05 - Eden

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ADAM

Non posso credere ai miei occhi. Di fronte a me c'è Eden, la prima ragazza della quale mi sono innamorato, nonché colei grazie alla quale oggi sono l'uomo che sono.

Porta i capelli raccolti in una coda piuttosto disordinata e indossa una felpa ampia nella quale, a giudicare dal movimento del suo capo, vorrebbe sprofondare.

La ragazza che ho di fronte è diversa dal ricordo che ho di lei, ma è indubbiamente Eden.

Mi guarda ammutolita e la sua espressione per un attimo risulta contratta.

Mi accorgo che gli occhi sono lucidi e appesantiti dal trucco nero ormai sbavato. Sono occhi stanchi delle lacrime che hanno dovuto sopportare.

«Sei… Sei proprio tu?», chiedo indeciso, iniziando ad aver timore si riveli una sosia o qualcosa del genere, data la quasi totale mancanza di reazione da parte sua.

Lei, tuttavia, trasalisce alla mia domanda e palesa la sua identità riconoscendomi. «Adam», la voce flebile, quasi un soffio.

Un'emozione mi si stringe intorno alla bocca dello stomaco. Da quando non sento pronunciare il mio nome dalle sue labbra?

Per un attimo il tempo sembra sospeso ma la "magia" dura solo un attimo, perché Eden riempie il naturale silenzio che si era andato a creare dicendo: «Oh, mamma! Che strani incontri si fanno nei bagni degli uomini delle chiese!».

Non riesco a ben trattenere un sorriso divertito, perché riconosco che quell'ultima frase è spinta dallo stesso atteggiamento che aveva l'Eden che ho conosciuto io tanti anni fa, quella che rifugge nelle battute per dissimulare l'imbarazzo.

«Incontri decisamente inaspettati», le rispondo io pesando bene le parole, guardandola negli occhi.

Lei non trova parole con cui rispondermi, così, spinto da curiosità, ancora incredulo le chiedo: «Cosa ci fai qui?».

«Qui intendi nel bagno degli uomini?», prova ancora a buttarla sul ridere lei.

«Qui in Italia. In questa città, In questa chiesa», specifico io non concedendole scampo. «Ti pensavo ancora in Inghilterra. Sei ancora al college, no?».

La verità è che di lei ho quasi completamente perso le tracce. Ai tempi che furono, mi aveva bloccato su tutti i social e non so se con il passare degli anni mi abbia poi sbloccato. Quel che è certo è che dopo mesi di tentativi io ho smesso di controllare. Però sono sicuro che se fosse tornata in Italia la notizia mi sarebbe giunta in qualche maniera, magari trapelata da qualche conoscenza condivisa.

«Sì, dopo gli studi mi sono fermata lì come volontaria», mi aggiorna, il tono asciutto, «Ora sono qui in visita da un'amica che frequenta questa chiesa», si premura poi di informarmi precipitandosi ad aggiungere: «A proposito, si chiederà dove io sia finita e mi spiacerebbe perdermi tutta la predica, quindi, se non ti dispiace, io andrei».

Parla in maniera repentina, tutto d'un fiato, mal celando l'agitazione che sicuramente prova in questo momento. 

Io vorrei trattenerla, ma non mi sento di farlo. È visibilmente a disagio e, se è qui in visita da un'amica, mi dico che probabilmente avremo altre occasioni.

«Certo, certo», dico quindi accondiscendente. «In ogni caso anche io devo rientrare a breve. Magari ci vediamo dopo, ok?».

Mugola un «Magari», regalandomi un sorriso tirato. Poi la osservo mentre si allontana, chiedendomi se sia davvero successo quello che è successo.

Per tutta la durata della predica fatico a mantenere l'attenzione. Ci provo, ma la mia mente vola altrove, ai giorni in cui Eden ha fatto parte della mia vita.

Come Fossimo al Terzo CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora