Capitolo 29:

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JONATAN:
"Bisogna parlare con Esme."
"Ledan adesso non posso, devo partire per la Russia." Lo informo indossando la cravatta blu, elegante.
"Sei un coglione Jonny, è possibile che tu continui a scappare dai problemi?"
"Non chiamarmi mai più in quel modo e stai attento a come parli, non me ne frega un cazzo che sei mio fratello." Ringhio sputando occhiatacce di fuoco.
"Il padre di Emanuel continua a ripetere di volerlo vedere." Insiste.
"Tempo al tempo. Emanuel non è pronto per una notizia del genere, in ogni caso parlerò con Esme di questa faccenda, lei è sua sorella e sa come comportarsi."
È passato un altro mese da quell'episodio in piscina, io ed Esme non abbiamo più parlato, farlo proprio ora mi preoccupa perciò aspetterò il mio rientro da questo viaggio.
"D'accordo."
Ledan abbandona la mia camera mentre indosso con accuratezza gli orecchini e chiudo la valigia sistemata questa mattina da Giulia.

ESME:
"Avanti balla Arkid!"
Il piccolo sventola le mani in aria ridendo di gusto insieme a sua madre.
È un bambino meraviglioso.
Immagino come sarà Dellen e il mio cuore scoppia di gioia.
Ora sono entrata nel quinto mese e la pancia inizia a pesare, il dottore afferma che sia molto grande rispetto alle altre pance normali.
Io dico sempre che è tutto l'amore che nutro nei suoi confronti, Eva invece sostiene che è tutto il cibo che mangio ad ogni ora del giorno.
Non le credo.
"Abbassate questa cazzo di musica non riesco a dormire!" Nazario fa capolino in sala, con il volto completamente rosso dalla rabbia.
Mi acciglio.
"Stiamo ballando con Arkid." Lo informa Eva ma tutto ciò che lui fa è puntarle il dito contro.
"A me non frega niente, mi state disturbando."
"Cosa succede qua?" Ecco che anche Ledan ci raggiunge, affiancandosi a sua moglie.
"Succede che tua moglie e.." Nazario punta gli occhi nei miei osservandomi con disgusto.
"Tua moglie e la balena incinta non mi lasciano dormire."
Spalanco la bocca per il modo in cui mi ha chiamata.
Cosa gli prende adesso?
Fino a pochi minuti fa continuava ad evitarmi.
"Ma come ti permetti?!" Urlo avanzando verso di lui con ferocia.
Chi si crede di essere?
"Abbassa questa cazzo di musica."
"Fanculo!"
"Sta zitta prima che.."
"Nazario!" Ledan urla e lo interrompe in tempo piazzandosi tra noi due.
Scuoto la testa nauseata da questa persona.
"Preferisco di gran lunga le urla di Jonatan nella camera accanto alla mia, piuttosto che la tua voce fastidiosa."
Il petto si muove velocemente.
"Urla?" Sibilo con un filo di voce, confusa.
"Orgasmi." Si corregge inclinando la testa.
Un brivido mi attraversa il cuore.
Batto le ciglia abbassando la testa e faccio appello a tutta la mia forza di volontà per non scaraventargli una sedia in pieno viso.
"Ora non parli più? Ti da fastidio che scopi con altre donne?" Ride.
"Nazario basta cazzo! Vattene in camera subito!" Urla il maggiore spingendolo dalla schiena.
Mentre io sono rimasta paralizzata esattamente nello stesso posto, con i pugni serrati.
"Fottiti." Esce dalla mia bocca, quasi come un consiglio.
Nazario volta la testa di scatto.
"Cos'hai detto?"
"Fottiti stronzo!!"

JONATAN:
C'è sangue ovunque in macchina. E l'odore mi nausea.
"Tieni gli occhi aperti!" Urlo a Oscar che lentamente socchiude le palpebre.
"Chiamo il dottore, sarà qua tra un attimo" Continua Pito, un altro dei miei uomini.
Mi siedo accanto a Oscar e strappo un pezzo di tessuto della maglia per fermargli l'emorragia. Ha un proiettile conficcato nella schiena e il viso pallido, non credo riesca a superare più di due ore.
Quando finalmente il dottore arriva sono passati solo pochi minuti e riesce a prenderlo in tempo prima che la situazione peggiori.
Non so cosa sia successo ma ho già i miei sospetti.
Stavamo per partire per la Russia quando all'improvviso qualcuno ci ha attaccati alle nostre spalle.
Io mi trovavo già sull'aereo mentre i miei uomini no.
Saprò tutto quando Oscar si sveglierà dal suo riposo.
Rispondo al telefonino che squilla incessantemente nella mia tasca destra e scendo dall'auto.
"Ledan ora non posso."
"Riguarda Esme, dobbiamo parlare."

ESME:
In pochissimo tempo è scoppiato il caos.
Io e Nazario ci siamo presi a parole pesanti, insultandoci e spingendoci fino a quando uno dei due ha perso il controllo e ha colpito l'altro per primo.
Ho la sua impronta della mano stampata sulla guancia mentre lui credo che stia ancora tamponando il sangue dal naso, rotto.
Poteva andare peggio.
"Metti questo." Eva si accomoda accanto a me, sul mio letto, mi porge uno straccio contente il ghiaccio e scosta i capelli dal mio viso, legandoli in una treccia laterale.
Non appena lo appoggio sul labbro, che mi ha spaccato con il suo potente schiaffo, sussulto digrignando i denti.
"Wow mister muscolo, hai picchiato un uomo." Esclama divertita.
Sorrido lievemente.
Nazario è la persona più malata e senza cervello che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita.
Avrei dovuto colpirlo quando mi aveva drogata qualche mese fa eppure ho provato compassione e ho finto che tutto andasse bene.
Mi sono mostrata debole hai suoi occhi e lui se n'è approfittato.
"Aspetta che lo scopra Jonatan.."
"Non voglio che lo sappia."
"Perché Esme?" Eva solleva un sopracciglio.
"Troppo tardi ormai, lui sta già arrivando." La voce di Ledan mi destabilizza.
Schizzo in piedi sbarrando gli occhi.
"Cosa?" Urlo.
All'improvviso il rumore di una porta che sbatte mi fa sobbalzare.
"Esme!" È la sua voce.
"Esme dove cazzo sei?!"
Indietreggio quando sento che si sta avvicinando alla mia camera e porto istintivamente una mano sulla pancia.
"Eva andiamo." Ledan prende per mano sua moglie e la trascina fuori dalla stanza contro la sua volontà.
"No!! Io devo rimanere con lei e dire la verità! Jonatan difenderà suo fratello, crederà a lui!" Strilla Eva dimenandosi inutilmente.
"Cammina!" Urla suo marito deciso.
Tremo come una foglia per la confessione della mia amica.
Jonatan crederà a suo fratello?
"Esme!" Urla nuovamente quest'ultimo con voce dura e stizzita.
Mi faccio piccola piccola premendo la schiena contro il muro alle mie spalle.
"S..sono qui." Sibilo con il cuore in gola.
Poi ecco che lo vedo.
Sul ciglio della porta con la camicia macchiata per lo più di sangue e i capelli scompigliati.
Risucchio il respiro spalancando la bocca.
Si avvicina a passo svelto, facendomi tremare persino le ossa ad oggi passo deciso che fa, per poi prendere il mio viso tra le mani e osservarmi intensamente.
I suoi occhi sembrano quelli di un pazzo.
Gli stessi di quella sera al Club.
Una lacrima contraddittoria cade sul mio viso.
Mi fa molta paura.
Jonatan si acciglia confuso e arrabbiato allo stesso tempo sfiorando il mio labbro tagliato. Successivamente fa scorrere gli occhi lungo la pelle scoperta del mio corpo, credo per assicurarsi che non abbia niente che non vada.
Il suo sguardo mi fa accapponare la pelle.
"Perché.. perché sei sporco di sangue?" Oso chiedere terrorizzata.
Jonatan serra la mascella.
"Non avresti dovuto rispondere alle sue provocazioni." Cambia totalmente discorso.
Poi volta le spalle e manda una mano tra i capelli.
"Chiamo un dottore per farti visitare."
Infilo i denti nel labbro inferiore.
"Credo che il dottore serva più a tuo fratello."

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