Odi et Amo

324 15 33
                                    

Zoro vide l'espressione di dolore allargarsi sul volto di Sanji e un rivolo di sangue colargli dal lato della bocca, poi il cuoco scomparve dalla sua vista come trascinato da qualcosa dietro di lui. Ebbe la prontezza di conficcare la katana nella terra per arrestare la sua caduta e utilizzarla come appoggio per sollevarsi e raggiungere con la mano sinistra il bordo del burrone, ma quando cercò di estrarre la spada, gli scivolò dalla mano a causa del sangue che aveva reso scivolosa l'elsa. Vide la katana sprofondare finché il buio non la inghiottì completamente.

– Maledizione! – urlò di frustrazione.

Riportò lo sguardo sul ciglio del burrone e si disse che alla spada ci avrebbe pensato dopo. Si sollevò fino a riportare il terreno sotto i suoi piedi e si guardò in giro per cercare il cuoco. Lo trovò a circa 40 metri da lui, proprio dove la radura terminava per lasciare il posto alla foresta, era sdraiato su un fianco mezzo accovacciato e una macchia di sangue si stava allargando sotto di lui. Intorno a lui non si muoveva una foglia, non ci voleva un genio per capire che quelle dannate piante lo avevano lasciato lì come esca per lui. Calmò i nervi per ritrovare la lucidità persa negli ultimi momenti, Sanji era alla sua sinistra, mentre percepì chiaramente alla sua destra la presenza di quei rovi viventi nascosti nel sottobosco. Sguainò entrambe le katana e con un unico fendente riuscì a fare piazza pulita di ogni possibile minaccia nascosta nell'ombra: il problema piante velenose poteva considerarsi risolto, anzi non sarebbe neanche mai esistito se non li avessero colti distratti nelle loro questioni personali.

Si precipitò verso Sanji, lo girò supino e si accorse che tutto quel sangue stava sgorgando da una brutta ferita al fianco, il cuoco era incosciente, caldissimo e con il respiro affannato, dovevano uscire immediatamente da quella foresta e raggiungere Chopper. Se lo caricò sulle spalle e mentre il cielo cominciava a rischiararsi, cominciò a correre in una direzione presa assolutamente a caso, pregando ogni Dio che aveva sentito nominare in vita sua, e a cui non aveva mai creduto, che fosse la direzione giusta. Evidentemente qualcuno ascoltò le sue preghiere perché dopo una buona mezz'ora di corsa a perdifiato cominciarono a spuntare le prime case della città.

Si fermò un momento per controllare le condizioni del cuoco, che erano rimaste critiche ai suoi occhi, e per pensare a come agire: cercare di tornare all'albergo era impensabile, aveva avuto una fortuna sfacciata ad imboccare la strada giusta per uscire dalla foresta, non avrebbe sfidato ancora la sorte per cercare di raggiungere la locanda. Si guardò intorno e molto in lontananza vide l'albero maestro di un grosso veliero, il porto! Avrebbe corso in direzione del porto senza togliere mai lo sguardo da quell'albero maestro e una volta raggiunto il mare avrebbe cercato la Sunny.

Riprese la corsa disperata con il cuoco stretto contro la sua schiena, passando attraverso orti e giardini, distruggendo staccionate e qualunque cosa si trovasse sul suo passaggio. Il porto, la Sunny, Chopper, solo questi erano i suoi obiettivi ora, tutto il resto era solo d'intralcio, fortunatamente era ancora troppo presto per le varie attività della città e non trovò quasi nessuno sulla sua strada.

Arrivò al porto nel giro di dieci minuti e cominciò a costeggiare la riva finché non vide in lontananza la polena della sua nave, accelerò ancora di più la corsa fino ad intravedere la grossa figura di Franky ai piedi della Sunny, e di fianco a lui quella del capitano.

– Ehi! Zoro! – l'urlo di Usopp fece voltare l'intera ciurma radunata sul ponte della nave verso la direzione di Zoro, che stava correndo verso di loro.

– Chopper! Il cuoco è ferito! – urlò di risposta lo spadaccino.

A quelle parole il medico di bordo non perse tempo a prendere la sua forma umana e buttarsi giù dal ponte sul molo per correre incontro a Zoro.

– Dove è ferito? Cosa è successo? –

– Al fianco sinistro, al braccio destro e... alla mano sinistra. – le ultime parole furono scandite da una preoccupazione che andava ben oltre la sola salute dalla mano, Chopper se ne accorse e gli lanciò uno sguardo altrettanto preoccupato.

Le parole non detteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora