Capitolo 9.

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Quando mi svegliai, avevo la testa che mi martellava. Quando aprii gli occhi, la vista mi era un pò appannata, ma subito passò.

"Oh grazie al cielo, ti sei svegliata." Le forti braccia di Louis mi sollevarono dal materasso dell'ospedale. Lo abbracciai. Lo abbracciai così forte che mi sentii bene dentro.

"Cosa è successo?"  Chiesi con voce bassa. Mi poggiò delicatamente sul letto e cominciò a giocherellare con una lunga ciocca dei miei capelli biondi. Era nervoso, glielo si leggeva in faccia. Solo a quel punto notai che aveva il viso di un colore pallido.

"Lou, cos'hai?" Chiesi preoccupata e afferrando la sua mano per poi stringerla. I suoi occhi color ghiaccio vennero puntati nei miei. Quegli occhi non erano più gli stessi. Non erano più lucenti come prima, erano velati da una tristezza mai vista prima sul suo volto.

"Sono preoccupato. Sei svenuta durante l'allenamento e i medici non hanno capito bene cosa tu abbia." Disse quelle parole in modo così agitato che mi si strinse il cuore. Lui non è il tipo di ragazzo che si preoccupa, ma quando lo è, beh mette ansia pure agli sconosciuti.

"Andrà tutto bene, vedrai." Gli dissi facendo un sorriso che sembrava più una smorfia.

"In questi casi dovrei essere io a dirtelo." Disse ridacchiando leggermente e facendo cerchi immaginari con le dita sulla mia mano destra.

All'improvviso la porta venne spalancata e una ragazza dalla pelle ambrata e i capelli scurissimi vestita da infermiera si avvicinò a me.

"Ciao tesoro, come ti senti?" Mi chiese controllando la mia cartella clinica.

"Mi sento parecchio stanca e ho la nausea." Dissi osservando ogni suo movimento. Aveva l'aria simpatica e i lineamenti dolci del suo viso mi intenerirono.

"Dovremmo farti delle analisi, ma sta tranquilla andrà tutto bene." Mi rassicurò sorridendo e poggiando una sua mano sulla mia.

L'espressione sul viso di Louis era insopportabile. Non l'avevo mai visto così preoccupato in vita mia. Continuava a mordersi il labbro e a muovere la gamba.

"Sei pronta ad andare?"

"Sono pronta." Ma non lo ero affatto. Avevo paura, ma non lo avrei mai ammesso. Avevo paura perchè sapevo già che in me c'era qualcosa che non andava, ma non lo volevo sapere. Ero letteralmente terrorizzata. Volevo andarmene da quel posto, volevo vivere la mia vita come avevo fatto fino a quel momento. Ma non potevo, dovevo fare quelle analisi.

***

"Allora? Quando ti daranno i risultati?" La voce sottile di Louis mi risuonò nelle orecchie. Erano passate ormai due ore da quando avevo fatto le analisi e dei medici non vedevo nemmeno l'ombra. Avevo il cuore che batteva a mille e sudavo freddo alle mani. Louis non era da meno. Continuava a camminare avanti e indietro anche se continuavo a dirgli che sarebbe andato tutto bene.

"Angel ti voglio un bene dell'anima, sei come una sorella minore per me." Quelle parole uscirono dalle labbra sottili del castano accanto a me con naturalezza.

"Anche io te ne voglio, davvero tanto." Gli dissi con tutta la sincerità che avevo in corpo. Non so perchè me lo disse, ma mi fece subito sentire bene.

"Dai vieni qui. " Aprì le braccia e io mi ci avvolsi dentro. Il suo odore forte entrò nelle mie narici e io chiusi gli occhi per bearmi di quel momento. Io gli volevo davvero bene, non so cosa avrei fatto senza di lui. Era come la mia ancora di salvezza, il mio eroe. C'è sempre stato, anche nei momenti più difficili.

A interrompere quel momento fu un medico che entrò nella stanza.

"Lei è la signorina Smith?" Il signore dai capelli leggermente sbiaditi dalla vecchiaia si avvicinò a me con una cartella fra le mani.

"Si sono io." Affermai sedendomi meglio.

"Lei è un suo parente?" Chiese stavolta a Louis. Lui scosse la testa e corrugò la fronte.

"Sono il suo migliore amico."

"Mi dispiace , ma deve uscire."

"No, io non uscirò proprio." Disse alzano il tono di voce e stringendo i pugni lungo i fianchi.

"Lou, per favore, ti dirò tutto io dopo." Si girò verso di me e dopo aver sospirato e annuito uscì dalla stanza.

Il medico si sedette sul materasso vicino a me e mi guardò in una maniera che non dimenticherò mai. Era il solito sguardo malinconico di quando si deve dare una brutta notizia. Lo sguardo che non amerò mai.

"Angel, mi dispiace." Disse con voce spezzata. Lo incoraggiai a continuare.

"Ho ricontrollato il tuo test per cinque volte, ma niente, sempre lo stesso risultato."

"Cosa ho?" Dissi con voce tremolante. Avevo paura. Non avevo il coraggio di sapere i risultati. Avrei tanto voluto che fosse stato tutto uno scherzo.

"Angel, tu hai il cancro."

Spazio autrice:

Salve salvino. Scusate l'immenso ritardo, ma con l'inizio della scuola, basket e roba varia non ho avuto tempo di scrivere.

Nella storia ho deciso di cambiare tempo perchè mi ci trovo meglio, ora mi tocca correggere tutta la storia però. Passate a leggere le altre mie storie.

Beh che dirvi votate e commentate, ve se amaa

Vero.

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