𝐕: 𝐛𝐲𝐞 𝐛𝐲𝐞

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"𝐁𝐚𝐛𝐲,𝐢𝐬 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐰𝐫𝐨𝐧𝐠?"

|𝐒𝐎𝐍𝐆 𝐅𝐎𝐑 𝐓𝐇𝐄 𝐂𝐇𝐀𝐏𝐓𝐄𝐑:|
|𝐄𝐒𝐂𝐀𝐏𝐄 𝐁𝐘|
|𝐊𝐄𝐇𝐋𝐀𝐍𝐈|

|𝐒𝐎𝐍𝐆 𝐅𝐎𝐑 𝐓𝐇𝐄 𝐂𝐇𝐀𝐏𝐓𝐄𝐑:||𝐄𝐒𝐂𝐀𝐏𝐄 𝐁𝐘||𝐊𝐄𝐇𝐋𝐀𝐍𝐈|

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𝐎𝐜𝐭𝐨𝐛𝐞𝐫 𝟏𝟏𝐭𝐡 𝟐𝟎𝟏𝟕
𝟎𝟎:𝟎𝟖 𝐀.𝐌.
𝐒𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐁𝐚𝐫𝐛𝐚𝐫𝐚, 𝐂𝐚𝐥𝐢𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐚, 𝐔𝐒𝐀

Tirai la zip degli stivali cercando di essere il più silenziosa possibile. Era da poco scattata la mezzanotte e pochi minuti prima chiamai Alisha, amica di vecchia data, sul telefono di casa.
Decisi di non andare dalla nonna, ci avrei solo litigato per non aver seguito il "consiglio" dettatomi.
Conoscevo bene la via, o almeno, speravo di ricordarla. A passi silenziosi mi avviai al piano di sotto, tra i denti la torcia rubata dal cassetto principale della cucina.
09 07 02
09 07 02
Le lunghe dita toccarono quei tasti e quei numeri così familiari, al solo premere mi bruciavano i polpastrelli dal dolore che provavo. Cogliendo dei fiori, quel pomeriggio, mi venne in mente di scrivere una lettera a Justin, con carta e penna sempre a disposizione sulla scrivania della mia ormai vecchia camera. Sapevo che tutto quello che aveva organizzato non sarebbe durato più di tanto, ma allo stesso tempo volevo essere una buona amica per Justin, non abbandonarlo alla convinzione che me ne fossi andata perché lo odiavo. Le sue parole erano vere, mai mi aveva mancata di rispetto o forzata a far qualcosa, non mi permetterei mai di dargli colpe che non gli appartenevano.
Chiusi silenziosamente la porta alle mie spalle, non prima di afferrare le chiavi del garage, che in un secondo momento avrei restituito.
Lo aprii notando una splendida collezione di una ventina d'auto, tutte dai colori appariscenti.
Presi la prima che notai, la più discreta
che avrei sempre ridato.
Era sbagliatissimo e molto probabilmente avrei dovuto parlargliene, sin da quando trovai quell'affare nel mio braccio.
Ma ora come si portava un'auto?
Tra le molteplici chiavi appese ad una mensola apposita, riconobbi quelle che mi servivano, rigirai tra le dita l'affare e aprii l'auto. Insomma, nei film l'hai visto fare un milione di volte...
Non aveva una bici per caso?
Mi lodai quasi quando sentii il rombo del motore, il primo passo era uscire da lì.

- - -

𝐎𝐜𝐭𝐨𝐛𝐞𝐫 𝟏𝟏𝐭𝐡 𝟐𝟎𝟏𝟕
𝟎𝟑:𝟏𝟏 𝐀.𝐌.
𝐒𝐚𝐧 𝐃𝐢𝐞𝐠𝐨, 𝐂𝐚𝐥𝐢𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐚, 𝐔𝐒𝐀

Sospirai uscendo da quella macchina dell'inferno, correndo tra le braccia della mia amica, Celine era una meravigliosa ragazza dai capelli color mogano e gli occhi verdi foresta.
Le labbra erano piene e di un leggero colore rosa, il naso dritto..un po' a punta direi, era bellissima. La conobbi al campo scout, quando aveva già qualche anno più di me, esattamente cinque. In questi giorni avrebbe compiuto vent'anni, lo ricordavo bene. Ci guardammo negli occhi, lucidi dalla commozione, erano anni che non ci vedevamo.
"Come stai, tesoro? Vieni, ti faccio accomodare" aveva una graziosa villetta a schiera che per la tarda ora non riuscivo a scorgere più di tanto. "Latte? Caffè?" accese la luce della cucina rustica, caratterizzata da colonne e mura in mattone, appositamente visibile.
Sedetti su una delle sedie in legno, mentre nel pentolino già bolliva qualcosa. "Preparavo la nostra solita cioccolata" le sorrisi, mentre mi guardavo attorno. La casa era colma di quadri, tutti di fiori o giardini, ciò mi ricordo la casa del biondo.
Istintivamente una lacrima mi scese, e ricordai anche del sogno, così verosimile.
Alisha si voltò e vedendomi in quello stato, si avvicinò di corsa. "Piccola, qualcosa non va?" ricordavo chi mi diceva sempre questo.
"Ali, così..ti prego, peggiori solo la situazione" un forte male alla pancia mi assalì, così come il cuore in gola, come se avessi il terrore di qualcosa. "E allora dimmi cos'è che non va" si mise accovacciata di fronte a me, non prima di riempire le tazze di cioccolata calda.
"Uhm, io sono solo stanca e poi mi sei mancata" fece una faccia non molto convinta, mentre l'odore della calda bevanda mi arrivò fin su le narici.
"Sono certa che quelle non sono lacrime di gioia, che ti ha fatto quello stronzo?" rimasi scioccata e la situazione peggiorò. "Non chiamarlo così, te ne prego veramente, Alisha" si allontanò e iniziai a riscaldare le mani con la cocente tazza.
"Cosa hai fatto per tutto questo tempo?" mi domandò improvvisamente, destando un po' di stupore in me. Cosa avevo fatto? La mia stupida vita ordinaria, che ora come ora, mi sembrava molto meglio con Justin. Vi sembrerò bipolare, divertente.
"Nulla, davvero un bel niente. L'evento più emozionante di questi giorni è stato quando mi hanno montata in una macchina e portata in una casa di uno sconosciuto" cercai di ironizzarci su, non pensando a tutto il bene che ci volevamo io e quel ragazzo, il mio presunto ragazzo.
"Tu?" fece un sorriso, con la sua solita reazione, come la chiamavo io, da cheerleader.
"Ho conosciuto un ragazzo, Jonah si chiama" ruotai gli occhi al cielo, uno dei tanti...
"Chi è quest'altro?" mi guardai svogliatamente le unghie, mentre lei parlava innamorata del suo Romeo. "Ha due anni più di me, è sexy da morire, Belle" passò il dito sul cellulare per poi allungare il braccio sino al mio volto e mostrarmi la foto di costui. "Niente di che..." sussurrai ridacchiando, facendole spuntare un broncio. "Ho solo detto la mia" ritirò il braccio guardandomi con occhi arrabbiati, aveva uno sguardo truce.
"Hey, non ti ho dichiarato guerra" mi alzai, notando la valigia che avevo rimasto sull'uscio della porta.
"Ti aiuto a portarla di sopra" rivolse anche lei gli occhi dove stavo guardando io. Una volta arrivate di sopra, poggiai la grossa valigia sul letto e la rossa mi lasciò da sola. Un pensiero mi balenò per la mente: perché Justin aveva acquistato una valigia?
Quando la trovai non ci pensai più di tanto, ero sul punto di scoppiare. Ma forse desiderava fare un viaggio con me, di nuovo gli occhi lucidi. Eh si, gli ultimi quattro giorni erano stati un susseguirsi di pianti e sorrisi, l'alternarsi di queste due cose mi fece capire quanto la vita potesse essere cruda, quanto la realtà e l'esterno, a me estranei, potessero essere cattivi e spietati con noi umani.
Feci una veloce doccia, l'unica cosa che desideravo era prendere sonno e non pensare più ai giorni trascorsi ma fu inevitabile.
~

Caro Justin,
sai, forse sei la prima persona che mi abbia mai detto la verità e che, con trasparenza, mi ha mostrato sentimenti. I tre giorni trascorsi insieme saranno impressi nella mia mente a vita. Non ti illuderò ulteriormente, non sono ancora in grado di distinguere il bene dall'amore, anche se sono pienamente convinta che sono la stessa cosa, e che il vero amore è "l'innamoramento". Sono altrettanto convinta che tu non sai abbastanza di me per essere innamorato e ciò che ci lega è una forte amicizia consolidata in pochi ma intensi giorni. Ti amo, per sempre.

Tua, Isabelle

~

E ancora, quel forte odore di fiori, che legai con dello spago al foglio, inebriava il cervello, il cuore, le narici, me.
Mi abbandonai ad un sonno distrutto, pieno di complessi e risentimenti.
E si, lo amavo.

𝐮𝐧𝐝𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧 ✔︎
𝟏𝟏𝟒𝟒 𝐰𝐨𝐫𝐝𝐬

𝐦𝐲 𝐬𝐩𝐚𝐜𝐞:
Oh mio Dio! Colpo di scena?
Ringraziatemi per aver pubblicato due capitoli scritti di fretta e in furia. Un bacio e...ciao♥︎!

trovi il sesto capitolo qui☟︎

 𝑾𝒉𝒂𝒕 𝒍𝒐𝒗𝒆 𝒅𝒐𝒆𝒔- 𝒋𝒃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora