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La vita è uno schifo.

L'ho sempre pensato e sempre lo farò .
In questo schifo di mondo pieno di violenza , smog e rumore è difficile non finire per pensarla così.

Il problema è che poi tutti si abituano allo stile di vita che la vita stessa li propone,senza pensare a come potrebbe essere se si sforzassero di essere migliori.

Beh, tutto questo fu ancora peggio con l'inizio della guerra.

Vivo in un quartiere modesto da tutta la vita e per tutto questo tempo è rimasto tutto uguale.

Le stesse staccionatae,gli stessi giardini e le stesse persone.

Solo un tranquillo giovedì sera qualcosa nel cielo cambiò.

Spesso mi isolavo dagli altri bambini per riuscire ad osservare il cielo.

Ero cresciuta in una casafamiglia , anche se di famiglia io non ne avevo mai vista.

Mia madre, detta balena, e mio padre, detto invisibile, lavoravano nell'industria delle scarpe, ciò significava che le scarpe le facevano produrre a noi bambini.

Toglievano bambini dalla strada per espandere la loro industria di disgustose scarpe colorate ,per poi trattarli come carcerati .

Comunque , scrutavo il cielo coperto da immensi e affascinanti pallini bianco spuma quando girando la testa seguendo degli uccelli scorsi in lontananza degli aerei.

Solitamente la cosa non mi avrebbe fatto nessun effetto se non avessi visto un istante dopo saltare in aria la città vicina.

Subito balzai in piedi scendendo a tutta velocità giù dalla scala antincendio.

Le sirene iniziarono a suonare mentre in lontananza centinaia di urla cominciarono a innalzarsi.

Corsi in camera, constatando che per fortuna tutti i bambini erano già stati evaquati,presi il mio quaderno e veloce come un gatto corsi fuori verso il rifugio.

Vidi gli ultimi bambini entrare nel piccolo spazio sotto l'abitazione e mi misi in fila per prendere posto.

Prontamente la balena mi afferrò dalla collottola emettendo un forte griugnito.

Balena-Veditela da sola ragazzina-.

Furono le sue ultime parole prima di chiudersi dietro la porta.

Tirai calci, pugni e dissi tutte le preghiere e parolacce che mi vennero in mente ma ormai sapevo che nessuno mi avrebbe aperto.

Mandai a fanculo tutti e mi misi a correre verso l'aeroporto.

Li vi erano molti aerei di piccola taglia che sarebbero potuti andar bene per allontanarsi il più in fretta possibile dalla città.

Mentre correvo cercai di rammentare tutti i particolari delle lezione e dei libri che avevo letto sul pilotaggio.

Da sempre la mia passione per il cielo mi aveva portata a chiedermi come ci si arrivasse, studiando ogni particolare sulle astronavi e elicotteri vari.

Mentre correvo il rumore di urla e esplosioni si intensificò quando delle grosse jip iniziarono a farsi strada tra la folla sparando a tutto ciò che incontravano.

Mi nascosi prontamente dietro un palazzo distrutto aspettando che passassero ,quando il lamento di un bambino attirò la mia attenzione.

Un bambino di forse 5 o 4 anni era in ginocchio di fianco al corpo di una donna ,stata schiacciata dalle macerie della casa crollata.

Il cuore mi si riempì di un'emozione mai provata prima e l'idea di portare il bambino con me iniziò ad affiorare .

Corsi a carponi verso di lui afferrandolo per la maglietta per poi prenderlo in braccio e iniziare a correre.

Il bambino non oppose resistenza ma, al contrario , si strinse più forte al mio busto.

Arrivai all'aeroporto senza fiato con il bambino che ormai a furia di piangere mi aveva infradiciato la canottiera.

TN-Senti piccolo piangere non riporterà in vita nessuno perciò ora ascoltami attentamente.Al mio tre correrò verso quell'aereo e ti lancerò dentro.Tu dovrai solo schiacciare il pulsante rosso sopra il tettuccio. Tutto chiaro?.
(Scusate ma non sono esperta di aerei)

Bambino- Ma la mia mamma....

TN- La tua mamma avrebbe voluto che tu continuassi a vivere.-

Vedendo il bambino ancora in lacrime lo posai a terra.

TN- Ascolta piccolo come ti chiamati?.

Bambino- Luis .

TN- Bene Luis ti prometto che andrà tutto benissimo e che fra poco sarà tutto finito.

Luis si strinse forte al mio petto prima di annuire lievemente.

Lo ripresi in braccio e iniziai ad aspettare il momento giusto.

Avevo paura,una paura mai provata prima, ma non sarei morta di certo oggi.

TN-Pronto piccolo?.

Il bambino annuì e come una pantera mi lanciai verso l'unico aereo ancora a terra.

Ruppi il finestrino e aprì la portiera lanciando dentro Luis .

Subito feci il giro dell'aereo e entrai nel veicolo che Luis aveva già messo in moto.

Feci un profondo respiro e tirai in avanti la leva che lo fece partire.

Dopo pochi istanti eravamo in aria.

Tuoni spaventosi iniziarono a riecheggiare sopra la città , rendendo il paesaggio sottostante ancora più macabro.

Quasi tutto era stato spazzato via e la mia vecchia casa era crollata.

Luis di fianco a me ,troppo stanco per piangere, si accoccolò con la testa sulle mie gambe e ,dopo poco ,si addormentò.

Erano ormai 24h che eravamo in aria e la sera stava per calare di nuovo.

Avevamo attraversato intere città già alle fiamme e molte volte avevo rischiato di sbandare a causa di una corrente d'aria.

Per fortuna le nuvole nere ci avevano nascosto agli aerei nemici.

Nel mentre ,io e Luis ci eravamo consolati a vicenda trovando la forza ,tra un pianto e un'altra, di essere felici.

Calata la sera sapevo di dover atterrare ma ormai sotto di noi si estendevano solo montagne e foreste.

Luis- La cartina dice che siamo in Colombia-

TN-Colombia?

Luis-esatto, sai la mia mamma mi raccontava sempre che in questo posto è nata la magia.

TN-Mi dispiace contraddirti ma la magia non esiste.

Appena pronunciate quelle parole l'aereo iniziò a perdere quota e il lumino del carburante iniziò a lampeggiare.

Non avevo scelta, dovevo usare il paracadute.

TN-Senti Luis mi sai dire quanto pesi?

Luis-bo, penso 100.

TN-100? Ma no penserai al massimo 35 kg .

Nel mentre il lumino aveva preso a suonare e Luis cominciava a piangere.

Mollai il volante ,presi Luis, il paracadute e ,aprendo la portiera tirandole un calcio, mi buttai fuori dall'aereo .

Sotto di noi si vedevano solo nuvole e il mio ultimo pensiero prima di svenire andò a dio, pregandolo che sotto non ci fossero rocce appuntite.












camilo × RaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora