•Family•

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Erano passate due settimane dal mio ritorno a casa, ero ormai entrata nella sesta settima, ero solo all'inizio dei nove lunghi mesi che mi attendevano, ma già odiavo le sensazioni di nausea, i mal di testa frequenti, gli sbalzi di umore. Nonostante questo però, Emiliano mi era accanto, non eravamo mai stati felici come in quel periodo. I nostri genitori sarebbero arrivati a breve, per passare il natale da noi, ma la cosa più difficile sarebbe stata dirgli della gravidanza. Conoscevo bene mio padre, non avrebbe accettato Emiliano e con lui neanche il bambino o bambina che portavo in grembo. Ma non importava, ce l'avrei fatta senza di lui. In quelle due settimane, tutti uscivano per comprare regali, addobbi natalizi, c'era una bella allegria. Avevamo appena finito di pranzare e mentre io e le ragazze pulivamo la cucina, in salotto i ragazzi improvvisarono un mini concerto personale. Dal primo momento che ho sentito rappare Emiliano, ho dedotto che fosse un talento, avevo ascoltato le sue canzoni su youtube, spaccava. Se solo si fosse impegnato di più, se avesse creduto di più , invece di prendere una cattiva strada, forse a quest'ora starebbe girando il mondo, avrebbe milioni di fan pazze di lui, sarebbe fidanzato con una modella bellissima o chissà. Mentre asciugavo le stoviglie, sentì delle braccia stringermi il bacino, un mento appoggiato sulla mia spalla e un naso che mi accarezzava la guancia. Emiliano muoveva i nostri corpi a ritmo di musica, cantava nel mio orecchio 'All of me', mi fece scappare un sorriso. Poi con un gomito lo sganciai dal mio corpo. Si appoggiò al bancone della cucina, anche se non potevo guardarlo, sentivo i suoi occhi su di me, cioè sul mio sedere. Così mi girai e gli lanciai un panno da cucina sul viso.
"Smettila" lo rimproverai.
Ridacchiò. "È lui che mi chiama" si difese.
"E cosa ti dice?" Incrociai le braccia.
Fece un sorriso malizioso, poi si leccò le labbra. "Posso mostrartelo in camera".
"Sei un pervertito" gli diedi un pugno sulla spalla.
Rise. Scossi la testa, per quanto alcune volte fosse cretino. Se ne andò in salotto.Avevo già un esserino grande quanto un fagiolo nella mia pancia, non ne volevo un altro. Ritornai alle mie stoviglie, posizionandole pulite e asciutte nella credenza. Avevamo pulito tutta la casa per l'arrivo dei miei genitori, mia madre era una fissata con le pulizie. Avevo un ansia addosso incredibile. Fortunatamente i miei, sarebbero venuti da soli, senza quel rompipalle di mio fratello e quella scorbutica di mia sorella con il suo ragazzo. Andai in salotto, dal tavolino del divano presi le ciotole piene di patatine, che i ragazzi stavano mangiando o per meglio dire gettando a terra.
"Quelle sono le mie patatine" sbraitò Emiliano, come un bambino.
"Con quali soldi hai comprato le patatine?" gli chiesi.
"Con i tuoi" rispose.
"Quindi sono le mie" sorrisi soddisfatta.
Io e la ciotola quasi vuota di patatine, ci dirigemmo in cucina. Poggiai la ciotola sul bancone , poi mi sedetti su uno sgabello. Addentai una patatina, poi lanciai lo sguardo in salotto. Emiliano si era messo due popcorn nelle narici, aveva messo le ciotole piccoline delle noccioline sul petto, formando un 'seno'. Certe volte si comportava da bambino, la domanda che mi ponevo era: dovrò far crescere lui o nostro figlio? Ad un tratto vidi i ragazzi con delle ciotole sulla testa e le mani unite. Cercavano di muovere il bacino, ma le ciotole finivano per terra. Averli intorno era così divertente e non ti annoiavi mai.
"Prendete quelle ciotole e lavatele, subito" disse seria Alex.
"Amo, stiamo solo giocando" disse Mauri.
"Ho detto subito" ripeté.
Loro acconsentirono al suo ordine. Alex si guardò in giro con aria soddisfatta, era la più severa in casa. Mi alzai dallo sgabello e andai in salotto, sedendomi sulla poltrona. Iniziai a cercare tra i tanti canali qualcosa di interessante da guardare. Mi soffermai su MTV, in onda c'era incinte a 16 anni. Io ne avevo 20, ma ero comunque giovane. Mentre ascoltavo le storie di queste ragazzine, vidi la porta aprirsi. Entrò Andrea, ultimamente usciva spesso e ritornava dopo ore, non sapevo dove andasse e lui non ne parlava.
"Dove sei stato?" chiesi.
"In giro, avevo delle commissioni da fare" fece il vago.
"Qualcuno ha trovato il ragazzo"
si intromise Emiliano.
Andrea lo ignorò."Vado a lavarmi, tra poco vengono i tuoi genitori, giusto?" domandò, pronto a salire le scale.
"Sono quasi arrivati" sorrisi, lui annui.
"Mia madre e mio fratello, sono arrivati proprio ora" vidi Emiliano guardare dalla finestra.
Okay, la tensione stava salendo. Avevo un vergogna matta, li conoscevo solo tramite web o telefono, non sapevo cosa fare o come reagire, non sapevo nulla. Mi alzai dalla poltrona e iniziai a camminare avanti e dietro per il salotto. Emiliano era uscito per aiutarli con le valigie e io non sapevo cosa fare. Levai l'elastico che teneva legati i miei capelli, così da lasciarli liberi. Mi sistemai bene il maglione e andai sull'uscio della porta. Li aiutai con le valigie, portandole in salotto. Non sapevo come comportarmi, in queste situazioni sembravo sempre una stupida.
"Salve signora" le diedi la mano.
"Chiamami Francesca" disse la mamma di Emiliano, mi tirò a se abbracciandomi forte. Vidi Lorenzo sbuffare.
"E a me non mi abbracci?" si lamentò.
Scoppiai a ridere e lo abbracciai. Era un po più basso di me. Vidi Emiliano poggiargli una mano sulla spalla allontanandolo da me e dal mio abbraccio. Iniziarono le presentazioni con tutti i ragazzi della casa, adesso tutti erano educati, sembravano seri e maturi. Quando poi, trenta minuti prima cantavano con una scodella sulla testa.
"Ciao bellissime, io sono Lorenzo, ma voi potete chiamarmi sempre" Lorenzo iniziò a flirtare con le ragazze.
Mauri e Manuelito gli fecero capire che erano già impegnate con loro, con un solo sguardo. Lorenzo capì e lasciò perdere i suoi tentativi di conquista. In quel campo era identico a Emiliano. Era un donnaiolo.
"Hai davvero una bella casa" si complimentò Francesca.
"La ringrazio" sorrisi.
Emiliano portò la sua famiglia in casa sua, avrebbero alloggiato li. Era stato più facile di quanto pensassi, tutto sommato me l'ero cavata. Sentì il campanello suonare, così andai ad aprire. Mi ritrovai davanti i miei genitori e le loro valigie. Li feci entrare, dopo esserci salutati. Mio padre iniziò a guardarsi intorno, ma il suo sguardo si soffermo sui ragazzi seduti sul divano.
"E voi chi siete?" gli domandò sfilandosi i guanti.
"Papà, loro sono i miei amici" mi precipitai a dire.
"Piacere" si alzarono presentandosi.
I miei salutarono Alex e Carlotta, loro spiegarono che Mauri e Manuelito erano i loro ragazzi, così mia madre iniziò a complimentarsi sull'ottima scelta.
"E tu stai con mia figlia?" domandò mio padre minaccioso Federico.
"No, io sono il single del gruppo" distolse impaurito lo sguardo di mio padre.
Mio padre annui. Iniziò a girare per la casa, con fare sospettoso. Era odioso quando si comportava in quel modo. Il suo sguardo si soffermò sulle scale, precisamente su Andrea. Aveva uno di quei pantaloni classici neri, un paio di scarpe nere lucide e una camicia bianca, come diavolo si era vestito? Vidi mio padre sorridere, era esattamente il tipo di ragazzo che avrebbe voluto al mio fianco.
"Scommetto che tu sei il ragazzo di mia figlia" gli sorrise porgendogli la mano.
"Ehm no, sono un suo amico" ricambiò il sorriso.
"Allora chi è il tuo ragazzo?" mio padre domandò stranito.
Ad un tratto la porta si aprì, era Emiliano e la sua famiglia. Come al solito, aveva i pantaloni che lasciavano intravedere i suoi boxer, Rolex, e tatuaggi in bella vista. Emiliano non guardò verso le scale e non si rese conto della presenza dei miei genitori.
"Allora ragazzi festeggiamo?" iniziò a muovere il bacino e a ballare.
Mio padre fece finta di tossire, catturando la sua attenzione. Lui si girò di scatto, alla sua vista rimase fermo.
"Papà, lui è Emiliano il mio ragazzo" sorrisi falsamente.
"Piacere di conoscerla, signor Nasti" Emiliano lo abbracciò. Mio padre non amava il contatto fisico tra estranei, a stento abbracciava i suoi amici di lavoro. Dopo di che Emiliano abbracciò mia madre, che al contrario di mio padre, amava gli abbracci ed era meno scorbutica.
"È molto carino" mia madre mi bisbigliò.
Mia madre si presentò alla mamma e al fratello di Emiliano, per educazione lo fece anche mio padre, sapevo che voleva fare una delle sue scenate ma si stava trattenendo. Mio padre non era cattivo, ma era molto protettivo e severo, era fatto all'antica. Mia madre iniziò a parlare con Francesca di moda, Lorenzo invece parlava con i ragazzi di Calcio. Mio padre come al solito iniziò a girare per la casa, in silenzio, osservando tutto e tutti. Poi si soffermò a parlare con Andrea, che a quanto pare era il suo preferito in casa.
"Credo di non piacere a tuo padre" mi sussurra Emiliano all'orecchio.
"Non è colpa tua, cerca di interagire con lui e sii educato" gli consigliai.
Annui alzandosi dalla poltrona su cui eravamo seduti. Si avvicinò a mio padre e ad Andrea, facendo finta di essere interessato alla loro conversazione. Vedevo Emiliano annuire ad ogni cosa, probabilmente non sapeva neanche di che stessero parlando. Mio padre neanche gli rivolgeva la parola, lo ignorava del tutto.
"Mia figlia è sempre stata molto gentile, ha fatto bene ad ospitarti a casa sua" sentì dire. Si stava rivolgendo a Andrea immagino.
Mi avvicinai a loro con un sorriso, mi appoggiai a Emiliano, ma lo sguardo di mio padre ci separò.
"Tu dove abiti?" domandò mio padre a Emiliano.
E nella mia testa speravo che non rispondesse 'nella casa accanto'. Mio padre sapeva dei criminali e mi aveva chiaramente detto di stare lontano da loro.
"Proprio qui accanto" sorrise. Dentro di me iniziai a bestemmiare.
Mio padre sgranò gli occhi. "Ilary Nasti come hai potuto disubbidire a tuo padre" ecco ti pareva.
"Papà, ti prego non iniziare" sbuffai.
"Io inizio eccome" alzò il tono della voce, richiamando l'attenzione di tutti.
"Cosa sta succedendo?" Chiese mia madre preoccupata.
"Tua figlia sta con un criminale, ecco cosa succede" sbottò.
"Lui non è un criminale" lo difesi.
La mamma e il fratello di Emiliano iniziarono a fissarci, loro non sapevano nulla di lui e del suo modo di vivere. Volevo che tutto andasse bene, ma mio padre doveva sempre rovinare tutto.
"Allora dimmi, cosa fai per vivere?" domandò sfacciatamente a Emiliano.
Emiliano rimase in silenzio abbassando la testa, speravo che trovasse almeno una scusa o mentisse. Ma non parlava, non usciva una sola sillaba dalla sua bocca. Decisi di intervenire
"Lui si occupa di-"non fini la frase.
"Non prendiamoci in giro, tuo padre ha ragione" Emiliano mi guardò.
"No, lui non ha ragione lui non ti conosce" guardai male mio padre.
"Ascoltami bene, voglio che tu stia lontano da mia figlia" mio padre disse serio.
"Io non posso stare lontano da lei" Emiliano si fece più serio e le sue pupille cominciarono a stringersi.
"Oh e sentiamo, perché?" rise nervoso mio padre.
"Perché io la amo" disse alzando la voce guardando mio padre dritto negli occhi.
"Tu non sai cos'è l'amore" disse papà.
"Invece lo so!" Urlò. "Io amo sua figlia signor Nasti!" dichiarò. "Può darmi del criminale e forse avrà anche ragione, ma io posso assicurargli che so cos'è l'amore. Da quando lei è arrivata qui, io sono cambiato, il suo amore mi ha cambiato, darei la mia vita per lei" sbraitò Emiliano, aveva gli occhi lucidi.
Vidi il fratello di Emiliano avvicinarsi a lui, gli mise una mano sulla spalla e lo guardò negli occhi. Lui era dalla sua parte, questa volta non avrebbe commesso l'errore di allontanarlo di nuovo.
"Mio fratello avrà anche avuto un passato burrascoso, ma ora è un ragazzo per bene e ama sua figlia" disse Lorenzo.
"Che lui la ami o no, resta che non è adatto per mia figlia" disse.
"Papà, tu non capisci un cazzo" urlai in lacrime.
"Non usare quelle parole con me signorina " mi guardò male. "Hai sempre frequentato i ragazzi giusti, le persone giuste, hai sempre avuto il comportamento giusto" iniziò a parlare, ma lo fermai.
"No papà, ti sbagli" dissi. "Per te Mattia era giusto?" domandai.
"Certo, era un ottimo partito e gli volevi bene" disse.

Dangerous  | | Emis Killa | |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora