Capitolo 6.

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Lo porto in camera mia e lo faccio sedere sul mio letto matrimoniale. Prendo il mio portatile e mi siedo accanto a lui.

Mentre aspetto che il mio computer si accenda Liam mi fa una domanda.

"Vivi qui da sola?"

"No, con mio fratello maggiore, ma ora non è qui perché è all'università. " Rispondo velocemente.

"E i tuoi genitori?" A quella domanda mi irrigidisco, ma non posso sempre reagire così, sono morti ormai da tre anni quindi è inutile che io lo debba sempre nascondere.

"Sono morti." Dico per poi cominciare a fare le mie ricerche.

"Mi dispiace, scusa, non lo sapevo." Dice accarezzandomi la schiena.

"Lascia perdere." Dico sorridendogli.

Dopo quelli che mi sembrano anni di ricerca, riesco finalmente a trovare quello che cercavo.

"Trovato!" Dico alzando i pugni con aria vittoriosa.

Lui ridacchia e si avvicina allo schermo.

"Box?" Chiede confuso.

"Si tesoro mio, tu hai un fisico tosto, potresti lottare contro cinque persone e le metteresti tutte k-o senza farti nemmeno un graffio, quindi questo corso ti serve per imparare a lottare." Dico mettendogli un braccio intorno alle spalle.

"Si, hai ragione, ma non ho i soldi per pagarmelo. " Dice dispiaciuto.

"I tuoi genitori?" Suggerisco.

"Beh, loro non se lo possono permettere..." Dice abbassando lo sguardo.

"Troverò un modo allora." Dico sdraiandomi sul letto.

Si sdraia poggiando la testa al lato della mia. Sembriamo due pezzi di domino. Io sdraiata verso un lato e lui in quello opposto.

Se giro la testa verso di lui e lui verso di me, siamo così vicini da poterci baciare.

Mentre fisso il soffitto mi viene un'idea.

Mi alzo di scatto, spengo le luci e accendo un macchinario che proietta delle luci sul soffitto facendole sembrare delle stelle.

Mi sdraio dove ero prima e osservo le stelle.

"È bellissimo." Esclama Liam osservando le stelle.

"Lo so, era di mio padre, a lui piaceva tanto questo macchinario." Dico sorridendo al suo ricordo.

"Se vuoi parlarne, io sono qui." Dice con voce profonda.

Annuisco e gli accarezzo la spalla.

"Liam?" Lo chiamo girando la testa verso di lui.

"Mmh." Dice girando la testa verso di me.

Sento il suo respiro dolce sul mio viso. I suoi occhi brillano e ci guardiamo intensamente. I miei occhi azzurri affondano nei suoi color nocciola.

"Come fai a sopportare sempre tutto?" Chiedo in un sussurro.

"Ci sono abituato." Dice nel mio stesso tono.

"Hai mai provato a fare a botte?"

"Si e ci ho rimediato questa cicatrice." Dice alzandosi la maglietta e mostrandomi una cicatrice vicino alle costole.

Con le mie piccole mani gli accarezzo il segno e la sua pelle diventa d'oca.

"Come hanno fatto a fartela?" Dico osservandola.

"Non sapevo che avessero un coltello." Dice guardando la mia mano che fa su e giù.

A quella sua affermazione rabbrividisco. Do un bacio alla sua cicatrice e riprendo a guardare la parete.

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