Capitolo undici

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La Focide, la regione che ospita Delfi e il suo santuario è ricca di misticismo e magia, ogni angolo trasuda del mistero dell'oracolo, malgrado siamo ancora lontani dal tempio di Apollo. La pinzia, colei che è in grado di vedere oltre il presente, dicono sia in grado di guidarci sino alla verità. Mi domando se sia anche in grado di vedere anche il nostro passato, chi siamo stati o perché siamo giunti sino a qui.

Camminiamo per le strade dell'Agorà di questa piccola cittadina portuale della Focide, i nostri piedi calpestano sabbia e piccole pietre e di tanto in tanto anche della fanghiglia che sporca i nostri calzari, qui vengono chiamati pedῖlon, ma sono comuni sandali. Non molto comodi visto il terreno sul quale devono camminare.

Le nostre guide, intanto, si fanno strada agilmente verso un edificio più maestoso rispetto ciò che lo circonda, credo si tratti della casa di un importante esponente delle milizie di questa regione, sicuramente l'uomo più influente di questa piccola Polis.

Dal modo in cui i due guerrieri si muovono all'interno delle mura, si può dedurre che sono già stati qui prima di oggi, e che probabilmente conoscono bene tale luogo.

«Sorellina a cosa pensi?» Mi domanda il mio gemello, notando il mio inconsueto silenzio.

«Ho un po' paura di incontrare la Pinzia» Ammetto a bassa voce, come se temessi che qualcuno possa sentirmi o meglio che gli Dei possano udire le mie parole.

«È solo una donna. Non credo che abbia le risposte. Qui sono tutti superstiziosi, credono a qualsiasi cosa, perfino che una sacerdotessa in grado di predire il futuro con frasi criptiche» Afferma con un atteggiamento arrogante e pieno di scetticismo. Ammetto di essere impregnata delle sue medesime perplessità, tuttavia, rispetto le credenze di questo popolo, e oltre ciò dobbiamo guardare in faccia la realtà, questo oracolo è l'unica fonte di speranza che abbiamo.

«Ares, c'è qualcosa. Lo sento» Ribatto decisa, provando quasi con disperazione a fargli comprendere che il mondo che, crediamo di conoscere, è oscuro e a noi ignoto.

«Ti hanno fatto il lavaggio del cervello. Ora parli di fato, credi alle divinità...»

«Perché potrebbero essere reali» Lo interrompo bruscamente, rendendomi conto dal suo sguardo preoccupato che forse sto davvero perdendo il senno come sostiene.

«Smettetela voi due» Ci richiama Alexandre in tono austero, come se stesse rimettendo in riga due infanti dell'asilo nido.

«Dobbiamo entrare a casa di un uomo potente, un capo. Quindi fareste meglio a non fare o dire cose strane» Ci raccomanda il mercenario, tenendo gli occhi puntanti su me e il mio gemello.

Annuiamo all'unisono e, trattenendo il respiro, varchiamo la soglia dell'arco principale della casa, il quale è circondato da un'enorme fila di colonne in stile ionico.

«Soldati Corinzi, qual buon vento vi porta qui, nella mia umile dimora»

Ad accoglierci arriva un uomo, non avrà più di trent'anni, malgrado la sua lunga e folta barba scura suggerisca il contrario. Al suo fianco vi è una donna che tiene tra le sue braccia un neonato.

«Icaro, è un piacere rivederti» Esordisce amichevolmente Theodote, avvicinandosi all'uomo.

«Il piacere è mio, sapevo del vostro arrivo, un mio soldato vi ha visti arrivare e mi ha avvisato, così vi ho preparato una stanza. Tuttavia, vedo che insieme a voi ci sono ospiti che non conosco»

Alexandre, con il suo solito garbo da guerriero, afferra per la tunica sia me che mio fratello per mostrarci a Icaro.

«Loro sono viandanti, sono qui perché devono raggiungere l'oracolo di Delfi» Gli spiega il mercenario.

Black age- l'era degli Dei e degli eroiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora