒃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora