Capitolo 10.

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Perché farlo? Perché dirlo?
L'unica cosa che volevo era di risolvere la questione da sola, senza dire niente a nessuno.

Avrei cominciato la chemioterapia lunedì e dovevo trovare assolutamente un modo per nascondermi.

"Allora, cosa hanno detto i medici?" La voce soave di Louis mi entrò nelle orecchie con dolcezza. Era nervoso, lo capivo dal fatto che non riusciva a smettere di tamburellare le dita sul volante della macchina.

"Oh tranquillo, non ho nulla di importante, hanno detto che il mio svenimento sia stato causato dallo stress, quindi non preoccuparti." Dissi col miglior sorriso che riuscii a fare in quel momento. Odiavo mentire, ma in quel caso dovevo per forza farlo.

Finalmente vidi il sollievo nel viso del mio migliore amico.

"Meno male, pensavo peggio." Disse facendo comparire un meraviglioso sorriso sulle sue labbra. Ero contenta di vederlo felice, ma allo stesso tempo sapevo che quella felicità era causata da una bugia.

A volte, per rendere felice una persona, bisogna dire una bugia. Ciò non è corretto, ma niente è giusto.
Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che è vero. Sta volta però è bello perché è falso. La filosofia non fa per me.

"Come mai non sei felice?" Disse Lou poggiando la sua mano sopra la mia.

"Oh, no niente, sono solo stanca, voglio andare a casa." Dissi cercando di avere un tono normale.

All'improvviso sentii lo stomaco girarmi. Non mi sentivo bene. Odiavo sentirmi così debole.

"Ferma la macchina." Dissi facendo dei lunghi respiri.

"Perché?" Disse rallentando.

"Ferma!" Dissi sentendo il vomito alla gola. Il moro alla mia destra fermò di colpo la macchina ed io aprendo velocemente lo sportello vomitai fuori dalla macchina.

Dopo aver finito caddi sulle ginocchia e chiusi gli occhi.
I passi di Louis si avvicinarono a me e il ragazzo si accovacciò di fianco.

Non mi disse nulla, mi abbracciò solamente e io mi sentii così sicura tra le sue braccia. Non esisteva più nulla. Non avevo più paura, c'era lui con me.

"Mi dispiace." Riuscii a dire cercando di trattenermi le lacrime.

"Di cosa?" Chiese senza smettere di cingermi.

"Per il futuro." Dopo la mia risposta nessuno dei due osò dire altro. Mi riaccompagnò a casa e io lo salutai.

Corsi in camera e mi stesi sul letto. Dovevo lottare. Potevo farcela, dipendeva solo tutto da me.

In quella stanza rimanemmo solo io, il cancro e la solitudine.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 06, 2015 ⏰

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