Prima

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Sanji si svegliò come al solito alle prime luci dell'alba, il suo orologio biologico era settato per quell'ora, c'era la colazione da preparare per la sua ciurma. Era sdraiato su quella specie di materasso di fortuna composto da alcune coperte, nella palestra della Sunny, con solo i boxer addosso e il braccio di Zoro attorno al petto. Si girò lentamente verso lo spadaccino e per un attimo fu accecato da un riflesso del sole sui suoi tre orecchini, lui stava ancora russando rumorosamente. Tornò a spostare lo sguardo al soffitto, a volte ancora si chiedeva come avesse fatto ad arrivare a quella situazione.

Era successo una sera di circa tre mesi prima, avevano raggiunto con fatica il porticciolo di un'isola dopo una furiosa tempesta, la ciurma era scesa tutta dalla Sunny per esplorare la città di cui si vedevano le luci in lontananza, lui era rimasto a bordo per riordinare la dispensa che nella confusione della tempesta era finita sottosopra, così pensò che sarebbe rimasto anche per fare il turno di guardia. Sistemato anche l'ultimo sacco di riso si diresse verso il ponte soddisfatto del proprio lavoro e si accese una meritata sigaretta, ma si accorse presto di non essere solo. Zoro era seduto a gambe incrociate con la schiena appoggiata all'albero maestro, le mani dietro la testa come a voler essere un cuscino e gli occhi chiusi.

– Oh testa d'alga narcolettica! Gli altri sono già tutti scesi, tu perché sei ancora qui? – Il tono della sua voce era distintamente seccato, l'idea di dover passare la notte insieme al verde lo infastidiva.

– Sto facendo il turno di guardia. –

– Con gli occhi chiusi? –

– Non mi serve tenere aperti gli occhi per stare in guardia. –

Sanji decise di non continuare quello scambio di battute altrimenti sarebbe finita in rissa come al solito, ma lui era troppo stanco per dare il via ad una delle loro liti; si avvicinò alla balaustra per fumare in pace la sua sigaretta e guardare la luna che si specchiava nel mare tranquillo.

– È incredibile come il cielo adesso sia così terso visto la tempesta che abbiamo appena passato. –

Sanji si girò verso Zoro con una espressione di assoluto stupore in volto, "possibile che un pensiero che sfiora il poetico sia stato partorito da un buzzurro di quella portata?" pensò senza però dare voce al pensiero.

In quel momento lo spadaccino aveva gli occhi aperti e rivolti al cielo, vi si poteva veder brillare la luna nelle iridi verdi e Sanji si perse per un attimo nella profondità di quegli occhi che anche in un momento di pace come quello erano in grado di trasmettere una forza imbattibile, ma si riscosse presto da quei pensieri inappropriati che stavano affiorando.

– Preparo uno spuntino per la notte, eh Marimo? – ruppe il silenzio che si era creato – E magari apriamo anche una bottiglia di sakè. – non gli servì alcuna risposta da parte dello spadaccino, gli bastò lo sguardo di intesa che gli aveva lanciato.

Quella notte passò così, tra parole e sakè; fu la prima vera volta che parlarono apertamente da quando si conoscevano e scoprirono entrambi con meraviglia che mettendo da parte i reciproci istinti omicidi, il tempo passato insieme poteva essere piacevole. Anzi, molto più che piacevole.

Dopo quella prima notte ne seguirono molte altre in cui lui e lo spadaccino si trovarono a condividere pensieri, parole e silenzi pieni di significati, sempre all'insaputa del resto della ciurma, fino a che Sanji cominciò a chiedersi il perché di tutta quella situazione. Perché durante il giorno il loro rapporto era rimasto immutato e se le davano di santa ragione, e di notte invece si confessavano i loro pensieri più intimi? Cosa cambiava dal giorno alla notte?

Ci mise poco a trovare le risposte ai suoi perché, d'altra parte lui su quella nave era indubbiamente il più acuto, a parte la sua amata Robin ovviamente: il nuovo legame che avevano formato non poteva sostituire quelle liti, a volte anche violente, che li coinvolgeva da sempre perché quelle servivano ad entrambi come valvola di sfogo e come sprono a migliorarsi, ma in più quelle liti ora servivano per soddisfare il bisogno di un contatto fisico che prima non c'era.

Le parole non detteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora