Capitolo 32:

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JONATAN:
"Jonatan nuota!" Urla Esme emozionata, aggrappata dietro la mia schiena.
Mi sposto a largo allontanandomi da Emanuel, Eva e mio fratello che giocano a pallone in riva al mare e nuoto.
"I pesci!" Strilla ancora Esme agitando anche le gambe adesso.
Sembra una bambina piccola.
Pare che il mare l'abbia visto poche volte nel corso della sua vita.
"Vuoi provare a nuotare?"
"No." Esclama subito.
L'afferro dalle gambe e la posiziono in braccio davanti il mio petto.
È completamente bagnata.
Le goccioline salate cadono sul suo viso rendendola ancora più sensuale.
Noto il suo sguardo luccicante mentre si guarda intorno e sorride.
"Fa freddo adesso." Ammette scrollando le spalle.
"Vuoi andare a mangiare?"
Schiude la bocca per parlare quando all'improvviso solleva l'angolo della bocca, fissandomi intensamente negli occhi.
"Parla ancora."
Mi acciglio confuso.
"Cosa dovrei dire?"
Porta una mano sulla pancia.
"Li piace la tua voce."
"Come fai a saperlo Esme?" Dico e trattengo una risata, ma torno immediatamente serio quando afferra il mio polso e trascina la mia mano sul suo ventre.
Sento come dei piccoli calci.
Per un momento penso che sia solo la mia immaginazione, ma concentrandomi riesco a sentirli muoversi realmente sotto il mio tocco.
"Jonatan sono così contenta!" Esme si getta tra le mie braccia.
Tutto questo mi lascia un attimo scosso.
Non mi aspettavo questo abbraccio improvviso, nemmeno questo contatto ravvicinato con ciò che custodisce gelosamente dentro di lei.
Non mi ha più permesso di toccarla.
"Mancano quattro mesi alla loro nascita.
Pensi che siano maschio e femmina?"
"Non lo so." Dico semplicemente annusando il suo profumo dolce.
Domani avrà l'ennesima ecografia che stabilirà una volta e per tutte il sesso dei bambini e il tipo di gemelli, eterozigoti o omozigoti.
Solleva la testa per poi poggiarla contro la mia.
"Se sono felice è anche grazie a te Jonatan."
Il mio cuore scoppia.
"Esme ti senti bene?" Le chiedo perché tutto d'un tratto è cambiata. Questo comportamento strano non le appartiene.
Ma lei annuisce sorridendo.
"Mi hai fatto molto male in passato, però mi hai fatto anche riscoprire la felicità."
Ci fissiamo negli occhi.
"Tu sei felice senza di me?" Le domando perché voglio saperlo, lei sbatte le ciglia prima di scuotere la testa in segno di negazione.
"Mi manchi." Sibila con occhi lucidi.
Non mi sono mai sentito in questo modo.
Vorrei davvero chiederle scusa per tutto ciò che le ho fatto passare e provare a comportarmi come un buon fidanzato ma questa fottuta paura di affezionarmi a lei e poi soffrire non mi lascia pensare lucidamente.
"Però tanto questo a te non importa, giusto?"
"Perché pensi che non m'importi di te Esme?"
Questa sua sicurezza è snervante.
Io tengo molto a lei, anche se non lo do a vedere.
"Perché è quello che mi lasci capire tu.
Sei stato tu stesso a dirmi che non volevi una relazione con me se non del divertimento."
"Esme.. non so come fartelo capire.
Io ti voglio molto bene ma.."
"Fanculo il bene Jonatan, anche io voglio bene a molte persone, sono due cose diverse." Ecco che sbotta.
"Io.. io non ti voglio bene Jonatan, io provo qualcos'altro per te, non è semplice divertimento come pensi tu."
Ascolto le sue parole e penso che in realtà ciò che mi sta dicendo mi rispecchia molto.
"Tu hai paura di provare ad essere felice, questa è la verità."
"Io non sono quello che pensi Esme."
"Allora fammi vedere quello che sei. Raccontami di te e della tua vita perché io ho bisogno di capirlo. Non puoi essere così egoista da lasciarmi in una situazione del genere."
"C'è poco da dire su di me."
"La gente parla del tuo passato, ma quale passato?"
Divento teso come una corda di violino.
"Esme tutto questo non ha senso."
"Io e i tuoi figli per te abbiamo senso?"
"Tengo molto a voi, lo sai."
"Allora perché non possiamo provare ad essere una famiglia?"
"Perché io non so cosa cazzo vuol avere una famiglia!! Io non so cosa si prova, non so come comportarmi, non so come riuscire a star con te se non riesco nemmeno ad accettare me stesso!"

ESME:
Jonathan urla e io sobbalzo.
Non è lui in questo momento, è il suo cuore che parla e sono contenta che per una volta abbia condiviso con me le sue paure.
Afferro il suo viso tra le mani.
"Jonatan hai paura, è normale che sia così altrimenti non saresti umano.
Mi sento esattamente come te ma se ognuno di noi continuerà ad evitarsi sarà peggio."
"Si sta facendo tardi." Dice e fissa il vuoto.
"Guardami."
Non lo fa.
"Ti ho perdonato un tradimento, è il minimo che tu possa fare, no?"
Finalmente allaccia il nostro sguardo.
La sua mascella è contratta così come i suoi muscoli, in tensione.
Quando lo guardo non vedo più l'uomo di ghiaccio che vedevo prima, bensì un ragazzo ferito dalla vita e spaventato.
Avrei voluto che fosse lui a provare a convincermi di essere una famiglia tutti insieme, perché ogni tanto, proprio come lui, desidererei che qualcuno dimostrasse di tenere a me, ma anche gli uomini più indifferenti e forti delle volte hanno bisogno di una spinta.
Non è quello che lui mostra agli altri.
È molto di più.
Mi guardo intorno e noto che ormai non c'è più nessuno in spiaggia, nemmeno gli altri.
"Esme ne riparliamo a casa."
"Io ne voglio parlare ora!"
Sospira.
Lui mi ha trascinata fino a qua e ora non può tirarsi indietro.
"Jonatan guardami negli occhi e dimmi che non provi niente per me.
Dimmi che sono stata solo un divertimento, che mi vedi solo come la madre dei tuoi figli e io.. io.." Scoppio a piangere ferita dalle mie stesse parole.
Mi sento realmente una stupida.
"E io ti lascerò stare, però ti supplico.." Non termino la frase che le sue labbra gonfie si scontrano violentemente con le mie.
Il mio cuore torna battere velocemente, proprio come qualche mese fa.
Le lacrime cadono veloci.
Mi sento svuotata.
Schiudo la bocca permettendogli di assaporarmi mentre stringo il suo viso tra le mani e lo bacio passionalmente.
Mi attira contro di lui con fare possessivo.
E quando mi stringe le natiche infilando la sua lingua nella mia bocca con forza,
non ragiono più.
Curvo la schiena mordendo il suo labbro mentre lui cammina fuori dall'acqua.
"Andiamo a casa Esme."
Scuoto la testa tirando l'elastico del suo costume.
"Ti voglio adesso."
Il suo sguardo esprime tutto il desiderio che ha per me.
Bagna le labbra con la punta della lingua e senza esitare si avvicina alla macchina, apre la portiera posteriore obbligandomi a sedermi a cavalcioni sopra di lui.
"Jonatan.."
"Non sei solo un divertimento per me Esme."
Gemo vicino al suo orecchio lasciando spuntare un piccolo sorriso sul volto.
Sento le dita di Jonatan toccarmi proprio in quel punto.
Lo desidero da impazzire e glielo faccio capire slacciando il pezzo sopra del costume.
I suoi occhi ora si puntano sul mio seno.
Sembrano famelici dal modo in cui mi guarda.
È bellissimo.
Afferra in mano la sua erezione e la sfrega contro il tessuto della mia mutandina per poi scostarla ed entrare nel mio corpo con un colpo secco.
Spalanco la bocca strizzando gli occhi.
Jonatan morde il mio collo spingendo con una forza spaventosa dentro il mio corpo, quasi come se non stesse aspettando altro e io gli vado incontro nei movimenti.
Mi sento completamente piena di lui, mi piace il modo in cui mi fa sentire donna e specialmente sua.
Mi tocca, mi bacia e succhia la mia pelle lasciandoci dei lividi.
Sento il suo membro spingere e toccarmi nel punto giusto ogni volta che entra nel mio corpo.
È tutto maledettamente eccitante.
Poi aggiunge un dito, e inizia a massaggiare il mio punto sensibile facendomi urlare a squarciagola.
Mi piace perché lui è molto più grosso di me, e mi fa sentire piccola tra le sue braccia, protetta.
"Esme quanto ti sono mancato?" Sibila per poi emettere un verso grottuale.
"Troppo.." Getto la testa all'indietro mentre la sua mano finisce intorno al mio collo.
Esce e rientra più volte fino a quando le mie gambe non iniziano a tremare ed esplodo gridando il suo nome.
Mi accascio sul suo petto, stremata e ancora piena di passione, lasciando che Jonatan continui a procurarsi piacere dentro di me.
"Esme sei ancora così stretta.." Geme digrignando i denti.
"Scopami."
Spalanca la bocca alle mie parole per poi baciarmi prepotentemente.
Inizio a ondeggiare i fianchi avanti e poi indietro, causando piacere ad entrambi.
Le nostri fronti sono appiccicate, persino il mio sangue è diventato bollente da quanto sto impazzendo in questo momento.
Nel frattempo lascio scorrere le dita lungo i suoi addominali scolpiti eccitandomi maggiormente. Continuo a muovermi sopra di lui fino a quando non percepisco degli schizzi dentro di me, e le mani di Jonatan allentare la presa dai miei fianchi, segno che ha toccato l'apice.
"Ti amo Jonatan."

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