Capitolo 8.

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La vibrazione del mio iPhone, fa tremare leggermente il bancone della cucina. Mi avvicino per leggere il messaggio e appena leggo il contenuto sorrido come una stupida.

Da Louis:

Eii bimba, ti passo a prendere alle 18:30 così ti accompagno agli allenamenti di calcio.

Voglio trovare la mia calciatrice preferita già pronta per quell'ora, quindi muovi quel meraviglioso culo che ti ritrovi e muoviti perché sono già le 18:15!

Xx Louis.

Blocco il mio telefono e corro nella mia camera per prepararmi il borsone. Gioco a calcio, non per passione, ma per ricordo.

Non ho mai avuto un sogno e la cosa è triste perché tutti abbiamo almeno qualcosa per cui sognare e sperare.

Ad interrompere i miei pensieri è il citofono che suona.

Corro verso l'apparecchio che ha riprodotto quel rumore e rispondo.

"Si?"

"Scendi bimba e fai veloce perché ho parcheggiato in doppia fila." La voce sottile e delicata del mio migliore amico riprodotta attraverso il citofono la fa sembrare ancora  più delicata.

"Scendo subito." Lo rassicuro per poi afferrare il borsone abbastanza pesante e correre giù dalle scale.

Appena apro il cancello, vengo subito accolta da delle braccia calde e muscolose. Lo stringo forte a me e vengo sollevata leggermente da terra.

"Come stai bimba?" Mi chiede prendendo la mia borsa e metterla nel cofano.

"Molto bene e tu?" Chiedo sedendomi all'interno della comoda auto.

"Pure. Oggi rimango a guardarti per farti il tifo." Dice sorridendomi e tenendo gli occhi ben puntati sulla strada.

"Va bene, ma non fare troppo casino, come l'altra volta." Dico ridendo al ricordo di Louis col viso tutto rosso per le troppe urla. Non ha mai esultato così tanto in vita sua. Mi faceva ridere e mi distraeva dall'allenamento, ma non per questo mi sono arrabbiata perché è il mio migliore amico e so che gli piace farmi ridere.

Mi sento un pò strana. Mi sento come se non avessi le forze di fare qualcosa e sento un peso al cuore. Non ci faccio molto caso per cui accendo la radio e comincio a cantare "It's my life" di Bon Jovi.

A me si unisce la meravigliosa voce di Louis. È da quando eravamo piccoli che è la nostra canzone. Abbiamo sempre voluto andare ad un suo concerto, ma non ne abbiamo mai avuto la possibilità.

Arriviamo e parcheggia la sua auto nel solito posto.

Scendiamo dalla macchina, prende la mia borsa e se la mette su una spalla accompagnandomi fuori dagli spogliatoi.

"Grazie." Gli dico prendendo il borsone pesante dalla sua spalla e stampandogli un veloce bacio sulla guancia.

Entro nello spogliatoio e saluto le mie compagne di squadra.

"Ehi stellina perché non sei venuta all'allenamento di mercoledì? " Holland, una delle poche persone più importanti della mia vita si avvicina a me. Mi chiama sempre stellina, da quando avevamo sei anni. Tutto cominciò quando al primo anno di elementari caddi a terra e mi sbucciai un ginocchio. Lei si mise a ridere e si avvicinò a me aiutandomi ad alzare. Lei mi disse "povera stellina" e da lì diventò il mio soprannome.

"Mi sentivo poco bene, ma adesso sto molto meglio e sono pronta ad allenarmi." Dico rassicurandola e facendole un occhiolino.

Io e lei siamo praticamente l'opposto e forse è per questo che siamo grandi amiche. Dico che è l'opposto di me perché apparte il fatto estetico, pure caratterialmente siamo completamente diverse.

Le voglio davvero un mondo di bene e mi sento molto fortunata ad averla.

"Grande, così ti voglio!" Dice battendomi il cinque.

Dopo cinque minuti, finalmente sono pronta per entrare in campo.

Appena esco, sulle tribune vedo Louis, il mio idiota, urlare il mio nome e fare il tifo. Mi metto a ridere e gli mando un bacio con la mano.

Il coach fischia e noi ragazze cominciamo ad allenarci.

Comincia a girarmi la testa e la vista mi si offusca. Mi giro verso di Louis e quello è il mio ultimo ricordo prima di cadere a terra e vedere il buio totale.

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